Pena capitale Usa, Corte suprema dà via libera a ripresa esecuzioni

Pena capitale Usa, Corte suprema dà via libera a ripresa esecuzioni. Dopo uno stop alle esecuzioni durato diciassette anni

Pena capitale Usa, Corte suprema dà via libera a ripresa esecuzioni
Pena capitale Usa, Corte suprema dà via libera a ripresa esecuzioni

Dopo uno stop lungo 17 anni, la Corte Suprema Usa ha dato via libera alla ripresa delle esecuzioni federali voluta dal governo Trump. Daniel Lewis Lee verrà giustiziato nelle prossime ore. Altre due esecuzioni sono prevista per questa settimana, quella di Wesley Ira Purkey domani e Dustin Lee Honken venerdì prossimo.

Daniel Lewis Lee è pronto per l’esecuzione, ha parlato con i suoi cari e col consigliere spirituale. È colpevole di aver preso parte al massacro di una famiglia ebraica, i Mueller nel 1996 a Russelville, Arkansas. Poi ha gettato i corpi delle vittime in un lago. Un omocidio istigato dal suo complice, Chevie Kehoe, ex impiegato di Mueller che aveva organizzato il suddetto complotto per utilizzare denaro ricavato dalla vendita delle armi rubate, per finanziare un utopico stato bianco da fondare tra Oregon, Idaho e Montana secondo ciò in cui credeva l’organizzazione di cui faceva parte col padre e i fratelli, l’Aryan People’s Republic.

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Al complice di Lewis Lee hanno dato tre ergastoli, forse perché aveva ammesso subito la colpa e ha fatto un percorso giudiziario differente. Dunque, quella di Lewis Lee sarà la prima esecuzione federale in 17 anni. Ma c’è Earlene Peterson, madre di Nancy Mueller e nonna della piccola Sarah Elizabeth che preferisce l’uomo non sia ucciso, poiché a suo dire, sua figlia sarebbe “infangata” da quell’omicidio di Stato. Preferirebbe vederlo finire la vita in carcere, come per Kehoe. Secondo lei, infatti, “sebbene non ci siano dubbi sulla colpevolezza di Lee, è appurato che Kehoe è più colpevole ancora. Perché far morire l’uno e permettere all’altro di vivere?”

La donna aveva più volte salvato la vita dell’assassino dei suoi cari, facendo slittare l’esecuzione. Ma nel weekend un giudice ha deciso che assistere alla morte di un condannato è un’opportunità ma non un diritto per ciò che concerne i parenti delle vittime. Quindi ha riprogrammato l’esecuzione.

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