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Tribunale Reggio Emilia: “Il Dpcm è illegittimo”. E non piace neanche a Draghi

Dal Tribunale di Reggio Emilia arriva una decisione in controtendenza: a gennaio 2021 il Tribunale avrebbe assolto una coppia che il 13 marzo 2020 aveva presentato un’autocertificazione fasulla. Tra le motivazioni dell’assoluzione, anche un elemento direttamente legato allo strumento del Dpcm. Nel frattempo proprio Mario Draghi sta cercando di superare la modalità dei Dpcm per abbracciare l’utilizzo di decreti. Che sia chiara, ormai, l’esigenza di abbandonare questo strumento anche per motivazioni di carattere legislativo?

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Tutta l’Italia è in attesa, ancora una volta, dell’ennesimo provvedimento in grado di regolare le misure anti-Covid, soprattutto in vista del periodo Pasquale. E’ ancora presto per fornire indicazioni sicure su quali saranno le nuove regole imposte dal governo Draghi, eppure un elemento appare già evidente: il governo emanerà un decreto, e non un Dpcm. Una svolta importante, non tanto in relazione al contenuto del provvedimento (che manterrà il sistema a zone e che al massimo andrà a ritoccare i parametri), quanto in relazione allo strumento, appunto. Uno strumento, quello del Dpcm, che ha fatto a lungo discutere: da un lato c’era la sua capacità di garantire celerità nella presa di decisioni, dall’altro produceva un superamento degli iter legislativi tradizionali. E’ all’interno di questo quadro che si inserisce la decisione del Tribunale di Reggio Emilia risalente a fine gennaio 2021 a proposito di un caso particolare. Il caso risale al 13 marzo 2020, quando un uomo e una donna di Correggio escono di casa e presentano ai carabinieri una certificazione fasulla: nell’autocertificazione lo spostamento è motivato con la necessità, da parte della donna, di fare delle analisi cliniche. Gli accertamenti a posteriori, però, hanno dimostrato che quanto certificato non corrispondeva a realtà. A quel punto la coppia viene denunciata, scatta il processo che prosegue fino al gennaio 2021, quando il Tribunale di Reggio Emilia li assolve.

La sentenza

Il fatto non costituisce reato“, si legge negli atti. Il falso commesso dai due viene considerato “inutile“, poiché “proprio in forza di tale decreto, ciascun imputato è stato ‘costretto’ a sottoscrivere un’autocertificazione incompatibile con lo stato di diritto del nostro Paese e dunque illegittima“. Insomma, secondo il gip nel nostro Paese non si può imporre un obbligo di permanenza domiciliare: “Nel nostro ordinamento giuridico consiste in una sanzione penale restrittiva della libertà personale che viene irrogata dal giudice penale per alcuni reati all’esito del giudizio“. Stando a quanto riportato dal sito Cassazione.net, quindi, per il gip il Dpcm non può imporre un obbligo di permanenza domiciliare: si tratta di una misura che può essere imposta dal magistrato alle singole persone, e in presenza di alcuni reati. Poi l’affondo sul Dpcm in quanto strumento: un decreto del presidente del Consiglio, ribadisce il gip, è un semplice atto regolamentare che dunque non ha la forza normativa necessaria per costringere i cittadini a restare a casa. Quindi, per il gip, dal momento in cui l’obbligo di compilare l’autocertificazione risulta nullo, decade anche l’accusa di reato di falso. Ovviamente si tratta di interpretazioni. E anche l’interpretazione del Tribunale di Reggio Emilia può a sua volta esser contraddetta. Fatto sta che è un’interpretazione che si inserisce in un filone che da tempo sta sollevando dubbi riguardo due tipi di problemi: la legittimità di limitare la circolazione e la legittimità di farlo attraverso lo strumento dei Dpcm.

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Draghi cambia rotta sul metodo

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Intanto in Italia si resta in attesa di comprendere come verranno regolamentate le prossime festività. Al momento resta un elemento di certezza: la settimana di Pasqua sarà con ogni probabilità blindata e il sistema di suddivisione a zone di rischio sarà mantenuto. L’ipotesi è di applicare la zona rossa per tutte le aree dove i contagi supereranno i 250 casi ogni 100mila abitanti. Insomma, “ci attendono settimane difficili“, ribadisce il ministro della Salute Roberto Speranza, e l’idea sarebbe quella di modificare i parametri mantenendo le stesse misure anti-Covid. A cambiare, però, sarà lo strumento con cui questa nuova regolamentazione verrà applicata. Il governo Draghi, insomma, sembra intenzionato a cambiare rotta, almeno per quanto riguarda lo strumento legislativo utilizzato. Il governo avrebbe deciso di approvare un decreto legge per le nuove regole in vigore da lunedì 15 marzo, sostituendo in questo modo la pratica precedentemente legata ai Dpcm.

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Cosa aveva chiesto il Comitato per la legislazione della Camera

Una decisione che sembra in linea con quanto evidenziato da Stefano Ceccanti, presidente del Comitato per la legislazione della Camera. Ceccanti, solo una settimana fa, aveva sottolineato l’esigenza di abbandonare i decreti del presidente del Consiglio dei ministri, adottando i più regolari decreti legge. A confermare questa esigenza, anche i pareri approvati oggi dallo stesso Comitato per la legislazione e dal comitato pareri della commissione Affari costituzionali. Ceccanti qualche giorno fa aveva infatti sottolineato: il sistema normativo di gestione della pandemia “si può semplificare superando i Dpcm, che sembrano essere un anello di congiunzione non più necessario. La normativa generale può essere inserita in decreti-legge e le integrazioni puntuali lasciate alle fonti non legislative (ordinanze e altri strumenti flessibili come i protocolli). Un sistema duale più semplice e comprensibile. A questo proposito, il Parlamento invita il governo ad adottare tale sistema anche perché, con la conversione dei decreti lo stesso sarebbe più controllato e non eluderebbe il controllo delle assemblee parlamentari“. Secondo Ceccanti sono decisioni “possono rappresentare un importante punto di svolta per un’effettiva discontinuità nella gestione della pandemia dal punto di vista della semplificazione delle fonti del diritto e del ruolo del Parlamento“. Insomma, gli strumenti ci sono. E se non ci sono si possono affinare. E Draghi almeno su questo sembra voler cambiare rotta. Aspettiamo il resto.

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