La ministra per la Pubblica Amministrazione invita a licenziare i lavoratori che in smart working fanno i “furbetti del divano”.
Lo smart working va incrementato e messo a regime. Lo ha confermato ieri – mercoledì 11 novembre – la ministra per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone durante un question time alla Camera dei Deputati. E ha ricordato che, a seguito della proroga dello stato di emergenza, “nel Dpcm del 13 ottobre vi è stato un esplicito riferimento all’incremento il più possibile delle modalità di lavoro agile“.
La messa a regime dello smart working a fine emergenza
Una volta concluso il periodo emergenziale, andranno adottate misure organizzative di valutazione e di monitoraggio del lavoro dei dipendenti. In altre parole, lo smart working andrà messo a regime nella normale quotidianità dei cittadini. Proprio in merito a questo, cioè al futuro del lavoro agile in Italia, Dadone ha annunciato: “In merito alla nota di aggiornamento al Def il Governo ha adottato un disegno di legge, collegato alla legge di Bilancio, proprio che prevede disposizioni in materia di lavoro agile”.
Il bilanciamento tra diritti e doveri
Inoltre, stando alle parole della ministra, è “in via di emanazione un nuovo decreto ministeriale che contiene le linee di indirizzo per l’attuazione del piano organizzativo con gli indicatori delle performance, che fornirà poi alle amministrazioni pubbliche delle indicazioni che siano metodologiche per l’organizzazione del lavoro agile”. La regolamentazione dello smart working tuttavia non consiste solo nella supervisione degli impiegati, ma anche nei loro diritti. Ad esempio il diritto alla disconnessione, le fasce di reperibilità, quelle di contattabilità, la sicurezza sul lavoro, l’utilizzo di dispositivi tecnologici. In maniera che “ci sia un adeguato bilanciamento tra i diritti e i doveri“, ha sottolineato Dadone.
Lo smart working incrementa la produttività
Proprio a proposito di lavoro agile, la ministra ha rilasciato poi un’intervista. Tra le dichiarazioni viene sottolineato che lo smart working, secondo “tutte le ricerche”, “incrementa la produttività”. Soprattutto in Italia, dove a febbraio scorso “ha reso produttivi i dipendenti pubblici in una situazione la cui alternativa sarebbe stata chiudere gli uffici del tutto”.
“Il furbetto va licenziato”
E sulla possibilità che i dipendenti facciano i “furbetti del divano”? “Il furbetto – ha risposto Dadone – è tale anche se lo si obbliga a stare alla scrivania o gli si mette una telecamera. Il furbetto va licenziato. Se pensiamo che crescano o diminuiscano in base alle scelte politiche generali e non in base alle scelte organizzative del dirigente, forse non abbiamo chiaro in mente cosa sia un ambiente di lavoro. Lo smart working è uno strumento molto potente in mano alla dirigenza, una modalità che funziona per obiettivi misurabili, capace di stanare chi batte la fiacca”.
LEGGI ANCHE:
Coronavirus, Lopalco: “C’è un leggero abbassamento della curva” [VIDEO]
Assessore D’Amato: “Se i contagi non scendono, Lazio in zona rossa”
Il question time alla Camera dei Deputati
[VIDEO]