Salvini e Berlusconi, entrare in maggioranza è stato un errore. Ecco perchè

Il discorso con cui Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha spiegato la scelta di stare all’opposizione evidenzia il paradosso della presenza di una parte di centrodestra al governo.

“Ci sedemmo dalla parte del torto perchè tutti gli altri posti erano occupati”: parte citando Bertold Brecht, e poi prosegue come un treno, travolgendo tutti. Compreso il resto del centrodestra. Giorgia Meloni, nel suo intervento alla Camera per argomentare il “no” di Fratelli d’Italia al governo Draghi, ha segnato un passaggio importante della storia della destra parlamentare italiana degli ultimi anni. Ha iniziato parlando di coerenza, sottolineando l’assurdità di un governo che se non fosse per la scelta del suo partito sarebbe senza opposizione.  E nel fare questo pone una “grande questione politica”, come lei stessa la definisce.

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Che però non è quella delle anomalie democratiche dell’Italia al tempo di Draghi: ma è sull’esistenza stessa del centrodestra, e quindi sulla sua leadership. Ascoltando per intero l’intervento della presidente di Fratelli d’Italia onestamente non c’è niente da poter contestare: la sua è una lettura lineare, ovviamente dal punto di vista del suo posizionamento politico. Dalle considerazioni su questa maggioranza ampia ed eterogenea alle critiche nei confronti della mancanza di discontinuità del governo, fino ad arrivare ai nomi: Di Maio, Speranza e sopratutto Domenico Arcuri. Perchè ancora loro? Non c’era di meglio da proporre agli italiani? Non avrebbe dovuto essere il “governo dei migliori”?

Domande legittime, “politiche”, che tanti italiani avrebbero voluto rivolgere a Mario Draghi. Lo ha fatto lei, confermando un dato evidente fin da subito ma che potrebbe diventare nei mesi clamoroso: la decisione di FdI di restare all’opposizione pagherà tanto. Tantissimo. Lo dimostrano, per quel che possano valere, i commenti ai video del discorso della Meloni che circolano sui social: “Ho votato Salvini, dovevo votare te”.  Ma non c’è solo la coerenza politica: c’è la strategia. Lo spiega la stessa Meloni, in una parte del suo intervento fondamentale: “Scegliamo di denunciare l’ipocrisia di una sinistra che usa il rischio del Covid per scampare a ben altro rischio: la possibilità che un centrodestra vincente alle urne possa eleggere un Presidente della Repubblica indisponibile a tenere il Pd al governo anche se perde continuamente alle elezioni” .

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Passaggio delicato e politicamente rilevantissimo: se Lega e Forza Italia avessero scelto di non sostenere Draghi si sarebbe, probabilmente, andato a votare. Scenario complesso, data la pandemia in corso, e che il presidente Mattarella ha espressamente chiesto di evitare. Ma la possibilità c’era, ed avrebbe rappresentato una possibilità storica per il centro destra, che secondo tutti i sondaggi avrebbe senza dubbio i numeri per governare. La possibilità di eleggere, con una forte maggioranza parlamentare, il nuovo presidente, scegliendolo magari un pò più “vicino” rispetto a Sergio Mattarella ma sopratutto a Giorgio Napolitano. Perchè se è vero che il capo dello Stato è per definizione super partes, è altrettanto vero che le sfumature contano molto. E quelle espresse da un presidente della Repubblica nel momento di affidare un mandato fanno ovviamente la differenza. Tutto questo non avverrà, come è anche logico che sia: è il covid, purtroppo, a dettare l’agenda politica. Ma l’intervento della Meloni in aula di ieri ha detto che nel centrodestra è in corso una transizione: Giorgia Meloni ha imboccato la strada per un leadership che a questo punto sembra sempre più possibile. Sostenere il governo Draghi ha un costo: le scelte finora espresse indicano che – al momento – non c’è troppa discontinuità con il precedente. Ed è un problema per Berlusconi e Salvini: perchè se non avviene un cambio di marcia la loro “scelta patriottica” potrebbe sembrare sempre di più ad una delega in bianco a Bruxelles. Inaccettabile, per la maggior parte dell’elettorato di centro destra, molto polarizzato. Che però avrebbe subito la possibilità di scegliere un partito, FdI, e sopratutto una Leader, Giorgia Meloni, già pronta al ruolo.

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