Viktor Orban o Mario Draghi: Matteo Salvini dovrebbe scegliere da che parte stare

Matteo Salvini è al governo con Mario Draghi, ma presto incontrerà il premier ungherese Viktor Orban che, intanto, ha in mente progetti sovranisti. Per il leader della Lega è forse tempo di scegliere da che parte stare. 

Non è la prima volta che si incontrano.  Matteo Salvini, giovedì, sarà a Budapest per un incontro con il primo ministro dell’Ungheria Viktor Orban e il premier polacco Mateusz Morawiecki. Il vertice era stato annunciato lo scorso 19 marzo da Orban, poco dopo l’uscite di Fidesz, il suo partito, dal Ppe. Orban vuole creare una nuova forza sovranista all’interno del Parlamento europeo e potrebbe farlo proprio con Salvini. Già, perché il sovranismo in Europa non è affatto finito. Nonostante l’ingresso della Lega nel Governo Draghi, il movimento di estrema destra ha ancora forza e il progetto di Orban di far confluire tutti i suoi esponenti in un unica coalizione sembra esserne una prova.

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“Polonia, Italia e Ungheria tenteranno di riorganizzare la destra europea, presto ci vedremo e programmeremo il futuro” , ha dichiarato Orban all’uscita dal Partito popolare europeo per alcuni contrasti all’interno del gruppo che, a sua volta, contestava la presenza del Premier accusato di violazione dei diritti umani e della democrazia in Ungheria.
Un Paese tra l’altro sempre più isolato in Europa, che ha agito legalmente contro Ungheria e Polonia, denunciando minacce ai valori cuore dell’Europa. Europa che, però, è attaccata da Matteo Salvini . Il paradosso è che la Lega fa parte di un governo tutto dal sapore UE.

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E allora qual è il vero volto di Matteo Salvini? Quello che fa da spalla a Mario Draghi o quello che vola da Orban? Le critiche non hanno tardato ad arrivare. “Mentre l’Italia con il governo Draghi rilancia sempre più il progetto europeista, Salvini pensa a riportare indietro le lancette della storia creando un partito nazionalista con Orban e Morawiecki. E’ un grave errore. Si fermi!” , scriveva su Twitter il capogruppo del Pd in commissione Politiche europee alla Camera, Piero De Luca. La Lega, insomma, sembrava seguire la scia moderata e non più quella dell’estremismo di destra. Ma, forse, è stata tutta una messinscena. Una finzione per allearsi, per avere consensi, e per prendere potere.

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