Zanardi, il testimone: “Ho visto tutto, ha ceduto la bici, o si è spaventato”

Marcello Bartolozzi fa l’architetto, ed ha una smodata passione per la bici. C’era lui a pochi metri di distanza da Alex Zanardi quando è avvenuto il tragico incidente.

«È successo nel tempo di un lampo, forse Alex si è spaventato»: lui era lì, a pochi metri. Ha visto il campione bolognese perdere il controllo e schiantarsi sul camion: «Era una nuvola di frammenti. In aria volavano pezzi di non so che cosa, forse era il casco di Alex, forse parti della sua handbike, forse anche…» racconta, fermandosi quando le parole potrebbero servire per descrivere qualcosa di orribile, inaccettabile. Qualcosa da scordare in fretta, ma che resterà sempre nella memoria.  Al chilometro 39 della statale che collega Pienza a San Quirico d’Orcia Marcello Bartolozzi seguiva Zanardi a quattro metri di distanza. Ha visto il camion sull’altra corsia e ha visto Zanardi perdere il controllo. Poi la nuvola di frammenti, il corpo di Alex rimbalzare privo di sensi. Lui era il più vicino alla scena dell’incidente: è il testimone più attendibile.  Marcello Bartolozzi ha 66 anni. Vive a Sinalunga, dove la staffetta Obiettivo Tricolore ha fatto tappa venerdì scorso, prima di proseguire verso Pienza. Nella vita fa l’architetto e nel 2014 si è candidato alle primarie del Pd del suo paese, ma la sua grande passione è la bicicletta, in sella alla quale ha vinto anche diversi premi. Ieri mattina è stato sentito come testimone dagli inquirenti di Siena: il suo racconto è nitido: «Andavamo a quaranta chilometri all’ora. Su una strada in leggera discesa è una velocità normalissima. Prima di quella dannata curva a destra, Alex si trovava vicino alla linea di mezzeria della strada. Vedendo il camion arrivare forse si è impaurito. L’ho visto sterzare a destra per cercare di allontanarsi dalla mezzeria e riportarsi al centro della nostra corsia». E’ in quell’esatto momento che la situazione va fuori controllo: «La ruota sinistra della sua handbike si è sollevata da terra. A quel punto, per recuperare l’assetto ed evitare di ribaltarsi, ha dato una controsterzata a sinistra. È una mossa da pilota, quale lui è. Da lì in avanti, però, non è più riuscito a controllare il mezzo ed è caduto, urtando sulla fiancata del tir».

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Ma cosa può aver causato l’incidente? Un errore di Zanardi? O qualche altro accadimento inatteso ed ingestibile? «Lo spavento può essere una spiegazione» azzarda Bartolozzi. «Ma è anche vero che è un fuoriclasse, famoso proprio per come riesce a controllare le traiettorie in curva. Se non è stato lo spavento, allora la handbike ha avuto un cedimento strutturale. Non vedo altre cause plausibili» aggiunge. «Quando ha sbattuto contro il camion è stato sbalzato sul lato opposto della strada: ho rischiato di investirlo con la bicicletta, ma ce l’ho fatta ad evitarlo. Chi ci precedeva ha sentito il frastuono ed è tornato indietro» conclude il testimone, a cui viene chiesto il perchè dell’assenza di una scorta, o il motivo per cui il traffico non fosse stato chiuso: «Non era una gara, era un’escursione. Come ha fatto Jovanotti o come ho fatto anch’io quando sono stato all’estero. Ho girato tutto il mondo in bicicletta. Per le gare amatoriali» spiega «e alcune anche professionistiche, non è neanche prevista la chiusura del traffico. La chiusura del traffico che io sappia si fa solo sulla maratona delle Dolomiti». Una concatenazione di eventi, che ha portato all’esito drammatico che tutti conosciamo: ora Alex Zanardi è in terapia intensiva, e bisogna solo aspettare e sperare che tutto vada per il verso giusto.

 

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