Conte: “Imbarazzante risposta di Aspi. I Benetton non ci prendano in giro”

Il premier si scaglia contro il gruppo Atlantia, dopo la nuova proposta arrivata nel weekend. “Quando ho letto la proposta ho pensato a uno scherzo”, tuona Conte.

giuseppe conte

Giuseppe Conte non ha peli sulla lingua, quando c’è da giudicare l’ultima mossa fatta da Aspi. La società, al centro del contenzioso che prevede la revoca della gestione della rete autostradale e in particolare il Ponte di Genova, ha fatto una nuova proposta. Ma questa non sembra aver affatto soddisfatto il premier, che ne parla in un’intervista per il Fatto Quotidiano. Secondo Conte, infatti, il gruppo Atlantia sta letteralmente prendendo in giro non solo il Governo, ma soprattutto le famiglie delle persone che hanno perso la vita nel crollo di due anni fa.

E il capo del Governo torna proprio alle settimane successive al crollo, quando fu messa in discussione la concessione ad Aspi. “La mia sensazione – svela Conte – è che Autostrade, forte dei vantaggi conseguiti nel tempo e di una concessione irragionevolmente rinforzata da un intervento legislativo, abbia scommesso sulla debolezza dei pubblici poteri nella tutela dei beni pubblici”. Così il premier ha sostenuto che, dopo aver provato a trattare anche con il nuovo Governo, Aspi ha optato per la “soluzione transattiva” delle scorse ore. Una proposta non soddisfacente secondo il presidente del Consiglio.

Ma più avanti Conte ha rincarato la dose. “Sabato è arrivata una risposta ampiamente insoddisfacente, per non dire imbarazzante. Tutto meno che un’accettazione piena e incondizionata delle richieste del governo”. Si parla in particolare della somma di tre miliardi e mezzi, che Aspi imputa a interventi di manutenzione già realizzati. Tuttavia, Conte ribadisce che “il concessionario ha già l’obbligo di realizzare” questi interventi, che dunque esulano dalla cifra stabilita. “La loro proposta tariffaria non contempla gli effetti sui minori ricavi per l’emergenza Covid-19, lasciando aperta anche questa partita”, svela il premier.

Conte prosegue la sua invettiva dichiarando che “è altrettanto inaccettabile la pretesa di Aspi di perpetuare il regime di favore in caso di nuovi inadempimenti degli obblighi di concessione”. Una mossa proposta da Aspi che prevedrebbe l’impossibilità di revocare la concessione, ma solo l’obbligo a ripristinare la funzionalità della rete. Un ricatto vero e proprio. Passando a un esempio concreto, il premier dice che “se crollasse un altro ponte, non potremmo sciogliere la convenzione e, se mai lo facessimo, dovremmo rifondere Aspi con 10 miliardi di euro, e solo per l’avviamento”.

L’attacco di Conte ai Benetton

E allora ecco che il presidente del Consiglio torna a tuonare sull’azienda della famiglia Benetton. “Non prendono in giro il presidente del Consiglio e i ministri – svela – , ma i famigliari delle vittime del ponte Morandi e tutti gli italiani. Non hanno ancora capito, dopo molti mesi, che questo governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sull’altare dei loro interessi privati”. E Conte ribadisce l’intenzione di non accettare la proposta di Aspi. In particolare la cessione del 51% della governance di Autostrade a una cordata pubblico-privata.

Di fatto lo Stato diventerebbe consocio di Atlantia. Uno scenario che il premier non vuole neanche valutare: “Sarebbe davvero paradossale se lo Stato entrasse in società con i Benetton – dice – . Non per questioni personali, che non esistono, ma per le gravi responsabilità accumulate dal management scelto e sostenuto dai Benetton nel corso degli anni fmo al crollo del Morandi e anche dopo”. In tal senso la giornata di martedì sarà fondamentale: il Governo discuterà del dossier Atlantia. La soluzione appare una sola, ovvero la proposta della revoca della concessione.

Giuseppe Conte – meteoweek.com

Gli attacchi nei confronti di Conte proseguono, soprattutto da parte delle forze di opposizione. La risposta del premier è chiara: “Un giorno sono appiattito su una forza di maggioranza, l’indomani su un’altra. La verità è che sono e mi ritroverete appiattito sempre e soltanto sull’interesse pubblico e sul bene comune”. Il capo del Governo fa leva sulla voglia del Consiglio di fare il bene pubblico e spera che “i ministri sapranno valutare i conclamati inadempimenti commessi da Aspi e l’incredibile dispendio di risorse pubbliche a vantaggio del privato che questa concessione ha prodotto nel tempo, con gravissimi danni per tutti i cittadini”.

Al lavoro per i fondi Ue

Sulla presunta opera di statalizzazione delle imprese private, Conte risponde a tono: “Sono cresciuto e sono stato educato nella cultura del libero mercato – rivela – . Che però sia depurato da comportamenti predatori e pratiche commerciali scorrette. Detto questo, per favorire una pronta ripresa, dobbiamo e possiamo valutare azioni di sostegno alle imprese in difficoltà anche tramite interventi diretti dello Stato. Come stanno facendo anche altri Paesi europei. E per periodi limitati”. E risponde in maniera piccata a chi accosta la proposta di estendere lo stato di emergenza a una richiesta di pieni poteri: “Non li ho, nè li voglio”.

“Ho già chiarito che, sulla proroga o meno dello stato di emergenza Covid, abbiamo tempo per decidere sino a fine luglio – ribadisce Conte – . Sarà una decisione collegiale del governo, che verrà poi sottoposta al doveroso passaggio parlamentare con un’ampia discussione pubblica”. Il presidente del Consiglio ha parlato anche della situazione europea e degli aiuti. Il vertice di venerdì e sabato sarà fondamentale, il Recovery Fund è sempre al centro della partita ma ci sono “alcuni aspetti critici che vanno superati”, magari già durante la prossima riunione.

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In chiusura di intervista, Conte fa capire di curarsi poco di alcuni movimenti interni alla scena politica italiana. Come l’incontro tra Di Maio e Draghi o gli endorsement di parte della maggioranza all’indirizzo di Berlusconi. L’unica priorità del premier è “quella di chiudere al più presto il negoziato europeo e far ripartire l’Italia con il “Piano di rilancio” che stiamo ultimando”. E come ribadisce il presidente del Consiglio, “adesso dobbiamo concederci è quella di attuare il maggior numero possibile di progetti nel minor tempo possibile”.

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