Secondo giorno di consultazioni: a che punto eravamo e cosa accade oggi

Previsto per oggi il secondo giorno di consultazioni al Quirinale: i gruppi parlamentari in calendario incontreranno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per riferire le loro posizioni in merito alla crisi di governo e per indicare eventuali candidati premier. Stamattina saliranno al Colle le Autonomie e il Misto, oltre alla nuova componente degli Europeisti. Nel pomeriggio sarà il turno di LeU, Italia viva e Partito democratico. 

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Nella giornata di oggi si entra nel vivo delle consultazioni al Quirinale. Ieri sono stati ricevuti da Mattarella i presidenti di Senato e Camera, rispettivamente Maria Elisabetta Casellati e Roberto Fico. Oggi, invece, il calendario fitto prevede diversi incontri con vari gruppi parlamentari. La mattinata sarà segnata dagli incontri con le Autonomie, il Misto e gli Europeisti (la nuova componente parlamentare Europeisti-Maie-Centro democratico). Previsto alle 11:10 anche l’incontro con Più Europa-Azione e Radicali italiani. Mentre il pomeriggio saliranno al Colle LeU, Italia viva e Pd. Durante le consultazioni i vari gruppi parlamentari incontreranno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per riferire la loro posizione sulla crisi di governo, e per indicare eventuali candidati premier. Intanto Pd e M5s serrano le righe e ribadiscono: il nome che faranno al Colle è quello di Giuseppe Conte. Si incrinano però i rapporti tra M5s e Matteo Renzi, rapporti necessari per tenere in piedi un Conte ter in assenza di ulteriori responsabili. Resta fondamentale, dunque, comprendere le evoluzioni e le dichiarazioni rilasciate nella giornata di ieri e di oggi.

Dove ci eravamo lasciati

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Stando a quanto riportato dall’Ansa, durante le consultazioni di ieri, la conversazione tra il presidente della Repubblica e i presidenti di Camera e Senato sarebbe stata molto fitta e interlocutoria. Al termine delle consultazioni, Casellati avrebbe preferito non rilasciare dichiarazioni, mentre il presidente della Camera Roberto Fico avrebbe semplicemente ribadito: “Siamo tutti al lavoro per il bene del Paese“. Intanto tutto intorno aumenta l’agitazione. Iniziano a spuntar fuori altri nomi, oltre a quello di Conte. Per un po’ si parla di Gentiloni, di Franceschini, di Luigi Di Maio. A rispondere all’ipotesi Di Maio è proprio Teresa Bellanova, ex ministra di Italia viva, che ribadisce: Italia viva non pone veti, neanche sull’attuale ministro degli Esteri. Immediata la reazione di Di Maio: “Tirano in ballo il mio nome col chiaro intento di mettermi contro il presidente Conte. Sanno benissimo che sto lavorando al fianco con lui, con la massima lealtà, per trovare una soluzione a questa inspiegabile crisi“. In realtà, da Italia viva sarebbero usciti anche altri nomi. Maria Elena Boschi ad esempio ha nominato l’opzione Paolo Gentiloni.

Un nome recepito con apprensione dal Pd, che fiuta la trappola: l’intento di queste dichiarazioni sarebbe quello di destabilizzare la maggioranza per dare il colpo di grazia all’esecutivo. Ma Ettore Rosato (Iv) ribadisce che il partito non farà né nomi né veti, all’incontro con Mattarella porterà punti programmatici: “Se Mattarella dovesse chiedere se siamo disposti a un Conte Ter? Risponderemo che a qualunque presidente del Consiglio presenteremo le nostre richieste”. Intanto il M5s conferma di voler fare solamente il nome di Conte, e la stessa rassicurazione arriva dal Pd. La direzione nazionale Pd ha dato il mandato al segretario dem Nicola Zingaretti: il nome da fare è quello di Conte. Durante la direzione Pd Zingaretti avrebbe anche toccato il nodo Italia viva: “Il tema del rapporto con Iv non ha nulla a che vedere con il risentimento per il passato ma di legittimi dubbi fondati per il futuro. Nessun veto ma un aspetto politico da tenere in considerazione perché verremo giudicati in merito alla sincerità e credibilità delle parole per definire il governo che decideremo insieme di sostenere“.

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Gli aggiornamenti di oggi

A proposito delle consultazioni di oggi, il ministro delle Politiche Ue Enzo Amendola ha commentato a Omnibus su La7: c’è “l’obbligo di scandire bene le idee, per rispetto del presidente della Repubblica. Noi lavoriamo per l’interesse generale, per trovare punti di equilibro. Io non so interpretare Renzi, ma siamo chiamati ognuno a dire quello che pensiamo. Quando si sale al Quirinale, al di là dei temi, è evidente che si deve dire come si forma una maggioranza e l’unico punto di equilibro è quello di avere Conte con una coalizione larga, ampia, che si ricalca su quella da cui veniamo“. Poi i dubbi sulla tanto chiacchierata maggioranza Ursula: “Io ho dei dubbi, vedo il centrodestra molto compatto non su una apertura e una collaborazione ma sulla richiesta unanime di elezioni anticipate. Credo che in Forza Italia siano ancora dentro un quadro a leadership Salvini-Meloni, non vedo segnali per lavorare“.

E proprio a proposito di compagine di centrodestra e di Salvini, a commentare con una sterzata è anche il leader della Lega, che lascia cadere: “La prima opzione che portiamo al Colle venerdì è il voto, ma non è l’unica“. Poi ancora: “A Mattarella diremo che le scene che stiamo vedendo sono aberranti, i senatori in vendita non è cosa dignitosa, chiederemo al capo dello Stato se questo Parlamento può garantire una maggioranza solida, se la risposta è sì, per me l’unica possibilità, all’interno di questo Parlamento, è un governo a guida centrodestra“. Insomma, per Salvini non ci sono solo le elezioni per passare alla ribalta.

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Si espone anche Matteo Renzi, che su Facebook non risparmia critiche sul gruppo degli Europeisti: “Mentre in Parlamento assistiamo a un autentico scandalo che è quello di far passare delle persone non su un’idea ma su una gestione opaca delle relazioni, alla creazione di gruppi improvvisati, siamo qui a dire con forza che noi abbiamo rinunciato alle poltrone per far valere le nostre idee“. Insomma, i nodi sembrano ancora tutti da sciogliere, ognuno ha il suo, in contraddizione con l’altro. Resta da vedere se e come verranno sciolti, il tempo è poco. Mattarella dovrà trovare un punto di equilibrio all’interno di questa matassa politica, un baricentro in grado di fornire un minimo di stabilità al Paese. E non è detto che – laddove le vecchie forze di maggioranza siano ancora così prese dai dissidi interni -, non è detto che questo baricentro non possa esser trovato al di fuori. Il Colle è stato chiaro: o la vecchia maggioranza si fonda su basi solide o si dovranno valutare altre ipotesi di governo.

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