Conte ter e variabile Alfonso Bonafede: la scomoda posizione del M5S

Prosegue la crisi di governo, ora anche formalizzata attraverso le dimissioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Le dimissioni sono state caldeggiate dalle forze di maggioranza prima della relazione sulla giustizia del ministro Alfonso Bonafede prevista tra il 27 e il 28 gennaio. La votazione avrebbe un pallottoliere estremamente fragile. Le dimissioni di oggi avrebbero quindi lo scopo di mettere al riparo l’esecutivo, attraverso la speranza di un reincarico. Ma qual è il ruolo del M5s all’interno di questo quadro?

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MeteoWeek.com (da Getty Images)

Sono previste per oggi, 26 gennaio, le dimissioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il premier salirà al Colle, si dimetterà, riferirà sulla situazione della crisi politica (ora anche formalizzata) e attenderà un possibile reincarico da parte del presidente della Repubblica. Proprio Mattarella, però, in quel frangente dovrà dare inizio al giro delle consultazioni con tutti i gruppi parlamentari, per verificare che l’ipotesi Conte ter sia veramente la più conveniente. La decisione finale del Quirinale non è scontata: molto dipenderà dalle sicurezze che sarà in grado di fornire Conte, dal tipo di rapporto che intenderà instaurare con Italia viva, e soprattutto da cosa riferiranno i gruppi parlamentari interpellati da Mattarella. Ancor di più, da cosa riferiranno i cosiddetti “responsabili”. L’intera manovra è stata organizzata nella giornata di oggi proprio per cercare di blindare Conte da un’eventuale debacle. La spada di Damocle che pende sulla sua testa è rappresentata la relazione sulla giustizia del ministro Alfonso Bonafede, prevista tra il 27 e il 28 gennaio in Senato. La votazione rischia di essere sfavorevole, considerando il voto contrario già annunciato da Italia via. Una prima prova che dimostrerebbe la debolezza del governo a Palazzo Madama, e che rischierebbe di trasformarsi in una delegittimazione politica importante. A rischiare è soprattutto il Movimento 5 stelle, che in una sola contingenza storico-politica vede sotto attacco il premier scelto dal Movimento e un suo ministro chiave.

Il M5s sotto attacco, anche Alfonso Bonafede a rischio

Per questo i grillini cercano di blindare, per quanto possibile, il loro ministro. In una nota i deputati e le deputate del Movimento 5 Stelle, componenti della Commissione Giustizia della Camera, ribadiscono: “Il lavoro del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per migliorare e riformare il campo della giustizia è sotto gli occhi di tutti. Il Paese sta attraversando un momento complicato, ma anche in questo difficile anno, dove i tribunali sono rimasti chiusi a causa della pandemia, la giustizia non si è mai fermata ed è stato portato avanti un grande lavoro per aumentare notevolmente la digitalizzazione del processo“. Così il Movimento prende tempo, anche facendo sapere che la relazione sulla giustizia potrebbe slittare in Senato. Lo spostamento sarà deciso dai capigruppo di Palazzo Madama e sarebbe legato a impregni del ministro Alfonso Bonafede.

Intanto il Movimento serra le fila, almeno ufficialmente, e nella nota scrive ancora: “Ci sembra alquanto paradossale quindi, minacciare di non votare la relazione annuale sullo stato della giustizia, senza nemmeno averla ascoltata. Unitamente alla maggioranza e al ministro Bonafede abbiamo fatto molto, dalla legge anticorruzione, alla riforma del voto di scambio politico-mafioso, alla legge sulla class action fino al Codice rosso. Abbiamo un grande lavoro da portare avanti, soprattutto perché unitamente al Recovery Plan dobbiamo proseguire con la riforma della Giustizia per accedere ai finanziamenti europei. Non possiamo sprecare questa occasione e bloccare il nostro Paese a causa di dannosi personalismi. Proseguiamo con il nostro lavoro per migliorare il Paese e sostenere i cittadini“.

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I no per Bonafede

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Eppure, nonostante le parole del Movimento, Bonafede sembra destinato a incassare più no che sì. E questa contrarietà è sintomatica non solo di possibili critiche nei confronti dell’operato di governo e ministro, ma anche nei confronti della linea politica dichiarata del Movimento: una linea giustizialista che ha sempre incontrato l’opposizione dei movimenti garantisti, tra cui Forza Italia e Italia viva. Infatti il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri fa sapere al Tg2: “Forza Italia boccerà la malagiustizia di Bonafede e con il centrodestra unito contesta Conte che preferisce il mercato delle vacche al reperimento dei vaccini per la salute degli italiani“.

Intanto anche il senatore Pier Ferdinando Casini ribadisce un’apertura all’ascolto, ma l’intenzione di un voto contrario: “Lo ascolterò con attenzione, ma escludo di poter votare a favore. Sulla giustizia l’esecutivo non si è mosso. Aspettiamo ancora la Commissione tecnica sulla prescrizione che aveva promesso il presidente Conte, per non parlare delle intercettazioni i cui abusi continuano a piene mani e della vicenda non chiarita della rivolta nelle carceri. No, per quanto mi sforzi di essere generoso non potrò certo votare a favore“. Poi c’è Italia viva, che ha già fatto sapere di voler votare contro, ma non sono escluse sorprese in caso di risoluzione lampo della crisi politica attraverso una compagine che magari possa inglobare nuovamente il partito di Matteo Renzi.

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I rischi

Il rischio per il Movimento è alto, e lo sottolinea lo stesso Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri del M5s: “Di fatto sfiduciare un ministro significa che lo stai bocciando in aula. In questo caso, oltre che ministro, Bonafede è capo delegazione del M5s, il che significa dichiarare guerra al M5s“. Di fatto, ma questo il M5s non lo dice, il Movimento si ritroverebbe ad essere doppiamente sotto attacco da parte di una porzione consistente del parlamento: nella fiducia risicata strappata da Conte e nella eventuale votazione sfavorevole sul lavoro del ministero della Giustizia. Oltretutto, la posizione di Italia viva rischia di rendere sempre più complesso operare una riapertura del dialogo con la maggioranza. Per questo il problema va risolto prima, e va risolto alla svelta.

Per questo anche il segretario Pd Nicola Zingaretti fa quadrato intorno a Conte: va blindato e va blindato prima di un altro segnale di sfiducia. Pena: lo sgretolamento del M5s. E di conseguenza lo sgretolamento di ogni ipotesi di maggioranza che si regga all’interno del perimetro attuale. Il segretario ribadisce: “Bisogna uscire da questa situazione. Va evitato e per farlo il Pd si sta adoperando per garantire un governo autorevole e con una base parlamentare ampia, europeista. Risolvere problemi non vuol dire baci e abbracci ma impegnarsi con Conte visto che ha avuto la fiducia poco tempo fa, per un governo ampio ed europeista“. Dall’altro lato a lanciare un appello a Renzi è anche Goffredo Bettini, che ribadisce: “Ora Renzi dimostri effettivamente di avere il senso non dell’errore ma un po’ del salto nel buio che lui ha procurato e incominci in Parlamento a dare qualche segnale, se ci sono delle aperture” nella relazione del ministro Alfonso Bonafede sulla giustizia. Al momento sembra che questi appelli siano destinati a cadere nel vuoto. L’attuale maggioranza poggia su una bomba a orologeria. Resta da capire se riuscirà a disinnescarla prima che sia troppo tardi.

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