Scuola, lunedì i primi test su docenti e bidelli. Si lavora per la sicurezza

I prelievi per chi dovrà tornare a scuola restano volontari e dovranno concludersi nella settimana precedente alla riapertura. In caso di positività, il tampone dovrà essere ripetuto 48 ore dopo l’esito.

scuola

Non sembrano esserci grossi dubbi sulla riapertura della scuola nel nostro Paese. Il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina non molla e ribadisce la ripartenza dal 1° settembre con i corsi di recupero. Due settimane dopo, il 14 settembre, ci sarà invece l’inizio dell’anno scolastico 2020-2021. E si sta lavorando in maniera molto intensa per garantire il più alto grado di sicurezza possibile a studenti, docenti e personale. Come nel caso deli enti locali, i quali potranno fare ricorso alle scuole paritarie per trovare maggiore spazio in cui inserire i gruppi classe.

Ma sul piano della sicurezza a scuola, si partirà da domani con i primi controlli nei confronti dei diretti interessati. Alunni, docenti e personale dovranno infatti sottoporsi a partire da lunedì ai primi test per verificare l’eventuale positività al Covid. Finora le uniche regioni che sono partite sono Lazio e Toscana, ma presto la disponibilità dei tamponi sarà estesa a tutto il territorio nazionale. Ci sono due milioni di test che sono stati reperiti da Domenico Arcuri in qualità di commissario straordinario per l’emergenza Covid.

I prelievi restano volontari e dovranno concludersi sette giorni prima dell’inizio della scuola. Ovvero, in questo caso entro il 7 settembre. Nel caso di soggetto positivo, quest’ultimo dovrà eseguire un nuovo tampone entro 48 ore dall’esito. Ma non mancano le perplessità da parte delle associazioni che seguono i professionisti del mondo della scuola. Come nel caso di Pina Onotri, segretario generale dello Smi, il sindacato dei medici italiani. Questo sindacato rappresenta circa 8mila medici sparsi sul territorio nazionale e si dice contrario ai test.

Le classi si preparano a essere riempite – meteoweek.com

Il nostro è un no motivato – dichiara la Onotri – : non vorremmo si replicasse quello che è successo negli ospedali o nelle Rsa. Non tutti gli studi medici sono strutturati in modo tale che siano sanificabili e lì dove ci fossero dei positivi, il medico dovrebbe stare in quarantena e lo studio conseguentemente rimarrebbe sarebbe paralizzato“. Tuttavia, dalla Cisl Medici arriva la replica: “Tirarsi indietro è una vergogna, va dato un segnale di responsabilità ancor di più nel momento in cui sta arrivando la seconda ondata di Covid“.

Leggi anche -> Musumeci sfida Conte: “Via migranti dalla Sicilia in 24 ore”. E il Viminale risponde

Leggi anche -> “Mai con la mascherina”, scatta aggressione ai vigili urbani

E uno dei problemi principali riguarda proprio l’eventualità di bambini risultati positivi al tampone. I genitori dovranno prendersi cura del proprio figlio, nel caso in cui sia necessario farlo restare a casa. E il ministro del lavoro Elena Bonetti, ai microfoni de Il Sole 24 Ore, ha fatto capire che il Governo si muoverà in questa direzione. “È chiaro che se per malattia o quarantena un bambino deve stare a casa – rivela il ministro – , è necessario provvedere alla sua custodia reintroducendo strumenti come congedi straordinari retribuiti e diritto allo smart working“.

Impostazioni privacy