La debolezza del nostro welfare: i problemi del sistema socio-sanitario che ci ha mostrato la pandemia

Ad un anno dal primo caso di Covid19 a Codogno e dalla prima vittima a Vò euganeo, il nostro sistema ancora combatte con la pandemia. In questi 12 mesi abbiamo constatato le insufficienti del Sistema Sanitario Nazionale, vittimo dei tagli alla sanità da circa 20 anni. Un governo che ha fallito, una crisi di governo e un governo tecnico oggi ci mostrano l’impreparazione della nostra classe dirigente. La necessità di un nuovo welfare da cui ripartire. 

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E’ passato un anno da quando i due turisti cinesi sono stati ricoverati allo Spallanzani di Roma e dal primo caso italiano Matteo di Codogno e un anno dalla prima vittima a Vo’ Euganeo in Veneto. Da quel giorno in cui il Covid è entrato in Italia e ha iniziato a spargersi per il paese.

Questa tragedia che si è trasformata in un incubo nel giro di pochissimo tempo ci ha messo di fronte a delle carenze strutturali impossibili da evitare. Non eravamo pronti. Un sistema sanitario che si è trovato ad affrontare questo virus in modo del tutto impreparato. I ritardi nella fornitura delle mascherine e di tutti i Dispositivi di protezione individuale non hanno fatto altro che accelerare la corsa del virus. Protocolli che cambiavano di continuo e insufficienti perchè non vi era un piano pandemico aggiornato.

La classe dirigente non sa come comportarsi, trovandosi di fronte a qualcosa di inaspettato, non previsto e non calcolato. Molti sono stati gli errori che forse avrebbero evitato qualcosa. La Lombardia insieme alle altre 15 province vengono chiuse l’8 marzo, poi tutto il Paese crolla nel lockdown, si blocca, insieme all’economia e alla produzione. Le terapie intensive si intasano e gli ospedali collassano. Ma da maggio iniziano le riaperture e la situazione sembra essere tornata alla normalità. Ma abbiamo visto come la leggerezza di riaprire tutto, discoteche comprese ed essere troppo superficiali, ci sia costato caro. Ad ottobre torna galoppante il virus e la seconda ondata sembra peggio della prima e i numeri lo dimostrano. 

Le debolezze del nostro sistema socio-sanitario che la pandemia ci ha svelato

Ad oggi si combatte ancora tra restrizioni, piano vaccinale e crisi economica. La pandemia ha messo il paese in ginocchio. I bonus non bastano e la cassa integrazione non arriva, attività chiuse che probabilmente non potranno riaprire più, lavoratori che rischiano la disoccupazione e l’inoccupazione alle stelle. Questa emergenza sanitaria ci ha posto davanti ad un’insostenibile verità. Il nostro paese non era pronto né capace di affrontare una pandemia simile.

Gli ospedali al collasso sono stati il simbolo di un welfare che fa acqua da tutte le parti. La debolezza del welfare italiano è causato da anni di sotto finanziamento del Sistema sanitario nazionale, i servizi educativi e sociali che sono stati abbandonati. Il Covid ci ha mostrato la necessità di intervenire sul welfare e sulle strutture socio-sanitarie pubbliche che purtroppo in questi anni hanno lasciato troppo spazio a quelle private. Questo forte squilibrio tra pubblico e privato negli ultimi 20 anni ha portato a questa impreparazione degli ospedali oggi.

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Come ha in programma il premier Draghi, va rafforzata la rete sanitaria territoriale per un sostegno maggiore a livello capillare sul piano socio-sanitario. Questo alleggerirebbe, e avrebbe alleggerito anche in pandemia, un peso sugli ospedali pubblici. Un altro tema che ha gravato sull’organizzazione e sulle decisioni è stato lo scarso o assente o conflittuale confronto e coordinamento tra Stato e Regioni. Gli effetti di questo divario si stanno palesando anche oggi con la corsa all’acquisizione dei vaccini da parte di alcune regioni più forti economicamente. Questo crea un divario maggiore tra le regioni anche a livello sanitario e quindi mette in dubbio un sistema di natura nazionale. I divari tra territori andrebbero ridotti anche con un rapporto di maggiore coesione basato sulla sussidiarietà e collaborazione tra vari enti e territori.

Un nuovo welfare da cui ripartire per l’Italia

Un punto essenziale da cui partire per Mario Draghi e ripartire per l’Italia. La riforma e la riorganizzazione del welfare italiano è fondamentale per evitare che accada di nuovo ciò che è accaduto durante questo anno di pandemia, e che ancora sta accadendo. La pandemia non poteva essere certo fermata ma la sua corsa poteva essere attenuta e bloccata, si poteva intervenire preventivamente perché anche se una pandemia del genere non si vedeva dalla Spagnola, abbiamo avuto a che fare con altri virus come la Sars nel 2003.

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Un piano pandemico va previsto per essere pronti e affrontare e gestire una pandemia con metodo. Il sistema sanitario presentava già molte falle su tutto il territorio italiano, ma questa emergenza ci ha piegato di fronte ad una debolezza strutturale su cui intervenire. Le disuguaglianze – già presenti – del welfare sanitario e anche sociale devono essere ridotte se non azzerate. Oggi le differenze tra regioni è abissale e non solo a livello sanitario e assistenziale ma anche sociale. Non c’è bisogno di bonus ma di un sostegno reale derivato da investimenti atti a rinforzare la rete sociale.

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