Soldi dall’Europa, inizia la corsa ai fondi

La torta di dividere è grossa e ognuno pretende la propria fetta. Abbastanza per sollevare gli appetiti un po’ di tutti, che siano legittimi o meno.

Assalto ai fondi del Recovery Fund

Il premier è tornato dalla sua battaglia, al suo rientro ha trovato la solita dose di critiche e di ovazioni. La torta è grossa: 209 miliardi, il 70% da spendere nei prossimi due anni, e 20 miliardi in anticipo (da riscuotere il prossimo anno ma presentando le “fatture” delle spese sostenute fin dal 1° febbraio di quest’anno come dicono i commi A17 e A31 delle Conclusioni). Inoltre, da spendere, ci sono anche i 25 miliardi (più dei 20 previsti fino ad oggi) del nuovo scostamento di deficit attesi dal consiglio dei ministri di ieri notte. Ed è la terza richiesta anti-Covid che ha portato il totale a 100 miliardi. Finanzieranno la nuova cig (6-7 miliardi), enti locali (4-5 miliardi), la rateizzazione al 2021 delle tasse sospese fino a settembre (4-5 miliardi) e la decontribuzione per le assunzioni.

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I sindacati

In questi giorni ci sarà la sessione di Bilancio, che vedrà la sua conclusione il 15 ottobre, con la presentazione del Recovery Plan a Bruxelles. Le mani che si sono alzate sono molte: I sindacati, Cgil-Cisl-Uil chiedono un confronto con il governo e annunciano una mobilitazione per una “equa destinazione delle risorse del Recovery Fund”. La segretaria di Cisl Furlan, ha dichiarato: “Presto in piazza sull’utilizzo delle risorse europee”. Conte ha parlato di vittoria di tutta l’Italia e Pier Ferdinando Casini lo ha invitato ad aprire alle opposizioni. Stefania Prestigiacomo di Forza Italia ha chiesto addirittura una commissione parlamentare per decidere le priorità di utilizzo dei 209 miliardi.

Le regioni

Anche le regioni vogliono essere coinvolte, con il Mes sarebbero state obbligatoriamente prese in considerazione, ora quindi vogliono riaffermare il proprio ruolo. Bonaccini, presidente della ConfRegioni, ha parlato chiaro: “Ci candidiamo ad avere una quota del Recovery Fund”. Riemergono anche vecchie rivendicazioni, sbagliate o meno, del settore industriale: sono rispuntate le richieste di eliminare definitivamente le annose tasse sulla plastica e sulle bevande.

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I ministri scalpitano

Al Tesoro già si cumulano le richieste e i progetti dei vari ministri. Tanto che ieri il viceministro dell’Economia Antonio Misiani ha sentito la necessità di sedare gli animi: “C’è troppo entusiasmo”, ha osservato. Ma i ministri non vedono l’ora. Tra i Cinque stelle, anche se non si parla più come in passato di utilizzare i fondi del Recovery per ridurre le tasse, la richiesta di tagliare la pressione fiscale, da ieri ha ripreso vigore. Lucia Azzolina, la ministra dell’istruzione, ha dichiarato di voler utilizzare i soldi del Recovery Fund per la sua battaglia “contro le classi pollaio”. La ministra per la Famiglia Bonetti vorrebbe recuperare le risorse per l’assegno unico per i figli, appena approvato all’unanimità dalla Camera. Francesco Boccia, ministro per le Autonomie, ha segnalato che “abbiamo l’opportunità di utilizzare risorse che qualche settimana fa sembravano impossibili” e ha invitato a ridurre il divario tra Nord e Sud. Il ministro Costa (Ambiente) ha dichirato che il Recovery è l’occasione per “una svolta green”. “. Il capogruppo Leu alla Camera Federico Fornaro ha chiesto di creare “tavoli tematici sui settori strategici”. E Valeria Valente del Pd ha proposto: “Usiamo metà delle risorse per investire sulle donne”.

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