Morto Lucio Urtubia: rubava alle banche per donare ai poveri

Viveva a Parigi, era spagnolo. Faceva il muratore ma svaligiava e truffava banche per aiutare i migranti e gli oppositori del regime fascista di Franco.

Lucio Urtubia

Dicono che fosse come Robin Hood: rubava ai ricchi per donare ai poveri. Lucio Urtubia è morto ieri, a 89 anni, nella sua casa di Parigi. Si era trasferito lì intorno alla metà degli anni 50 proveniente dalla Spagna. E proprio nella capitale francese per anni ha portato avanti la sua “missione”: rapinare e truffare banche per poi donare tutto ai migranti spagnoli in Francia e ai partigiani che combattevano il regime fascista di Franco. Nato nel 1931 da una famiglia povera di Cascante, piccolo villaggio della Navarra, Lucio Urtubia perde il padre da bambino e così – per aiutare la madre e i cinque fratelli a sbarcare il lunario – inizia a fare il contrabbandiere. Poi, partito militare, decide di saccheggiare i depositi dell’esercito. Scoperto, per evitare il carcere oltrepassa la frontiera francese e si rifugia a Parigi, dove lavora come muratore. Nel 1954 la svolta “politica”: inizia a frequentare anarchici, comunisti e socialisti che gli raccontano del regime fascista in Spagna. Lucio decide che deve dare il suo contributo contro la dittatura e così inizia a conoscere frequentare esuli spagnoli reduci dalla guerra civile, diventando grande amico di Quico Sabaté, ricercato numero uno del regime di Franco. E’ lui a convincerlo a realizzare le prime rapine alle banche per poi inviare i soldi alle famiglie emigrate dalla Spagna in difficoltà economiche, o ai membri della resistenza antifranchista.

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Lucio Urtubia insieme a Che Guevara

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Ma rapinare le banche non faceva per lui, che era un idealista: “Ogni volta che entravamo nelle banche, sempre a viso scoperto, mi pisciavo addosso dalla paura di essere ucciso o di uccidere. Troppa violenza. Noi non eravamo banditi” racconterà poi. Inizia dunque la seconda fase della sua “carriera”: il falsario. Inizia dunque a stampare documenti, dollari falsi e montagne di traveller’s cheques contraffatti per oltre 20 milioni di dollari. Così facendo arriva a mettere così in ginocchio la banca più potente dell’epoca, la  First National City Bank. Per sè stesso però non tiene neanche un dollaro: lui continua a fare il muratore per campare. I soldi di cui si impossessa li dona tutti ai più poveri, sostenendo economicamente la resistenza al fascismo in Spagna. Ad un certo punto  viene scoperto e arrestato, e anche in questo caso la storia è incredibile: in suo favore interviene l’allora ministro Alexandre Dumas, che diventa il suo avvocato e che lo sostiene insieme a Louis Joinet, magistrato e consigliere speciale di Mitterrand. Il processo a suo carico diventa un caso politico ed internazionale. Il suo lavoro da falsario aveva infatti messo in grande crisi la City Bank, che si trova ai limiti della bancarotta. La soluzione al caso la trovò lui stesso: “Proposi uno scambio sulla parola come si usa tra gentiluomini: le matrici in cambio di una valigetta bella colma di soldi buoni. Altrimenti io me ne restavo tranquillo in prigione, e loro continuavano a perdere milioni”. L’accordo viene raggiunto:  Lucio esce dal carcere, consegna le matrici, ritira la valigetta piena di soldi e brucia il rimanente già stampato. Nel giro di qualche mese  gli assegni falsi spariscono e Lucio viene rilasciato dal carcere: “Quando mi rimisero in libertà ricevetti perfino le felicitazioni cordiali della First National City Bank”. Tornato libero, riprese a fare il muratore. Sarebbe potuto diventare miliardario, ma non ha voluto trattenere nulla dei soldi rubati negli anni. Dopo aver conosciuto alcuni dei personaggi più importanti del secolo scorso – come Che Guevara – ha proseguito ad accogliere a casa sua chiunque avesse voglia di proporre iniziative sociali e culturali. Un uomo incredibile, un vero antifascista, che ha dedicato tutta la sua esistenza al tentativo di creare un mondo libero e più giusto.

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