Annullate le condanne a carico di Lula. Ora torna in campo e attacca Bolsonaro

Luiz Inacio Lula da Silva, l’ex presidente del Brasile, torna a parlare dopo l’annullamento delle sentenze di condanna a suo carico da parte della Corte Suprema. “Sono passati quasi tre anni dal momento in cui sono uscito da questo sindacato per consegnarmi alla polizia federale. Sapevano che stavano arrestando un innocente. Ero sicuro che questo giornata sarebbe arrivata. Ed è arrivata“, ribadisce Lula. Ora sale l’attesa per le elezioni 2022, quando lo scontro tra titani (Lula-Bolsonaro) potrebbe diventare concreto. 

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Per la prima volta la verità ha avuto la meglio“. Sono queste le parole di Luiz Inacio Lula da Silva, l’ex presidente del Brasile, che riconquista i suoi diritti politici. Lula era stato condannato prima a 9 e poi a 17 anni di reclusione. L’accusa? Corruzione. L’intero caso era stato montato attorno alla presunta proprietà di un lussuoso appartamento a Guarujà che, stando alle incriminazioni del procuratore Sergio Moro, sarebbe stato donato dal colosso delle costruzioni Oas in cambio di commesse con la compagnia petrolifera Petrobas. Tuttavia, l’intero processo fu avvolto da corposi dubbi sulla solidità delle indagini. Nel 2019 emersero anche messaggi che Moro scambiò con i Pm coinvolti. Il magistrato nei messaggi forniva istruzioni per poter garantire una sentenza che avesse uno scopo ben preciso: impedire a Lula di presentarsi alle elezioni del 2018 . Dopo l’esclusione dell’ex presidente, venne eletto il leader dell’estrema destra Jair Bolsonaro. Non a caso, Sergio Moro divenne poi ministro della Giustizia nel governo Bolsonaro, una carica alla quale rinunciò nell’aprile 2020 a causa di “divergenze con il presidente“. Non a caso Moro, a sua volta, fu accusato di aver cercato di pilotare l’inchiesta per motivazioni politiche. Lula comunque finì in prigione fino al giorno della sua scarcerazione, nel novembre 2019.

Ora arriva un’ulteriore evoluzione, che potrebbe determinare le sorti dell’intero Brasile: lunedì scorso il giudice del Tribunale Supremo Federale del Brasile, Edson Fachin, ha annullato le sentenze emesse dal 2017 contro l’ex presidente nell’ambito delle indagini sull’operazione Lava Jato, la grande inchiesta che potrebbe rappresentare il corrispettivo del nostro Mani Pulite. A ribaltare la situazione è dunque l’ultima decisione di Fachin: il tribunale federale di Curutiba che aveva emesso le sentenze, secondo il giudice del Tribunale Supremo, non ne aveva la giurisdizione. Si trovava al di fuori del suo territorio di competenze. L’annullamento delle sentenze sarebbe motivato, dunque, da un vizio di forma. Una svolta non da poco, che al momento riattribuisce al leader di sinistra i suoi diritti politici: Lula potrà candidarsi alle elezioni 2022.

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Lula torna all’attacco, ma non pensa ancora alla candidatura

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Sono vittima della maggiore menzogna giuridica raccontata in 500 anni di storia“. Sono queste le parole dell’ex presidente del Brasile, che in conferenza stampa presso il Sindacato dei metalmeccanici di San Bernardo do Campo torna a ribadire: “Per la prima volta la verità ha avuto la meglio. Sono passati quasi tre anni dal momento in cui sono uscito da questo sindacato per consegnarmi alla polizia federale. Sapevano che stavano arrestando un innocente. Ero sicuro che questo giornata sarebbe arrivata. Ed è arrivata“. Lula non ha perso lo smalto. E’ invecchiato, certo, ma il suo orizzonte politico è ancora ben chiaro. Così come i suoi nemici. “Abbiamo un astronauta al governo. Il ruolo di un presidente è quello di avere cura della propria gente, non di dire baggianate“. Poi, a proposito dei vaccini e della pandemia: “Non mi importa da che Paese arriva, l’importante è vaccinarsi, perché il vaccino è una delle cose che possono liberarci dal Covid. Non state dietro alla decisione imbecille del presidente della Repubblica o del ministro della Salute, vaccinatevi!“.

Eppure, Lula sembra non voler pensare alle elezioni 2022: “In questo momento la mia testa non ha tempo per pensare a una candidatura“. Anche perché l’annullamento della sentenza non corrisponde a un vero e proprio caso chiuso. Fachin ha fatto sapere che i casi saranno inviati a un tribunale federale nel distretto federale del Brasile. Eppure, emerge anche qualche voce che già evoca una completa archiviazione. Tra queste, la voce di Deltan Dallagnol, a capo della task force di Lava Jato, che ha commentato: la sentenza potrebbe chiudere l’intero caso contro l’ex presidente perché ormai prescritto. In molti sottolineano, invece, quanto sia probabile un futuro intervento del Procuratore generale del Brasile, Augusto Aras, vicino a Bolsonaro. Insomma, Lula al momento può tirare un sospiro di sollievo, ma la strada verso il 2022 è ancora lunga.

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L’incognita 2022

Intanto, però, l’attenzione cresce, è evidente. Il Brasile torna in fermento, gli oppositori politici di Bolsonaro ritrovano un ex presidente che nel 2010 lasciò la presidenza con un indice di gradimento di oltre l’80%. Lula ora potrebbe tornare in campo, dopo una storia dai contorni contraddittori: l’ex presidente cavalcò un boom economico importante nel Paese, che gli consentì di varare importanti riforme a favore delle fasce sociali più svantaggiate. Poi la crisi economica che travolse “l’erede” di Lula, Dilma Rousseff. Infine, gli scandali di corruzione che – inutile negarlo – travolsero anche il suo Partito dei lavoratori. Ora, stando a quanto riportato dal Corriere, in base agli ultimi sondaggi Lula otterrebbe il 50% delle preferenze, contro il 38% di cui potrebbe godere Bolsonaro.

Intanto Lula da un lato colpisce, dall’altro ritrae la mano, affermando di non voler pensare a una sua possibile candidatura. Eppure, in un’intervista rilasciata il 5 marzo al quotidiano spagnolo El Paìs non nasconde il suo ottimismo: sono “molto ottimista e fiducioso che presto il Pt potrà tornare al potere”, aveva detto. Tuttavia, un ultimo dato va evidenziato: il Pt dovrà confrontarsi non solo con Bolsonaro, ma anche con un elettorato sicuramente più scoraggiato rispetto ai tempi d’oro e con un partito più debole rispetto alla forza sovversiva degli albori. Il Pt, inoltre, intanto ha conosciuto nuove evoluzioni. A proposito dell’annullamento della sentenza fa sapere: Lula torna candidabile, ma questo non vuol dire che sarà automaticamente il candidato del Pt. Nel frattempo l’ex presidente ha raggiunto i 75 anni di età e potrebbe anche decidere, semplicemente, di appoggiare Fernando Haddad, il candidato Pt già sostenuto in passato. Insomma, Lula può tornare in campo, ma questo non vuol dire che lo farà sicuramente. Il 2022 resta un’incognita. Ma di certo per Bolsonaro la musica potrebbe cambiare.

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