Nuovo Dpcm, i ristoratori di Roma: “Così non lavoriamo più” [VIDEO]

Alcuni ristoratori storici di Roma, intervistati da Meteoweek, commentano il nuovo Dpcm che prevede la chiusura anticipata alle 18.

Nuovo Dpcm, i ristoratori di Roma: "Così non lavoriamo più" [VIDEO]
Marco Pica, titolare del ristorante Mezzo, intervistato da Meteoweek. Credit: Video Meteoweek
Chiudere alle 18 significa “chiudere l’attività”, “tenere chiuso il locale”, “mettere in cassa integrazione tutti i ragazzi”, “condizionare la vita di chef che hanno una famiglia”, “ricadere nei meandri dello sconforto”. A fare il lungo elenco è Marco Pica, titolare del ristorante “Mezzo“, nel quartiere Trieste-Salario di Roma. Come il resto dei ristoratori che basano le proprie entrate sugli orari serali, anche lui è sconfortato dall’ultimo Dpcm firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con cui si impone la chiusura anticipata dei locali alle ore 18.

“Sembra – aggiunge il titolare – che noi siamo il capro espiatorio. Siamo la categoria più massacrata”. Dopo circa due mesi di chiusura durante il lockdown, infatti, bar e ristoranti sono stati i primi a essere colpiti dalle misure restrittive per contenere la seconda ondata di contagi da coronavirus. Prima con la chiusura anticipata a mezzanotte, ora alle 18. Persino il premier ha riconosciuto lo sforzo fatto dagli imprenditori e dai lavoratori della ristorazione, assicurando l’impegno del governo nell’adottare provvedimenti di sostegno per la categoria.

Eppure, come denunciano tutti i ristoratori interpellati da Meteoweek, gli impiegati sono ancora in attesa della Cassa integrazione richiesta durante il lockdown dello scorso marzo. “Richiederemo la Cassa integrazione per tutti. Quella di maggio deve ancora arrivare per tutti i ragazzi che stanno qui”, aggiunge Pica.

Senza contare il fatto che, tra la fine del lockdown e l’inizio delle misure restrittive, i ristoratori hanno speso per mettere in regola i locali e renderli sicuri: dalla sanificazione dei locali, ai gel disinfettati ovunque, passando per le mascherine gratuite, i QR code per i menù digitalizzati, i tavoli distanziati. Ma comunque – ribadisce Pica con amarezza – si torna al punto di partenza, “ci fanno chiudere”.

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Angelo Tranfa, direttore del ristorante Canova, intervistato da Meteoweek. Credit: Video Meteoweek
La pensa allo stesso modo Angelo Tranfa, direttore del ristorante Canova, in piazza del Popolo. Per lui, chiudere “significa tornare indietro di sei mesi. Significa ricominciare da capo. Significa che tutti i sacrifici che abbiamo fatto non sono serviti a niente”. Dopo un periodo di immobilità economica come quello appena vissuti dagli imprenditori italiani, secondo il direttore di sala, il governo avrebbe dovuto far rispettare le regole e sanzionare chi sbagliava, “ma non chiudere tutto. Secondo me è la cosa più sbagliata”, dice con decisione.

Anche nel Centro di Roma, la Cassa integrazione stenta ad arrivare. “La Cassa integrazione è arrivata perché il proprietario l’ha anticipata, ma ora dovremo mettere altre persone in Cassa integrazione”. Il discorso è logico: meno ore lavorative vengono coperte da meno persone.

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Antonio De Piano, pizzaiolo del ristorante Dal pollarolo, intervistato da Meteoweek. Credit: Video Meteoweek
Stesso discorso per il ristorante “Dal pollarolo”, in via di Ripetta. “Non si lavora più”, dice a Meteoweek il pizzaiolo, Antonio De Piano. Anche qui, da marzo la Cassa integrazione non è arrivata a nessun dipendente.

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