Ritorno a scuola a settembre: ecco quali sono i nodi da sciogliere

Ritorno a scuola a settembre: ecco quali sono i nodi da sciogliere. Banchi, mascherine, docenti ecc. Come riaprire in sicurezza?

Ritorno a scuola a settembre: ecco quali sono i nodi da sciogliere
Ritorno a scuola a settembre: ecco quali sono i nodi da sciogliere (GettyImages)

Banchi, mascherine, didattica a distanza, docenti. Sono questi i nodi da sciogliere in vista della riapertura delle scuole a settembre. Mentre i presidi lavorano per predisporre tutto cercando di recuperare spazi e far rispettare il distanziamento, lo spazio manca, come detto dalla stessa Azzolina, per il 15% degli studenti, ossia 1,2 milioni di bambini e ragazzi. La ministra ha parlato spesse volte dell’opportunità per gli enti locali di accordarsi con cinema, teatri e musei o recuperare caserme e scuole dismesse ma il tempo stringe e c’è solo per edilizia leggera, non per ristrutturazioni importanti per far sì che spazi chiusi ormai da tempo tornino agibili.

E mentre la ministra continua a promettere ai presidi che presto il ministero fornirà loro un cruscotto informatico per calcolare automaticamente gli spazi delle aule, loro restano al buio tra indicazioni contradditorie e simulazioni dei layout delle aule che sono diversi a seconda della regione. Nel Lazio, l’ufficio scolastico ha persino proposto di togliere la cattedra e sostituirla con un banco appoggiato al muro. Per quel che concerne i banchi, si ha bisogno di 3 milioni di banchi monoposto. Il commissario Arcuri ha detto che arriveranno entro il 7 settembre, quando le scuole dovrebbero riaprire per i corsi di recupero. Il bando sarà pronto mercoledì prossimo ma le istanze dovranno essere inoltrate lunedì ore 19.

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Il nodo più duro da sciogliere, tuttavia, è quello delle assunzioni dei docenti come dimostra il braccio di ferro tra ministra e sindacati. Secondo i loro calcoli, con i soldi stanziati dal dl Rilancio si potrebbero assumere da settembre a giugno oltre 56mila supplenti e 16mila Ata. Ciò corrisponderebbe, se diviso tra 8mila scuole, all’assunzione di 7 docenti in più e 2 assistenti/bidelli in più per ogni scuola. I primi sarebbero sufficienti a garantire 30 ore settimanali in più per 5 gruppi scolastici aggiuntivi nelle scuole elementari e 4 in più per scuole medie e superiori. I secondi, invece, non potrebbero garantire neanche le pulizie.

Quello che i sindacati temono è un taglio del tempo scuola, con lezioni da 40-45 minuti e orario ridotto per affrontare la necessità di cadenzare ingressi e uscite. Il problema sarebbe soprattutto per i ragazzi delle superiori che riempiono i mezzi pubblici. Ci sarebbe inoltre la possibilità che una parte delle lezioni continui online per i ragazzi più grandi.

Resta anche la questione insegnanti fragili, quelli con più di 55 anni. Durante la maturità si era chiesto ai commissari a rischio di stare a casa, cosa che però non può di certo accadere durante una normale ora di lezione lasciando gli alunni soli in aula. Infine c’è il nodo mascherine. Finora il ministero ha raccomandato allo staff scolastico di sottoporsi a test sierologici prima dell’inizio della scuola. Per bimbi e ragazzi, invece, sono previsti test salivari a campione. Arcuri si è impegnato a garantire ad alunni e docenti 10 milioni di mascherine al giorno ma anche qui c’è un grosso punto interrogativo. Nello specifico, tutti gli studenti dai 6 anni in su devono indossarle ogni qualvolta si alzano dal banco e quando non si può assicurare il metro di distanza. Tuttavia, il Cts aggiornerà questa scelta a fine agosto, a seconda dell’andamento della curva epidemica e solo allora Arcuri potrà sapere quante mascherine inviare ai presidi scolastici.

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