La caserma delle torture, in quell’open space tutti sapevano

Impossibile non vedere e non sentire nulla in quella caserma. La struttura della planimetria parla da sola: i militari lavorano in un open space.

Si erano trincerati dietro risposte vaghe “non ho visto niente”, “non ho sentito niente” “ero nell’altra stanza”, un castello di carte che è caduto con un soffio, quello dei sopralluoghi effettuati in questi giorni, all’interno di uno stanzone unico, senza alcun divisorio: quattro scrivanie, i computer degli indagati con i quali venivano compilati tutti gli atti e i verbali degli arresti uno accanto all’altro. Chiunque abbia lavorato in quella caserma, la seconda della città, non poteva dunque non accorgersi dei pestaggi, delle torture e degli abusi che il trojan installato sul cellulare di Montella hanno documentato nella loro ignobile crudezza. Le persone che stavano in quella stanza hanno dunque visto e sentito tutto.

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Il sequestro e i rilievi

Gli inquirenti piacentini, che hanno affidato agli specialisti del Ris la ricerca di “tracce ematiche e dna”, si legge nel provvedimento, all’interno dell’open space, sono andati a fare un sopralluogo nella caserma. È stata sequestrata tutta la documentazione cartacea, i finanzieri hanno sequestrate anche gli encomi, quei ‘falsi’ encomi ricevuti per gli “arresti fotocopia” e alcune foto appese sui muri e posizionate sulle scrivanie. Nelle foto è raffigurato l’appuntato Montella con i membri della ‘sua squadra’, con loro altre persone ancora da identificare. Non si potranno tuttavia iniziare i rilievi del Ris prima di una decina di giorni. Il legale di un indagato, l’appuntato scelto Antonio Esposito, ha fatto richiesta di incidente probatorio «Ci saranno i nostri periti e così – quanto ha spiegato l’avvocato Pierpaolo Rivello – tutti ci sentiremo più garantiti». I tempi del procedimento saranno così allungati e dunque fino ai primi giorni di agosto non sarà possibile la rimozione dei sigilli dalla caserma.

Carabinieri Piacenza Open space, tutti sapevano soldi fidanzata Montella

Dalla planimetria, oltre all’open space, si vede anche la palestra e una piccola stanza attigua, chiusa con una porta di metallo. Non sono presenti divisori in plexiglass tra le scrivanie, nulla che possa impedire la visuale ai militari in servizio. Sono stati trovate dai finanzieri, durante le perquisizioni, mazzette di contanti in un cassetto. In tutto, circa duemila euro. «In un mese abbiamo guadagnato quattromila euro, li ho guadagnati con Mary (la sua fidanzata, ndr)», quanto dichiarato dall’appuntato Montella al collega Angelo Minniti. «Non sono soldi buoni questi qua, eh minchia! Glielo vai a dire che hai fatto i soldi così e allora no… li metto in caserma chi cazzo mi becca?». Con l’latro che riconosceva: «In effetti è una bella pensata». Gli inquirenti piacentini, sospettano che siano i proventi del traffico di droga.

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«Io non ho mai spacciato né guadagnato un euro» ha detto ieri nel corso dell’interrogatorio Maria Luisa Cattaneo, fidanzata di Montella. È rimasto in silenzio, invece, il maresciallo Marco Orlando. «In trent’anni di onorata carriera non ho mai avuto una sanzione disciplinare» ha detto soltanto, a mezza voce, ai cronisti che lo attendevano all’uscita del tribunale.

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