Covid, perché l’Italia è stata colpita per prima? Lo studio dell’Università di Trieste

Perché l’Italia sia stata colpita per prima dal Covid, almeno all’interno dell’Ue? A spiegarlo è ora uno studio dell’Università di Trieste pubblicato sulla rivista Sustainability, intitolato Why Italy First?. A contribuire ci sarebbero diversi fattori: dalla rete di autostrade nell’area padana all’alta densità abitativa nelle zone più colpite d’Italia (Lombardia e Veneto).

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(Foto di Raul Sifuentes, da Getty Images)

Tante volte ci si è chiesti, e ci si continua a chiedere, perché proprio l’Italia abbia dovuto affrontare un primo confronto con l’emergenza coronavirus, in tutta Europa. Qual è il fil rouge che ha legato Wuhan alla Lombardia? Oppure, perché si è assistito a una diffusione così pervasiva e violenta in Lombardia? A cercare di rispondere a queste domande ora è uno studio dell’Università di Trieste pubblicato sulla rivista Sustainability, intitolato Why Italy First?. Al centro delle ipotesi, innanzitutto la posizione geografica e la conformazione climatica della Valle del Po, che ben si prestava alla diffusione del virus. Ma molte altre sono le vulnerabilità italiane, presenti già prima del Covid, che hanno contribuito a creare quella bomba emergenziale riversatasi nelle città del nord: la rete capillare di autostrade nell’area padana, il frequente e massivo pendolarismo degli abitanti di queste zone, il tasso di inquinamento atmosferico e l’altissima densità abitativa di Veneto e Lombardia. I dettagli dello studio verranno esposti in maniera più completa dal team di ricerca venerdì 25 settembre a Trieste Next. La nona edizione del festival di divulgazione scientifica si svolgerà sotto il segno del seguente tema: Science for the Planet. 100 proposte per la vita che verrà. L’idea è dar vita a una serie di convegni e conferenze in grado di proporre scenari scientifico-tecnologici sul futuro Covid e post-Covid.


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(Foto di Tolga Agmen, da Getty Images)

L’appuntamento con Paola Storici, ricercatrice senior di Elettra Sincrotrone Trieste, si inserisce proprio all’interno di questo quadro. Elettra Sincrotrone Trieste è il centro di ricerca che ospita l’anello di luce di sincrotrone. L’infrastruttura fa uso di raggi x “molli” per portare avanti uno studio sulla materia, ad esempio cercando di individuare le molecole necessarie per la produzione di farmaci anti-Covid. Una sfida dall’importanza cruciale, anche perché il vaccino non potrà essere l’unica arma contro il coronavirus. Una sfida contro il tempo, che si cerca di accelerare grazie al supercalcolo in grado di vagliare le molecole più idonee e papabili. Un aspetto della lotta al coronavirus caro anche all’Unione Europea, che ha infatti lanciato un progetto gestito da un consorzio di realtà d’eccellenza internazionali: il progetto Exscalate4cov. L’idea alla base di tutto è di sfruttare una rete di potenti computer, diffusi in tutta Europa per piegare la loro immensa capacità di calcolo alla causa anti-Covid: individuare molecole utili per identificare una terapia contro il virus.

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