Coronavirus, come cambierà il lavoro dopo la pandemia

Quale sarà l’impatto del Coronavirus sul lavoro? Come cambieranno gli uffici? Come cambieranno le modalità lavorative? E per quanto tempo, soprattutto, dovremmo convivere con gli effetti della pandemia?

La parola d’ordine sarà reinventarsi. Lo è stata già, del resto, durante questi mesi che hanno messo a dura prova la tenuta del sistema economico e sociale. La pandemia ha travolto molti settori costringendo alla ricerca di nuove strade per non rimanere indietro e, in alcuni casi, per sopravvivere. Cosa resterà, quindi, di questi mesi? Secondo Andrea Garnero, economista della Direzione per l’occupazione, il lavoro e gli affari sociali dell’Ocse, il coronavirus ha cambiato strutturalmente il tessuto economico e così sono cambiate anche le modalità di spesa.

“Ci siamo abituati a fare shopping su internet e questo rimarrà. Abbiamo visto che non è indispensabile essere sempre presenti in ufficio e molti continueranno a lavorare da casa un paio di giorni a settimana”, dice l’esperto. Questo impatterà sulla domanda di alcuni servizi, come i negozi di quartiere. Infatti, chi lavorerà in smart working non farà pausa pranzo: di conseguenza, molti esercizi svuoteranno nelle ore di punta. E chi non recupera col delivery, rimane indietro.

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Ciò che con molta probabilità aumenterà sarà l’ e-commerce, che richiederà figure specializzate a tal proposito, dando così prova di essere alla digitalizzazione e al cambiamento tecnologico che ora, come non mai, si ritiene indispensabile. Il boom degli acquisti online che fa crescere la richiesta di operatori della logistica. I cambiamenti innescati dal Covid offrono insomma una serie di sbocchi e molti settori, del resto, stanno già cambiando strada. Si pensi ai ristoranti gourmet che gestiscono in proprio “le consegne a domicilio al mondo della moda convertito alle sfilate in formato digitale, mentre gli eventi business diventano giocoforza virtuali.”

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Tutte le aziende avranno bisogno di competenze nell’ambito della programmazione dell’e-commerce ma anche della logistica per le consegne a domicilio, continua Garnero. Serviranno più trasportatori ma chi lavorava in un negozio che chiude potrà “trasferirsi” nel mondo del web, trovando occupazione in quel campo. Inoltre, secondo le stime, serviranno sempre più badanti, infermieri, operatori socio sanitari. Il lavoro a distanza richiede asili nido ma anche baby sitter, mentre le lezioni online richiedono figure qualificate che seguano i ragazzi alle prese con le lezioni.

Inoltre, i sociologi concordano sul fatto che il lavoro a distanza favorirà i trasferimenti in provincia, soprattutto in centri vicini a una metropolitana o una stazione. Qui potrebbero svilupparsi spazi di coworking, cioè con uffici in affitto e servizi comuni, sostengono invece i sociologi. Si amplierà, quindi, l’offerta di servizi pubblici. Chi paga il prezzo più alto saranno i lavoratori di fascia intermedia: camerieri, commessi, addetti di palestre e centri benessere, collaboratori domestici.

I lavori ad alta specializzazione

Sul fronte opposto ci sono i lavori ad alta specializzazione. Qui la domanda è destinata ad aumentare. Gli informatici saranno sempre più richiesti. Saranno poi richiesti anche idraulici, elettricisti e meccanici che dovranno saper fare i conti con l’Internet delle cose, cioè quei sistemi collegati alla produzione di energia rinnovabile, le batterie per auto elettriche. Si chiameranno anche sociologi e psicologi, figure che potrebbero essere di supporto proprio in quei comparti che più ne hanno bisogno per ripartire al meglio senza trascurare la componente sociale.

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