Coronavirus, anche in Italia e Usa è boom di positivi tra i giovani

Sale in maniera considerevole il numero di positivi under 18 positivi al coronavirus: negli ultimi trenta giorni la percentuale è schizzata fino al 13,2%, a fronte di un 2,3% di giugno. 

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(Foto di Maja Hitii, da Getty Images)

Il trend sarebbe condiviso un po’ ovunque, non solo in Italia: il coronavirus circola tra i giovanissimi, soprattutto tra gli under 30. A confermarlo è anche un nuovo rapporto dell’American Academy of Pediatrics e della Children’s Hospital Association. Stando allo studio, negli Stati Uniti sono almeno 97mila i bimbi risultati positivi al coronavirus nelle ultime due settimane di luglio. Il numero si sommerebbe al totale di 338mila dall’inizio dell’emergenza. Tradotto in termini più chiari: più di un quarto degli under 18 è risultato positivo al Covid in sole due settimane. Un dato che rimaneggia pesantemente quel 2-5% di under 18 positivi di metà anno, registrando un aumento del 40%, e schizzando all’8,8%. Il dato non sarebbe preoccupante di per sé: in genere la sintomatologia dell’infezione da Covid nei bambini di solito non produce un peggioramento consistente delle condizioni di salute. Il problema riguarda piuttosto i piccolissimi e i più grandi. I più piccoli sarebbero, infatti, esposti al rischio di incontrare altre complicazioni, come la Sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini, o simil Kawasaki. Poi una seconda criticità: l’aumento della percentuale di bambini infetti preoccupa soprattutto per le dinamiche di diffusione del contagio, e per la sua capacità di raggiungere anche le fasce più esposte ai seri rischi legati al coronavirus.

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Il trend si riconferma anche in Italia

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(Foto di Alberto Pizzoli, da Getty Images)

Anche per quanto riguarda l’Italia, il trend sembra confermato: l’età mediana dei contagiati si è abbassata a circa 38 anni negli ultimi trenta giorni. Una modifica drastica, se si pensa che a inizio epidemia l’età mediana registrata corrispondeva a più di 65 anni. A cambiare, e a confermare l’abbassamento dell’età, è anche il bollettino sulla sorveglianza integrata: in data 22 giugno gli under 18 rappresentavano il 2,3% del totale, mentre negli ultimi trenta giorni la percentuale sarebbe schizzata a 13,2%. A strappare la maggioranza dei contagi, però, con un 55,2%, è la fascia di età che va dai 19 ai 50 anni. All’interno di questa fascia crescono molto velocemente i contagi tra persone con un’età che va dai 20 ai 29 anni, fino ad arrivare a 400 casi in più a settimana. Sensibile anche la fascia tra i 13 e i 19 anni, con un picco di 200 casi in più a settimana.

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Perché aumentano i contagi tra i giovani?

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(Foto di Alberto Pizzoli, da Getty Images)

A cosa è dovuta questa eclatante modifica nel profilo dei nuovi contagiati? L’ipotesi è che siano due le motivazioni fondamentali. La prima riguarda un cambiamento nel sistema di tracciamento, ora più capillare e preciso, non più rivolto esclusivamente ai sintomatici, e in grado, quindi, di portare a galla un gran numero di contagi che con il sistema utilizzato in precedenza sarebbero semplicemente rimasti sommersi. A spiegarlo è Patrizio Pezzotti, epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità: “Ora c’è un sistema di tracciamento molto più capillare rispetto l’inizio dell’epidemia quando il tampone veniva eseguito solo su chi era fortemente sintomatico ed è facile rintracciare casi che in passato non sarebbero stati individuati. Ora il test viene fatto su tutte le persone che hanno avuto contatti con soggetti positivi”. Poi una seconda ragione, quella legata al minore rispetto del distanziamento sociale. L’estate, tra vacanze all’estero e movida, sembrerebbe l’ambiente perfetto per far proliferare un virus che invece avrebbe bisogno di distanze e riduzione della mobilità. Ancora Pezzotti spiega: “Il trend di contagi tra i più giovani è in costante crescita dal mese di luglio e questo è un campanello d’allarme, anche in vista delle riapertura delle scuole. I ragazzi hanno una modalità di comportamento più a rischio, si abbracciano, ballano in discoteca, vanno in vacanza, dimenticandosi la mascherina mentre oggi le persone più anziane si proteggono di più. Il punto è che anche questi giovani dovrebbero aver rispetto per gli altri: genitori, nonni, amici fragili seguendo le regole del distanziamento sociale e indossando le mascherine: in Italia non mancano le regole, ma non sempre sono rispettate”.

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Scuola, quanto è pericolosa?

Scuola

Preoccupa, intanto, la riapertura delle scuole, soprattutto in virtù dei nuovi dati. In Italia è partita la corsa per permettere l’attuazione del nuovo protocollo con norme anti-Covid diffuso dal ministero. L’idea resta quella di garantire il distanziamento sociale e il mantenimento di tutte le norme di sicurezza necessarie a evitare l’insorgenza di focolai interni alle strutture scolastiche. A rassicurare un po’ sulla riapertura delle scuole, intanto, è il documento del Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc), che afferma: “La riapertura delle scuole non è mai stata associate finora ad un aumento della trasmissione del virus Sars-Cov-2. Ci sono evidenze pubblicate contrastanti sull’impatto della chiusura e della riapertura delle scuole sulla trasmissione comunitaria, anche se le evidenze dal contact tracing nelle scuole e dati osservazionali da diversi paesi europei suggeriscono che la riapertura non è associata con un aumento significativo”. Inoltre, anche una possibile futura chiusura delle scuole dovrà esser considerata non come mezzo di risoluzione del problema, ma come provvedimento da affiancare ad altre strette su larga scala: “Le evidenze disponibili indicano che è poco probabile che la chiusura delle istituzioni educative sia efficace come unica misura di controllo, e queste chiusure difficilmente forniscono una protezione aggiuntiva alla salute dei bambini, considerato che la maggior parte sviluppa una forma molto leggera di Covid-19”.

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