Alberto Genovese, l’interrogatorio: “Tutte prostitute, denunciato perché non ho pagato”

Alberto Genovese lascia la sua versione dei fatti nell’interrogatorio fiume durato più di cinque ore: “Erano tutte prostitute. Non l’ho pagata e mi ha denunciato. Sono stato punito”.

genovese interrogatorio

Prova a difendersi Alberto Genovese, mago delle startup arrestato a novembre 2020 per aver drogato e violentato una modella di 18 anni nel suo appartamento di Milano. Nell’interrogatorio fiume avvenuto dopo l’arresto e riportato sui verbali, Genovese lascia la sua versione dei fatti: “Sono stato punito. Mi ha denunciato perché non ho pagato”, spiega riferendosi alla vittima. Ma in quelle ricostruzioni, l’imprenditore alterna momenti di lucidità e di confusione, confessando di non essere più in grado di distinguere la realtà dalla finzione: “Il mio è il cervello di un tossicodipendente“.

Interrogatorio Genovese: lucidità e confusione, voci e allucinazioni

L’interrogatorio di Alberto Genovese davanti ai pm milanesi si è svolto il 18 novembre 2020, a 12 giorni dall’arresto. Cinque ore e mezza fatte di domande e risposte, durante le quali i legali Luigi Isolabella e Davide Ferrari chiedono un rinvio per le cattive condizioni dell’imprenditore, dovute al carcere e all’astinenza. E a raccontare di come la sua vita è stata rovinata, distrutta dalla dipendenza da droga, è stato lo stesso imprenditore.

Era agosto del 2015, quando ha “cominciato a pippare”: dopo due anni, l’abuso lo porta ad allontanarsi dal lavoro. Ora le sostanze di cui non può far a meno lo tormentano: gli fanno sentire le “voci”, fare cose “che non mi sarei mai sognato di fare”, non gli permettono più “di distinguere la realtà dalla finzione”. Per questo chiede “pazienza e comprensione” ai pm: “Il mio è il cervello di un tossicodipendente”, dichiara.

“Tutte prostitute”, Genovese “denunciato perché non ha pagato”

Forse una paranoia derivata dall’abuso di sostanze, ha fatto confessare all’imprenditore – sempre durante l’interrogatorio – di come quel circolo di gente di cui si circondava fosse in realtà più attratto dal suo denaro che dalla sua amicizia. Non diversamente dalle ragazze che andavano a “Terrazza sentimento”, spiega Genovese, mentre è convinto che “fossero tutte prostitute” – inclusa la modella 18enne. “Non capisco se ci fosse una sorta di macchina succhia-soldi intorno a me e questa cosa mi fa stare male”, ha raccontato l’imprenditore ai pm.

Ma in merito alla notte di violenza, dichiara di avere “ricordi molto confusi“. L’accusa, che ha in mano le videoregistrazioni, sostiene che Genovese abbia stordito la ragazza con un mix di droghe e abbia abusato di lei anche quando la giovane gridava di smettere. Per Genovese, però, le cose sarebbero andate diversamente. Sarebbe stata la modella a proporgli “un affare”: “Dammi 3.000 [euro, ndr] e puoi fare tutto quello che vuoi“.

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“Ho preso i soldi dal comodino e glieli ho contati”, spiega ai pm l’imprenditore. E prosegue: “Lei è andata in bagno, credo a contarli. Ricordo che è tornata dal bagno nuda e con la borsetta mi ha detto ‘eh, eh’. Allora sono andato nello studio, ho preso un’altra manciata di soldi, forse una mazzetta intera di 10.000. Lei si è stupita dicendomi ‘figuriamoci se non hai mai pagato una prima’. Io cerco di illudermi che non ci sia una correlazione diretta tra il fatto che faccio loro dei regali e il fatto che stanno con me”.

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Per altri 500 euro, poi, Genovese le avrebbe chiesto se sarebbe stata disposta a “farsi legare” e ad urlare – “ma non tanto da essere sentita dal condominio”. Dopo aver consumato la presunta violenza, all’imprenditore però sorgono dei dubbi sulla reale età della ragazza: “Ero terrorizzato perché avevo fatto sesso con una prostituta minorenne. Ho bruciato i soldi con un cannello da cucina”, spiega l’indagato, che parla anche del preludio di una “tragedia”.

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Dopo qualche giorno, Genovese scopre che la giovane è in realtà maggiorenne, e sentendosi “sollevato” manda alla ragazza, tramite Leali, 8mila euro. “Uno dei ricordi più dolorosi per me in carcere è stato sentire da Daniele di stare tranquillo, che tutto era a posto, che i soldi non li aveva voluti, che anzi sarebbe venuta in vacanza assieme a noi, che tutto era risolto”. Invece, prosegue l’imprenditore, la modella lo aveva denunciato appena uscita dal suo appartamento, rivolgendosi a una volante fermata in strada. La “tragedia” ha inizio con la sua “punizione” per non averla pagata.

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