Pd-M5s, Letta pensa già al Parlamento europeo: il M5s entrerà nel gruppo S&D?

I rapporti tra il Pd e il M5s si fanno sempre più fitti, tanto che è previsto per oggi l’incontro tra il segretario del Pd Enrico Letta e Giuseppe Conte. Intanto, una videoconferenza organizzata dal circolo Palombella di Bruxelles, offre a Letta l’occasione di commentare l’evoluzione del M5s anche a livello europeo: ci siamo dati fine anno, dice Letta, “per capire se maturano o no le condizioni per un loro ingresso” nel gruppo dei S&D. 

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Il nuovo segretario del Pd Enrico Letta inizia a fare le prime mosse, ad alzare le prime voci di protesta e a piazzare i primi mattoncini su cui costruire il suo progetto politico. Qualcosa l’aveva già anticipato nella giornata della sua elezione a segretario del Pd: da un lato l’esigenza tutta interna di ricompattare il gruppo del Pd, di ridimensionare l’influenza delle correnti interne; dall’altro, sul fronte esterno, il tentativo di dare maggiore solidità all’asse Pd-M5s (a patto che sia a guida Giuseppe Conte). Un asse già impostato dall’ormai ex segretario del Pd Nicola Zingaretti, ma che non è piaciuto proprio a tutti.

Per ora le correnti del Pd restano più o meno silenti, ma ciò non vuol dire che siano concordi con le manovre di Letta. Qualche giorno prima delle dichiarazioni di Letta, Matteo Orfini (l’ala più a sinistra del Pd) e qualche esponente di Base Riformista avevano fatto sapere: è ora di archiviare questo tentativo di alleanza. Ora Letta tira dritto, propone di sostituire i capigruppo Delrio (ex renziano) e Marcucci (renziano) con donne (Delrio ha già accettato, Marcucci fa resistenza), oggi incontra l’ex premier Giuseppe Conte e pensa già a come trasportare l’asse dell’alleanza Pd-M5s anche in Europa.

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Il M5s nel gruppo Socialista e Democratico?

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Guardo con grande favore all’evoluzione del Movimento 5stelle in Europa“, avrebbe affermato Enrico Letta, ricordando che a fine anno scadranno diverse cariche cruciali all’Europarlamento. Letta ha avuto modo di fare qualche dichiarazione in più sulla questione durante una videoconferenza organizzata dal circolo Palombella di Bruxelles per discutere del libro Doppia partita, Europa ed Italia dopo il Covid-19, occasione e limiti della risposta alla grande crisi di Antonio Pollio Salimbeni. In questa occasione Letta ha assicurato che il Pd verificherà a fine anno l’esistenza delle condizioni necessarie per aprire il gruppo Socialista e Democratico (S&D) del Parlamento europeo anche alla delegazione degli eurodeputati M5s.

Perché a fine anno? Perché “ci sarà il giro delle cariche europee, a metà mandato della legislatura Ue. Ci siamo dati tempo fino alla fine di quest’anno per fare il punto con la delegazione dei Cinque stelle” al Parlamento europeo, “per capire se maturano o no le condizioni per un loro ingresso” nel gruppo dei S&D. Secondo Letta, sarà quello il momento per cercare di tastare il polso della situazione: “Pensiamo che quello sia il tempo giusto per fare un check di questa vicenda, perché quello è il momento in cui rigirano tutte le cariche, a partire dal presidente del Parlamento europeo”.

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Le aspettative di Letta

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Per il segretario del Pd si tratta di un passaggio importante, perché la legittimazione di un possibile asse Pd-M5s passa anche da Bruxelles. Se vogliono davvero creare una coalizione di stampo europeista, i due partiti non possono che sedere allo stesso gruppo nel Parlamento Europeo. Inoltre, verrebbe da dire che è anche un modo per inchiodare il M5s alle proprie responsabilità: in questo modo lo obbliga a prendere seriamente le sue posizioni di nuovo europeismo, non lasciandole alla convenienza del momento. E, secondo Letta, si è sulla buona strada: “Io guardo con grande favore all’evoluzione dei Cinque stelle a livello europeo. Abbiamo bisogno che Lega e M5s diventino assolutamente e affidabilmente europeisti. Con il M5s ci siamo quasi riusciti completamente, con la Lega è un percorso lungo”. Poi fornisce un’altra motivazione dietro questo interesse del Pd nei confronti delle evoluzioni del M5s: “Perché lo voglio? Perché toglierebbe il Pd dalla necessità di essere il ‘partito della Protezione civile’, cioè il partito che deve per forza andare al governo per evitare che l’Italia derapi e finisca fuori. Io voglio che il Pd vada al governo se vince le elezioni, e se le perde è bene che stia all’opposizione”.

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Stare al governo in modo continuativo, soprattutto nei momenti di crisi, comporta “il rischio che ci vedano come partito del potere, ed è un rischio che ucciderebbe il Partito”. Verrebbe da dire che per non esser considerati il partito del potere basterebbe pensare alla base del Pd, piuttosto che a incentivare la riforma di un altro partito, il M5s, per ottenere una legittimazione a livello europeo. Ma questa è un’altra storia.

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