Franceschini: “Nonostante tutto, non esiste un altro premier possibile”

Nonostante tutto, Conte non si tocca: non esistono altri premier, governi e maggioranze possibili. Dario Franceschini, ministro della cultura e referente del Pd nel governo spazza il campo da ogni dubbio.

Nonostante uno scenario per certi punti di vista drammatico, questo governo è l’unico possibile, e qualcosa di buono sta facendo: il Pd continuerà a sostenerlo. Questa, in sintesi, la posizione espressa da Dario Framceschini, numero uno del Pd nell’esecutivo e ministro della Cultura: altri governi possibili non ce ne sono, nonostante le possibili sconfitte alle Regionali, un referendum che può delegittimare l’attuale Parlamento, Confindustria in posizione chiaramente ostile e una crisi post Covid definita dallo stesso ministro dell’Economia Gualtieri «devastante». Insomma, una serie di condizioni che rendono l’orizzonte autunnale del governo sempre più cupo. Ma nonostante tutto Dario Franceschini non vede alternative a questa coalizione e dopo lunghe settimane di presunte tensioni con Giuseppe Conte una certezza la esprime: per il PD il presidente del consiglio non si tocca. Anche perchè delle buone notizie, comunque, ci sono «Da tutte le crisi, anche dalle più drammatiche, possono emergere delle opportunità. Nel lockdown abbiamo visto un Paese coeso e solidale. Ecco, ora dobbiamo essere tutti capaci di essere così anche di fronte alla sfida della ricostruzione» spiega Franceschini. «Abbiamo molti elementi favorevoli, dalla svolta totale delle politiche europee, che sono certo la Merkel rafforzerà nel semestre di presidenza tedesca della Ue, alle risorse mai viste messe a disposizione dei singoli Paesi. Poi la consapevolezza delle forze sociali Si al taglio dell’Iva per chi ricorre ai pagamenti digitali e sul lavoro serve un’esenzione contributiva a termine per le imprese che non è tempo di contrapposizioni tra lavoratori e imprese ma di fare ognuno la propria parte per la crescita e la salvaguardia dei posti di lavoratori. Tutto questo non va sprecato». Si parla spesso di una tensione molto forte in atto tra il PD –  Zingaretti in particolare – ed il governo, per la lentezza dei processi e delle decisioni. Anche su questo aspetto Zingaretti tende a smentire questa narrazione: «Il Paese ci chiede di essere all’altezza della sfida, accantonando toni rissosi e interessi di parte e lavorando come una squadra. Per questo confesso di essere molto stanco di retroscena che dipingono ogni fisiologica e utile discussione nel governo sul merito di norme e provvedimenti, come un agguato».

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Di conseguenza cambia anche, inevitabilmente, il giudizio sull’operato del premier, che di questo governo è la “faccia”, in maniera molto forte, più di quanto sia capitato in occasioni precendenti. Lo stesso Conte, nel corso dell’esperienza con il governo “gialloverde”, era in una posizione più defilata: al centro della scena c’erano Di Maio e Salvini. Adesso è diverso, ed il giudizio sul governo è inevitabilmente un giudizio in primis su Conte. Anche qui, Franceschini getta acqua sul fuoco, smentendo tensioni anche personali: «Voglio dirlo senza margini di ambiguità: io apprezzo moltissimo il lavoro di Conte, come ha guidato il governo in uno dei passaggi più difficili della storia della Repubblica e come cerca sempre il punto di equilibrio in una coalizione inevitabilmente complicata, perché nata tra avversari alle elezioni. Anche per questo deve essere chiaro che per noi non esistono né un altro premier né un’altra maggioranza in questa legislatura. Ogni nostra parola, anche quando appare critica, è per migliorare l’azione del governo, non per indebolirla». E quindi a questo punto appare quasi senza senso immaginare un rimpasto, magari con l’ingresso di Zingaretti nell’Esecutivo: «Mi pare che Nicola abbia detto con chiarezza che intende rafforzare l’azione di governo nel suo ruolo di segretario e di presidente di Regione» conclude Franceschini, mettendo fine – per ora – a questo tipo di discussione.

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