Bruno è morto a 23 anni, la madre:”Si è ucciso dando testate al muro, perché nessuno lo ha bloccato?”

Bruno è morto a 23 anni, la madre:”Si è ucciso dando testate al muro, perché nessuno lo ha bloccato?”. Mistero sull’ora di blackout prima della morte

Bruno è morto a 23 anni, la madre:"Si è ucciso dando testate al muro, perché nessuno lo ha bloccato?"
Bruno è morto a 23 anni, la madre:”Si è ucciso dando testate al muro, perché nessuno lo ha bloccato?”

Lo scorso 23 luglio a Montignoso (Massa Carrara) Bruno Lima moriva all’ospedale di Cisanello (Pisa) a soli 23 anni giunto in codice rosso da un altro ospedale. Il giovane aveva avuto un’emorragia celebrale che non gli aveva lasciato scampo. Originario del Brasile, aveva riportato traumi alla testa e in altre zone del suo corpo. Si era quindi allertata la polizia per comprendere cosa fosse accaduto. Il giovane lavorava in un ristorante in Versilia.

A una settimana circa dalla morte del giovane, sono emersi nuovi dettagli sul suo decesso. E sono la madre e la zia del giovane a raccontarlo al quotidiano Il Tirreno:”Perché non hanno fermato il nostro Bruno? Dava testate contro i vasi di cemento, era una maschera di sangue ma nessuno lo ha fermato. È dovuto arrivare lo zio dalla Versilia a Poveromo con il cuore in gola, per tenerlo fermo e permettere ai medici di fargli un calmante“.

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Dunque il giovane, in un’ora di blackout su cui si sta ancora tentando di far luce, si era procurato da solo le lesioni rivelatesi poi fatali. Nel frattempo si è eseguita l’autopsia di Bruno Lima e gli esiti si avranno tra due settimane. “Vogliamo sapere se possano essere state delle sostanze a far perdere il controllo al nostro Bruno. Lui era un ragazzo pulito, vogliamo sapere cosa possa essere successo“, fanno sapere i familiari.

Bruno aveva superato, finalmente, l’esame di teoria per la patente”, racconta sua zia, “Era la terza volta che ci provava, per lui guidare la macchina sarebbe stato utilissimo visto che aveva trovato lavoro nel ristorante di Forte dei Marmi “Pesce Baracca”. Giovedì sera, invece, lo era andato a prendere la mamma, come le altre volte. Erano tornati a casa dopo le 23, mia sorella dopo un po’ era andata a letto e lui era rimasto sul divano, in soggiorno, a giocare col cellulare”.

Sembrava dunque una serata come le altre, ma non è andata così. “Mia sorella è stata svegliata intorno alle due di notte dalle urla di Bruno. La camera da letto era distrutta, ha provato a parlargli ma lui l’ha presa per il collo. Era terrorizzata: dopo pochi minuti però Bruno era di nuovo sul divano. Era lucido. Ha chiesto alla madre: “Cosa mi sta succedendo?”. Lei ha fatto in tempo a dirgli di stare tranquillo quando è ricominciata la crisi».

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Da quel momento in poi le cose precipitano. La madre del giovane esce a chiamare il vicino di casa che allerta il 118. Arrivano ambulanza e polizia. Bruno non smette di strillare in casa, la madre chiama anche lo zio del giovane che arriva dalla Versilia.

Bruno esce di casa e prende a testate i vasi di cemento con forza. I vasi contenevano attrezzatura da giardino. “Era una maschera di sangue, nessuno lo fermava“. Arriva lo zio del giovane e riesce a calmarlo. I medici lo portano in ospedale. “Già all’arrivo al pronto soccorso ci hanno detto che le condizioni erano disperate, le ferite erano gravissime“, prosegue la zia di Bruno.

Il giovane morirà alcune ore più tardi. Madre e zia chiedono “chiarezza, e che sia fatta giustizia. Il nostro ragazzo poteva essere fermato? Poteva essere evitato che continuasse a sbattere la testa contro i vasi, contro il muro, fino a uccidersi? Queste sono le domande che non ci danno pace. Perché nessuno potrà riportarci il nostro Bruno e il dolore per la sua vita spezzata è davvero troppo grande“.

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