Muore di cancro a 30 anni: quella diagnosi in ritardo durante l’emergenza Covid

David Macmillan, il noto youtuber britannico, è stato ucciso dal cancro a soli 30 anni. A decretarne la morte, anche la situazione emergenziale nella quale versavano gli ospedali durante il picco della pandemia. 

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(Da Getty Images)

Muore di cancro a soli 30 anni David Macmillan, famoso youtuber britannico, soprannominato sulla piattaforma Pirate Dog. Inizialmente un dolore alla spalla, attribuito erroneamente a una sfida a braccio di ferro fatta con il padre. Poi la diagnosi, dopo troppo tempo, e la scoperta sconcertante: quel dolore era causato da un tumore che lo stava uccidendo rapidamente. Cosa è successo tra il primo dolore al braccio e la diagnosi tardiva? Il tutto sarebbe iniziato a gennaio, dopo le vacanze di Capodanno trascorse in Scozia in compagnia del padre. Su esortazione della madre, il ragazzo, originario del Northumberland, avrebbe contattato il suo medico di famiglia a fine febbraio, a causa del persistere del dolore alla spalla. Un appuntamento andato a vuoto a causa dell’esplosione della pandemia: il 30enne, a quel punto, era riuscito ad incrociare solamente un’infermiera che gli prescrisse paracetamolo e iboprufene, oltre a consigliargli un appuntamento dal fisioterapista. Poi il blocco Covid, che gli impedì di effettuare anche la visita consigliata. A raccontare il tutto è ora la madre, Dianne Whinn, che afferma: “A Pasqua era evidente che le cose fossero peggiorate, eravamo usciti a fare due passi ed era rimasto completamente senza fiato. Il giorno seguente, finalmente, è stato visitato dal medico di famiglia che lo ha indirizzato al pronto soccorso di Northumbria, a Cramlington. Solo allora è stato diagnosticato il tumore al petto”. Eppure, la fiducia dei medici non si è spenta: i dottori “gli avevano dato l’89% di speranze di vita”.


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Segue il primo ciclo di chemioterapia, che prosegue fino a settembre. A quel punto, la comunicazione dei dottori cambia radicalmente di segno: David era peggiorato in fretta, aveva poche possibilità di sopravvivere. Le sue condizioni di salute peggiorano tanto velocemente da costringerlo al respiratore, fino all’8 ottobre, la data del decesso. Ora la madre infermiera commenta: “È probabile che fosse malato dalla nascita, ma era in salute e nessuno avrebbe potuto immaginare la presenza di questo assassino silenzioso. Soltanto degli esami specifici e immediati avrebbero permesso di raccontare un’altra storia. Ha lottato fino all’ultimo, ma non c’è stato nulla da fare”. Eppure, di forza Macmillan ce ne ha messa tanta, come dimostra il suo messaggio lasciato ai fan prima della chemioterapia: “Non mi faccio sentire da un po’, ma la mia salute è peggiorata. Ho avuto dolori al petto e alla schiena e ho scoperto di avere un tumore. Sono in ospedale per la chemio, spero di battere questo avversario nei prossimi mesi. Intanto sono circondato da persone incredibili. Grazie a tutti per aver reso questo canale così grande. Non lo avrei mai immaginato”.

L’allarme pazienti oncologici

pazienti oncologici covid - meteoweek.com
(Da Getty Images)

Intanto, si alza l’allarme per la situazione dei pazienti oncologici durante l’emergenza coronavirus, minacciati da un lato dal virus, e dall’altro lato dal rallentamento delle terapie oncologiche e degli screening per il cancro, che rischia di aumentare il numero di casi diagnosticati in ritardo. E questo avviene anche in Italia. A confermarlo, le parole di Francesco Cognetti, presidente della Federazione Oncologi, Cardiologi ed Ematologi, che su SkyTg24 afferma a proposito dei mesi di pandemia: “E’ già successo un danno nei tre mesi di emergenza: i pazienti oncologici hanno visto rinviati o cancellati interventi chirurgici molto importanti per l’intasamento delle terapie intensive. Molti pazienti, circa il 20%, hanno deciso di non venire negli ospedali, perché avevano paura di essere contagiati. Sono stati man mano recuperati. Si sono persi numerosi controlli che abbiamo recuperato tra maggio e giugno, ma soprattutto si sono persi un milione e mezzo di esami e circa il 50% degli screening non sono stati effettuati. Già cominciano a vedersicasi più tardivi di diagnosi di tumori della mammella, del collo dell’utero e del colon retto”. Un problema che potrebbe rilasciare i suoi effetti in maniera più chiara tra qualche anno: “Il fatto di fare una diagnosi tardiva comporterà tra qualche anno l’aumento della mortalità di questi tumori. Per le patologie cardiologiche è stato anche peggio: la metà delle persone colpite da infarto non si è recata in ospedale e c’è stato già un aumento della mortalità”.


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A lanciare l’appello anche Antonio Magi, segretario generale Sumai Assoprof, che ribadisce: “Non abbandoniamo i cronici, rafforziamo l’offerta del territorio. Gli specialisti ambulatoriali interni sono pronti a prenderli in carico. Sono milioni e spesso gravi. La cronicità non aspetta, non c’è solo Covid. Non commettiamo lo stesso errore fatto nei mesi scorsi quando con gli ospedali sotto stress, i medici di famiglia oberati e gli ambulatori territoriali chiusi, i cronici sono stati abbandonati. Ora conosciamo meglio il virus e abbiamo maggiori risorse. Il ministro Speranza ci ascolti”.

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