Come Vincenzo De Luca è diventato un personaggio sfruttando il Coronavirus

Vincenzo De Luca è stato riconfermato Presidente della Regione Campania durante l’ultima tornata elettorale. Dall’inizio del Coronavirus, lo sceriffo, come è soprannominato, è diventato un fenomeno del web; riuscendo ad incrementare esponenzialmente i suoi consensi.

Sarcasmo e autoironia, citazioni dotte, ma anche offese e critiche. Il fenomeno De Luca è diventato di risonanza nazionale dall’inizio del Coronavirus e le elezioni regionali sono state per lui il banco di prova che ne hanno confermato le aspettative. La grande popolarità piovuta ultimamente addosso a Vincenzo De Luca ha praticamente dato per certo la sua elezione. Il governatore campano è passato da essere un politico distante dai social – legato a mezzi tradizionali come la televisione e a conferenze stampa ufficiali – ad una star digitale internazionale.

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La comunicazione politica, che ha trasformato Giuseppe Conte in un sex symbol, ha anche trasformato De Luca in un fenomeno social, sfruttando il connubio di personalizzazione e spettacolarizzazione della politica, unita a quella della comunicazione d’emergenza. E se le conferenze stampa di Governo, Protezione Civile, autorità sanitarie si sono trasformate in veri e propri media events – un appuntamento fisso da non perdere – i social sono stati il riflesso di quanto accadeva dietro gli schermi. Meme, tweet, commenti ironici hanno riempito le pagine “trash”, mentre i politici – o chi sta dietro loro – hanno trasformato le comunicazioni in veri e propri show. Tra tutti, Vincenzo De Luca ha ottenuto il record di visualizzazioni, dando vita al “fenomeno De Luca” e raggiungendo “numeri da politica USA”, scriveva Il Corriere della Sera analizzando i dati delle dirette social.

La fama di De Luca è aumentata esponenzialmente negli ultimi mesi e che il tutto non sia stato casuale. C’è uno staff digitale dietro al fenomeno De Luca che muove i fili, riuscendo a sfruttare linguaggi, audience, risonanza mediatica attraverso espressioni divertenti, di impatto, e condivisibili. Le espressioni forbite e a tratti auliche utilizzate dal campano sono diventate in poco tempo virali, facendo leva sul desiderio dei comuni cittadini di ridere – specie in momenti di crisi – e di sentirsi parte di una comunicazione di cui non solo è destinatario, ma anche artefice. Non è un caso che le dirette Facebook di De Luca abbondino di frasi ad effetto tali da trasformarsi in contenuto virale: “Carabinieri coi lanciafiamme” da mandare alle feste di laurea di chi aggira i divieti di assembramento; “mascherine di Bunny il coniglietto”, in polemica con quanto inviato in Campania dalla Protezione Civile; “le zeppole di San Giuseppe condite con una bella crema al Coronavirus”, in riferimento a chi aveva violato il divieto di vendita di cibi pronti durante la Festa del Papà; “i cinghialoni con la tuta alla zuava” visti correre sui lungomare delle città campane. Oppure, l’essere in “zona rosé”.

In piena crisi di lockdown, quando le bare da Bergamo venivano trascinate sui carri dell’esercito e le persone morivano negli ospedali al collasso, Vincenzo De Luca ebbe effettivamente il merito di intuire la gravità della situazione. Così, il suo modo di porsi in conferenza stampa – duro, eccessivo, rigido – dava conforto a quanti, spaventati, cercavano misure e indicazioni precise e forti per sentirsi al sicuro condite dalla sdrammatizzazione e dall’ironia per alleggerire il carico. Analizzando, con maggiore lucidità, le espressioni di De Luca, i detti, i motti ci si rende facilmente conto come i limiti siano stati oltrepassati abbastanza.

Spavalderia e arroganza

Spavalderia e arroganza sembrano essere state le reali evidenze delle espressioni del governatore campano, che hanno comunque fatto presa nel web. Complici, in questo caso, una serie di circostanze esterne: primo tra tutti, il fatto che il bersaglio preferito di Vincenzo De Luca sia Matteo Salvini, che sui social, e specie da parte dei giovani, non gode di grande stima. Si aggiunge, a questo, una buona strategia di comunicazione e marketing da parte di chi muove i fili del democratico. Abile, infatti, la capacità di intuire i desideri del mondo social di oggi, invaso ormai di meme e di contenuti trash. “Se volete collaborare bene, se volete le sciabole meglio” – una delle tante espressioni firmate Vincenzo De Luca – rafforza l’immagine, attribuita all’ex Sindaco di Salerno, di difensore a tutti i costi dell’ordine pubblico e, insieme, di politico vecchio stampo. La dialettica di De Luca attinge a un registro colloquiale e fatto di regionalismi, come “i porta seccia”; “sei scemo o sei buono?”; “cavalli di Frisia”, citati dal Presidente e le cui ricerche hanno raggiunto un picco il 22 aprile, come mostrato da Google Trends. Frasi in ogni caso facili da ricordare e che si adattano a essere riutilizzate da tutti e in contesti diversi.

Concludendo, il fenomeno De Luca si è trasformato in una straordinaria quantità di meme, video virali in Rete, pagine Facebook e Instagram. Spesso, l’intento non è esprimere consenso, ma fare ironia, satira o addirittura critica. La sensazione, però, è che “ormai De Luca sia prigioniero del suo personaggio. Eccessivo e visionario. Bieco e intimidatorio. Sempre dentro un situazionismo magnetico che, lentamente, è diventato stucchevole. E inaccettabile“, scrive Fabrizio Roncone su Il Corriere, ricordando poi i numerosi attacchi sferrati ai politici avversari anche nei mesi precedenti. In sostanza, la strategia di ora non è altro che una strategia passata ma adottata ad un nuovo contesto e rinforzata dal contesto mediatico e emergenziale apertosi con il virus. Che dietro commenti al vetriolo e perifrasi ci sia un tentativo di strategia politica, insomma, non è un dubbio quanto una triste certezza.

 

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