Strangola il padre e lo uccide: tragedia a Ostia durante una lite

L’omicidio è avvenuto a Ostia tra il 14 e il 15 agosto. Il figlio di 43 anni avrebbe ucciso il padre durante una lite, strangolandolo fino alla morte. Stando a quanto riportato, si cerca di capire i motivi della lite, probabilmente legata a motivi di soldi.

uccide padre

E’ la notte tra il 14 e il 15 di agosto, a Ostia, in un appartamento al civico 90 di via Domenico Baffigo, scatta una lite. A litigare un padre e un figlio di 43 anni che, ormai offuscato dall’ira, strangola il genitore fino ad ucciderlo. Sarebbe giunta al culmine la sopportazione tra i due, lasciati soli dopo la morte della madre e moglie della vittima. Da tempo ormai il loro rapporto aveva assunto una piega conflittuale, ostica, fino alla tragedia. La vittima sarebbe un tunisino di 69 anni. Il suo corpo è stato poi trasportato all’Istituto di medicina legale di Tor Vergata, messo a disposizione dell’autorità giudiziaria e pronto per l’autopsia.

L’assassino, invece, si sarebbe consegnato ai carabinieri un attimo dopo, presentandosi agli agenti in caserma, intorno alle 3, e confessando l’omicidio. Immediato, a quel punto, l’intervento dei carabinieri del Gruppo Ostia e dei colleghi del Nucleo Investigativo, che hanno effettuato tutti gli accertamenti e i rilievi necessari per appurare le dinamiche della vicenda. Agli ordini del colonnello Pasqualino Toscani, devono ora capire se la dinamica degli eventi coincide con il racconto del 43enne. Al momento il 43enne si trova in stato di arresto per omicidio, nel carcere di Regina Coeli. Stando a quanto riportato, il figlio di 43 anni viveva con il padre, ma i rapporti tra i due si erano incrinati da tempo. Il padre, infatti, dopo la morte della moglie avrebbe iniziato a rimproverare il figlio perché disoccupato. Tra le ipotesi al vaglio sui motivi dell’omicidio, infatti, quella più quotata sarebbe legata a una lite per motivi di soldi.


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Una tragedia che si aggiunge a quella avvenuta lunedì sera, a Bolzaneto, quando Alessio Scalamandrè, 28 anni, ha ucciso il padre e si è costituito. “L’ho colpito io”, ha raccontato il figlio. Subito dopo, il ritrovamento del corpo di Pasquale, la vittima di 62 anni, all’ingresso dell’appartamento di via Garrone. A chiamare il 112, proprio Alessio, l’assassino. Il ragazzo avrebbe poi raccontato di aver voluto disarmare il padre dal mattarello usato con l’intenzione di colpirlo. Poi il figlio l’avrebbe colpito a sua volta. Il padre era un violento, e Alessio temeva per la sua incolumità, quella del figlio e della madre, che aveva addirittura chiesto un ordine restrittivo ai danni del padre. Il gip Angela Nutini avrebbe preso atto di queste dinamiche, ordinando la scarcerazione di Alessio e predisponendo dei domiciliari. Tuttavia, il gip non ha accolto la tesi del legale di Alessio, che avrebbe avanzato una legittima difesa. Secondo Angela Nutini le dinamiche della vicenda e dell’aggressione andrebbero oltre la legittima difesa. Intanto a difendere il figlio è la madre, Laura Di Santo, che commenta:“Ho letto che parenti e amici dipingono Pasquale come una bravissima persona, assolutamente non violenta. Non era così. Sopportavo per i figli, ma lui diceva che ero sua e che mi avrebbe ammazzata. Troppo facile giudicare da fuori. Lo so io quello che hanno passato i miei figli in questi anni. E so anche come mio marito perdesse la testa quando vedeva uno dei suoi figli reagire”. L’uomo si sarebbe recato in casa dei figli proprio per chiedere di ritirare la denuncia contro di lui: il processo per maltrattamenti in famiglia era fissato il 30 settembre.

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