Salvini: io Ministro? Spero. Se me lo chiedono non dico di no

Il leader della Lega, Matteo Salvini, nelle registrazioni di “Porta a Porta”, in onda su Rai 1, ha dichiarato: ” Spero di fare il ministro perché lo facevo prima e ho detto basta perché non c’erano più le condizioni per farlo. Io ho detto a Draghi: ‘la nostra fiducia è in lei’, non ho presentato una lista di ministri, otto segretari. Ovviamente come Lega, se diamo fiducia, contiamo di partecipare alla rinascita del Paese.” Salvini già lo aveva accennato il 9 febbraio, ospite in tv a “Fuori dal Coro”: “Sono spalle larghe però posso essere rimproverato di tutto tranne che di mancanza di coraggio. Quindi se mi venisse chiesto di dare il mio contributo, sia chiaro in base alle mie competenza perché non sono uno di quei politici onniscienti buoni per tutte le poltrone, sicuramente non mi tirerei indietro.” Sembra che Salvini, dunque, non veda l’ora di partire, avendo già pronti i suoi temi caldi: “Noi abbiamo portato la proposta di aumentare il regime forfettario, quindi la flat tax, fino a 100.000 euro per uno dei settori più colpiti, quindi partite iva, artigiani, commercianti, piccoli imprenditori e abbiamo portato la proposta di pace fiscale per la rottamazione di 50 milioni di cartelle di Equitalia, che rischiano di devastare la vita di milioni di famiglie. Non sono affezionato a termini, ma chiediamo un importo limitato delle cartelle per fare respirare milioni di famiglie: non si parla di evasori ma di persone che hanno sofferto un anno complicato.”

Salvini

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Il leader della Lega, dunque, ha scommesso su Draghi proprio perché aveva sposato il progetto di Giorgetti: quello di accreditare la Lega come forza governista, seguendo le richieste dell’elettorato del Nord, degli imprenditori di riferimento, rispondendo alla chiamata post-guerra del Capo dello Stato. E guardando a Draghi come a una sponda amica, anche quando si dovrà votare per il prossimo Capo dello Stato.  Salvini c’è, lo conferma e sottoscrive: “Se Draghi chiede una mano, noi ci siamo“. Tuttavia, il Pd è per il no a Salvini, non ritiene certo utile bissare i tempi del compromesso storico e di un governo costituente, con De Gasperi e Togliatti attorno allo stesso tavolo.

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