Decreto Natale al vaglio delle regioni: inizia il braccio di ferro

Alla fine di un Consiglio dei ministri infuocato sul nuovo decreto, a spuntarla è la linea rigorista, che prevede lo stop agli spostamenti tra regione dal 21 dicembre al 6 gennaio e lo stop agli spostamenti tra comuni il 25, il 26 dicembre e il primo gennaio. Ma le regioni sono già sul piede di guerra: le loro osservazioni arriveranno entro le 12:00, in modo da passare al confronto Stato-Regioni alle 14:30. Il presidente della regione Liguria Giovanni Toti commenta: “Si prevede una mattinata davvero difficile”.

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“Si prevede una mattinata davvero difficile”, avvisa il presidente della regione Liguria Giovanni Toti, anche vice-presidente della Conferenza delle Regioni. Si apre così il confronto tra Stato e regioni riguardo al decreto che dovrà regolare le festività natalizie: già firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, passerà ora al vaglio del confronto Stato-Regioni prima di esser firmato definitivamente anche dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. E se è stata una notte infuocata all’interno del Consiglio dei ministri, fatta di duri scontri e disaccordi, il clima non sembra diventare più pacifico se si passa al confronto con le regioni. Tutte le regioni hanno infatti ricevuto la bozza del decreto nella notte. Ora le loro osservazioni arriveranno entro le 12:00, per poi passare al confronto con il governo alle 14:30. E Giovanni Toti anticipa già: ci sarà da discutere.

Le prime critiche

A confermare il piede di guerra anche il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana e il presidente della regione Puglia Michele Emiliano. Il primo commenta: “Ci mandano il testo del decreto alla sera tardi, sanno che il confronto tra le Regioni è fissato per le 10 del mattino e ci chiedono di dare risposta entro le 11?”. Ma il decreto suscita polemiche non solo per quanto riguarda la modalità del confronto, ma anche per quanto riguarda il contenuto. Michele Emiliano avrebbe definito “surreale” il divieto di spostamento tra comuni a Natale, Santo Stefano e Capodanno, ribadendo: “Il governo come è giusto che sia, fa a modo suo però le Regioni, ovviamente, hanno esigenze diverse” e “ci sono ci sono mille questioni che rischiano di essere sacrificate, anche ingiustamente e moltissimi sono i rischi di fare cose sbagliate proprio durante fase più delicata dell’anno sia per l’economia che per i rapporti personali”.


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Il decreto in breve

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Tra le misure previste dal decreto: una riconferma del sistema in tre fasce, coprifuoco in tutta Italia dalle 22 alle 5 di mattina (a Capodanno esteso fino alle 7 di mattina), ristoranti chiusi in zona gialla alle 18, vietati spostamenti tra regioni e province autonome dal 21 dicembre al 6 gennaio, se non per lavoro, salute e “situazioni di necessità”, oltre che per tornare nella propria residenza, domicilio o abitazione. Le misure si induriscono nei giorni caldi: vietato lo spostamento tra comuni a Natale, Santo Stefano e Capodanno. Su quest’ultimo punto si sarebbe già espresso il presidente della regione Liguria Giovanni Toti: “Non c’è buonsenso ma non senso. Se vostra mamma vive sola a Laigueglia ma voi abitate ad Alassio, scordatevi di trascorrere il pranzo di Natale con lei”.

Toti: “Alcune cose proprio non le capisco”

Il presidente della regione Liguria ospite a Stasera Italia avrebbe già commentato, nella serata di ieri, le prime indiscrezioni sul nuovo decreto: “Alcune cose, indiscrezioni sul nuovo Dpcm, proprio non le capisco. Spiegatemi perché un cittadino di una regione gialla non possa andare a festeggiare il Natale con un proprio familiare in un comune accanto? Non ha alcun senso“. Da lì l’anticipazione sullo scontro: “Se quello che sento sul Dpcm è vero, prevedo una notte e mattinata davvero difficili. Chiudere gli spostamenti tra regioni e comuni e tenere aperti alberghi e ristoranti di montagna non ha alcun senso, non avranno clienti. Con i comuni chiusi non si può fare nulla“.


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La mannaia sulle attività, soprattutto nei piccoli comuni

Un divieto di spostamento che, ribadisce Toti, va semplicemente a colpire i piccoli comuni, che spesso traggono affluenza anche dai comuni limitrofi: “Nessuna regione è scriteriata e vuole aprire tutto, ma sappiamo quanto valga socialmente il Natale per gli italiani. Anche a livello religioso ed economico. 20 giorni del Natale valgono 3 mesi per il commercio. Abbiamo chiesto un impianto misurato che tenga conto delle difficoltà del paese, abbiamo chiesto molte cose al Governo, soprattutto abbiamo chiesto equilibrio”. Poi ancora: “Spesso i ristoranti, specialmente nei piccoli paesi, accolgono clienti anche dai comuni vicini. Bisogna tenere conto di queste cose”. Infine, una nota sui ristori e sugli investimenti: “Il commercio in Liguria è difficile, così come del resto in tutto il Paese. I giornali – continua Toti – parlano di 5 milioni di nuovi poveri. Siamo in difficoltà vera, servono soldi a debito per surrogare investimenti pubblici per aumentare la competitività del paese. Non basta di certo dare un sussidio ad un proprietario di un negozio o di un ristorante per mantenere in vita l’attività ed evitare che chiuda”.

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