La sentenza del 2013 contro Berlusconi fu pilotata: ci sono le prove

Sette anni fa l’allora leader di Forza Italia fu condannato al carcere. L’imperizia dei giudici portò a una serie di errori che hanno causato la sentenza sbagliata. Ma c’è chi sospetta la presenza di un disegno politico.

berlusconi

La sentenza che condannò Silvio Berlusconi alla reclusione nel 2013 sarebbe sbagliata. E con ogni probabilità sarebbe anche stata pilotata. Questo è quanto emerge da una serie di prove che sarebbero venute a galla in queste ultime ore, e che sono state riproposte dai colleghi de Il Riformista. Ricordiamo che la sentenza in cui il Cavaliere fu condannato risale al 1° agosto di sette anni fa. Si tratta dell’unico caso di condanna nei confronti dell’ex presidente del Consiglio, su ben 70 processi in cui ha ottenuto l’assoluzione o la prescrizione.

Un supplemento di ricorso della Corte Europea contro la sentenza della Cassazione presenta delle prove all’apparenza schiaccianti. Alcuni giorni fa, questo ricorso è stato presentato dal team di avvocati di Berlusconi, composto da Andrea Saccucci, Bruno Nascimbene, Franco Coppi e Niccolò Ghedini. Si basa in particolare su due aspetti. Il primo riguarda una sentenza del Tribunale civile di Milano, che di fatto ha ribaltato l’esito del processo penale. Il secondo riguarda una dichiarazione di Amedeo Franco, relatore in Cassazione nel processo contro il Cavaliere.

In queste dichiarazioni, il magistrato fa capire chiaramente che la condanna ai danni di Berlusconi fu decisa a priori, e probabilmente pilotata. Ma partiamo dalla sentenza del tribunale civile, legata alla compravendita di film americani da parte di Mediaset attraverso una finta mediazione. Il Cavaliere ha spiegato la sua estraneità ai fatti in quanto all’epoca era premier e quindi non gestiva direttamente la compravendita dei titoli e la dichiarazione dei redditi dell’azienda. Il processo fu molto rapido, così come l’appello che confermò la pena, e anche questo ha destato qualche sospetto.

A quel punto Berlusconi, attraverso Mediaset, ha fatto ricorso al Tribunale civile sulla base di un elemento insindacabile. Se Farouk Agrama aveva mediato la compravendita di quei film prendendo soldi che non gli spettavano, avrebbe dovuto restituirli. Ma il Tribunale civile, escludendo l’eventualità di una appropriazione indebita, ha scoperto che la società sfruttata per la mediazione esisteva. Quindi nessuna appropriazione indebita, ma al tempo stesso un elemento che scagionava Mediaset, evidenziando anzi la bontà di quella trattativa.

Il giudice Antonio Esposito – meteoweek.com

Ma ad aggravare ulteriormente la posizione dei magistrati che condannarono Berlusconi, c’è una chiacchierata tra lo stesso Cavaliere e il dottor Franco. Quest’ultimo ammise che nel team di giudici serpeggiava l’intenzione ferma di infliggere la condanna al leader di Forza Italia. “Berlusconi deve essere condannato a priori perché è un mascalzone! Questa è la realtà… a mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia… l’impressione che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto. In effetti hanno fatto una porcheria perché che senso ha mandarla alla sezione feriale?”.

Franco, durante la conversazione, ha parlato chiaramente di “malafede del presidente del Collegio”, che all’epoca dei fatti era Antonio Esposito. Quest’ultimo era sotto pressione per via di un vero e proprio ricatto: il figlio era stato beccato in un festino a base di droga, e la cosa non si doveva sapere. La chiacchierata tra il dottor Franco e Silvio Berlusconi continuava con toni che facevano trasparire la grande amarezza del magistrato. Tanto da arrivare a pentirsi di aver fatto il magistrato: “Potevo fare il concorso universitario, vincevo il concorso e continuavo a fare il professore”, ha esclamato a un certo punto.

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Dunque arriva la conferma, attraverso prove schiaccianti, del fatto che la sentenza ai danni di Silvio Berlusconi fu, a non voler pensare male, un grosso errore. Se ci fosse dell’altro non è ancora dato saperlo. Anche perchè nel frattempo, purtroppo, il dottor Franco è passato a miglior vita. E in un periodo della storia italiana in cui la magistratura è tornata nel mirino, questa notizia non può di certo essere un toccasana per la categoria.

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