Secondo le stime dell’Ispettorato del Lavoro ben 37 mila donne nel 2019 hanno lasciato il lavoro per accudire i propri figli.
L’Italia è pronta a sostenere le madri lavoratrici? No, purtroppo no. Secondo le stime dell’INL nel 2019 sono state ben 37.611 le donne che hanno rinunciato al lavoro per accudire i bambini, mentre il numero degli uomini che ha fatto lo stesso, è nettamente inferiore “solo” 13.947. Lo scorso anno un gran numero di lavoratrici ha infatti consegnato le dimissioni volontarie. Una scelta a cui sono giunte disperate, perché riuscire a far collimare gli impegni di madre con quelli lavorativi, in un Paese che non fornisce i giusti mezzi per affrontare questa impresa titanica, è difficile, assai difficile.
La mancanza di strutture adeguate presso cui lasciare i bambini, il costo troppo alto di asili e baby sitter, ha indotto capaci operaie, artigiane, professioniste ad abbandonare la propria occupazione e con essa, queste donne hanno detto addio a sogni ed aspettative a lungo attese. Un dramma tutto italiano che con la crisi sembra peggiorare.
L’Italia è purtroppo tra i primi Paesi in Europa in cui si assiste a questo drammatico fenomeno. Fattore culturale o semplice disinteresse da parte delle Istituzioni competenti? Dalla fotografia scattata dall’Ispettorato è evidente che serpeggia ancora tra le mura domestiche italiane, il pregiudizio intriso di maschilismo, secondo il quale è giusto che l’uomo lavori e che la donna resti a casa. Ma pur volendo abbattere stereotipi di genere, le donne italiane non hanno ancora abbastanza sostegno dalle Istituzioni per potercela fare. Per giungere ad una vera e propria rivoluzione culturale è necessario che chi di competenza comprenda il dolore di chi ha dovuto affrontare scelte simili e lo tramuti in un punto di partenza per trovare soluzioni adeguate.
Perchè non può dirsi civile uno Stato che obbliga le donne a dover scegliere tra lavoro e famiglia.
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