Violenza domestica in Italia: troppe carenze secondo la Corte di Strasburgo

La Corte di Strasburgo ha esaminato le informazioni fornite dal governo italiano al fine di rimediare alle carenze e ai troppi proscioglimenti che hanno condotto alla condanna del Paese nel 2017 nel caso Talpis.

Violenza domestica in Italia: interviene la Corte di Strasburgo

L’elevato tasso di procedure per violenza domestica in Italia che terminano in un “non luogo a procedere” durante le indagini preliminari, ha suscitato una certa attenzione da parte del comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. Di qui, la decisione dell’organo esecutivo di Strasburgo che ha esaminato le informazione fornite dal governo italiano per rimediare alle carenze le quali hanno condotto alla condanna dell’Italia nel 2017 nel caso Talpis. Difatti i giudici di Strasburgo stabilirono all’epoca che, nonostante le ripetute denunce della signora Talpis, le autorità non avevano preso le misure necessarie al fine di proteggerla dalla violenza del marito e che questo aveva favorito un aumento dell’aggressività sfociato nel tentato omicidio della donna e nell’omicidio del figlio adottivo.

Il caso Talpis

La Corte d’Assise d’Appello di Venezia aveva condannato a 20 anni di reclusione Andrei Talpis, che il 26 novembre 2013 a Remanzacco, in provincia di Udine, colpì a morte con un coltello da cucina il figlio adottivo Ion. Quella notte il muratore era tornato a casa ubriaco e aveva avuto una discussione con la moglie. Ion era intervenuto in difesa della madre ed era rimasto colpito mortalmente. La sentenza è stata emessa al termine del processo d’Appello bis celebrato dopo che la Corte di Cassazione aveva accolto il ricorso presentato dall’avvocato della difesa, Roberto Mete, e annullato la condanna all’ergastolo pronunciata dal gip del tribunale di Udine nel 2015 e confermata dalla Corte d’assise d’appello di Trieste nel 2016. La Cassazione aveva accolto il motivo di impugnazione proposto dalla difesa per cui l’uccisione del figlio adottivo, a rigor di codice, non prevedeva la pena massima. Secondo i giudici, l’assenza del legame di sangue eliminava di fatto l’aggravante che aveva portato alla condanna dell’ergastolo.

Violenza domestica, caso Talpis e condanna dell'Italia nel 2017

Di conseguenza la Cassazione aveva rinviato il processo alla Corte d’Assise d’Appello di Venezia, chiamata solo a rideterminare la pena secondo i parametri esposti dalla Cassazione senza entrare nel merito della vicenda. L’avvocato Samantha Zuccato, legale della moglie parte civile, aveva sollevato una questione di legittimità costituzionale censurando la disparità di trattamento tra figli naturali e figli adottivi prevista dal codice penale. Ciò nonostante la Corte non ha preso in considerazione la questione.


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Strasburgo chiede all’Italia nuovi dati statistici

Il comitato dei ministri della Corte di Strasburgo, pur esprimendo “soddisfazione per gli sforzi continui delle autorità, che dimostrano la volontà di prevenire e combattere la violenza domestica e la discriminazione di genere”, chiedono al governo italiano di attuare una serie di misure e fornire entro marzo informazioni su quanto fatto ma anche tramite dati statistici. In particolare modo, Strasburgo chiede che l’Italia di creare il più rapidamente possibile un sistema completo di raccolta dati sugli ordini di protezione e di fornire anche dati statistici sul numero di domande ricevute, sui tempi medi di risposta delle autorità e sul numero di ordini effettivamente attuali. Inoltre, il governo italiano dovrà fornire informazioni sulle misure prese, o che intende prendere, per garantire che le autorità competenti attuino una valutazione e gestione adeguata ed effettiva dei rischi legati al ripetersi e aggravarsi degli atti di violenza domestica e quindi dei bisogni di protezione delle vittime.

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