Morra: “I baby pensionati si decurtino gli assegni, è un atto di solidarietà”

Il presidente della Commissione Antimafia in Parlamento sostiene che un taglio delle baby pensioni sia necessario. E sulla vicenda delle scarcerazioni dei boss, Morra continua a lottare: “Le indagini proseguono”.

nicola morra

Nicola Morra spinge per una drastica riduzione di quelle che vengono ribattezzate baby pensioni. Il deputato del Movimento 5 Stelle, che ricopre il ruolo di presidente della commissione antimafia in Parlamento, ne ha parlato durante una lunga intervista rilasciata per Fanpage. Secondo Morra, sarebbe sufficiente un taglio simbolico seppur sostanzioso, per dare anche un bel segnale agli italiani. E come dice il pentastellato, “avere la capacità di aggredire sacche di presunto diritto, che però nasconde un privilegio, come i vitalizi, è dovere del legislatore”.

Si tratta comunque di un provvedimento da mettere in atto con prudenza e intelligenza. “Io stesso sono figlio di una baby pensionata – ammette Morra . che all’età di 40 anni, dopo 22 anni di contributi versati ottenne la possibilità di andare in pensione. Ma questo avveniva nell’Italia degli anni Settanta”. Per questo motivo, il deputato del Movimento 5 Stelle chiede questa decurtazione, piccola ma che sia un segnale chiaro. “I baby pensionati dovrebbero essere chiamati ad uno sforzo di solidarietà, con una decurtazione del rateo di pensione dell’1%, del 2% o del 3%”, dichiara il pentastellato.

Morra ricorda che “la nostra Costituzione sposa il principio della progressività fiscale”. E secondo il metodo retributivo ci sono due milioni e mezzo di persone che ottengono la pensione in base al vecchio calcolo. Il presidente della commissione parlamentare antimafia chiede “che i baby pensionati, che hanno ottenuto questo trattamento che all’epoca lo Stato ribadiva esser giusto, oggi diano una parte della loro pensione”. Come dice lui stesso, deve trattarsi solo di un segnale, soprattutto di carattere distensivo nei confronti degli italiani.

E fa un esempio pratico con cui spiega meglio il proprio ragionamento: “Se io – prosegue Morra – dovessi chiedere oggi a una persona che ha un rateo di pensione di 1500 euro al mese lo 0,7%, l’1%, il 2% non credo si spalancherebbero le porte dell’inferno. Magari chi ha goduto di tutto questo potrebbe anche con orgoglio sentirsi parte di un tutto. Noi dobbiamo lavorare per la coesione sociale”.

Nicola Morra – meteoweek.com

Ma Nicola Morra, durante l’intervista, ha parlato anche di tanti altri temi. Come quello relativo alle indagini sulla scarcerazione di alcuni pericolosi boss. “Il lavoro di indagine non si è ancora esaurito, ma le audizioni che sono state fatte ci hanno permesso di comprendere quanto sia stato sottovalutato il problema della tenuta del sistema penitenziario”. Secondo il pentastellato il Dap ha iniziato a lavorare bene, in quanto ha sviluppato una procedura “per consentire il giustissimo contemperamento del diritto alla salute del detenuto, anche se mafioso, e l’egual diritto alla sicurezza delle comunità”.

Morra ha fatto l’esempio di Totò Riina, detenuto a Parma con una malattia oncologica. E attraverso la sua esperienza si è venuta diffondere la notizia di un presunto sfollamento delle carceri. Niente di vero secondo il presidente della commissione parlamentare antimafia, il quale vuole “capire se questo è stato frutto di una volontà politica”. Anche perchè il Governo sta lavorando proprio per garantire trasparenza sotto questo aspetto: “Quando abbiamo preso coscienza di quest’emorragia è stato prodotto un decreto legge che ha sollecitato la magistratura di sorveglianza, e diversi di questi ‘traslati’ ai domiciliari sono rientrati in carcere”.

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Sulla vicenda legata al Dap e alla mancata nomina di Di Matteo, Morra è diretto: “Di Matteo ha ricostruito la vicenda ribadendo che in occasione del suo secondo incontro con Bonafede, il ministro gli disse che non c’erano ‘dinieghi o mancati gradimenti’ e che quindi avrebbe dovuto accettare l’incarico come direttore degli Affari penali. Queste sono parole che meritano approfondimento”. E sulle proteste di Mondragone, Morra dice che “basta un’iniezione di liquidità meschina, misera, 30 euro al giorno, per poter fare di un capofamiglia in disperato bisogno di reddito, un soldato dell’esercito di Camorra, ‘Ndrangheta o Cosa Nostra” che poi sfida lo Stato.

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