Caso Regeni, la Procura egiziana non arretra: «Nessun colpevole, processo immotivato»

La Procura generale egiziana insiste: «Nessun colpevole riconosciuto, il processo resta immotivato». Dopo 4 anni nessuna verità per Giulio Regeni

Giulio Regeni

«Il procuratore generale ha annunciato che per il momento non c’è alcuna ragione per intraprendere procedure penali circa l’uccisione, il sequestro e la tortura della vittima, in quanto il responsabile resta sconosciuto». Lo afferma in un comunicato la Procura generale de Il Cairo, a proposito della recente chiusura dell’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

«Proseguire le ricerche»

Lo scorso 10 dicembre la Procura di Roma, guidata da Michele Prestipino, aveva infatti iscritto nel registro degli indagati quattro agenti dei servizi segreti egiziani. Ma la nota torna a sottolineare come il pg egiziano Hamada Al Sawi abbia «incaricato le parti cui è affidata l’inchiesta di proseguire le ricerche per identificare» i responsabili. E aggiunge: «Il procuratore esclude ciò che è stato attribuito a quattro ufficiali della Sicurezza nazionale a proposito di questo caso».

Giulio Regeni

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La banda di rapinatori

«Vista la morte degli accusati, non c’è alcuna ragione di intraprendere procedure penali circa il furto dei beni della vittima, il quale ha lasciato segni di ferite sul suo corpo», aggiunge il comunicato. Il riferimento è ai cinque componenti della «banda criminale» specializzata in rapine a «stranieri», «tra i quali un altro italiano» oltre a Regeni, ricorda la nota.

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Le forze di sicurezza avevano sgominato il gruppo in uno scontro a fuoco avvenuto il 24 marzo 2016 al Cairo. Le autorità egiziane sostengono che nel loro covo erano stati ritrovati i documenti di Regeni, tra cui il passaporto. Ma la versione non ha mai convinto gli inquirenti italiani. Già nel comunicato congiunto del 30 novembre con la Procura di Roma, quella egiziana aveva avanzato «riserve sul quadro probatorio», a suo dire costituito «da prove insufficienti per sostenere l’accusa in giudizio».

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