Coronavirus, la povertà aumenta. L’allarme della Cei: “La pandemia ha messo a nudo le disuguaglianze”

Il messaggio della Cei, la Conferenze episcopale italiana, nel messaggio per il Primo maggio è indirizzato agli italiani e ai lavoratori danneggiati dalla crisi del Coronavirus. Una situazione tristemente nota, con una povertà sempre più in aumento.

“La terribile prova della pandemia ha messo a nudo i limiti del nostro sistema socioeconomico. Nel mondo del lavoro si sono aggravate le diseguaglianze esistenti e create nuove povertà”. A dirlo la Cei, la Conferenze episcopale italiana, nel messaggio per il Primo maggio. Tre le categorie di lavoratori coinvolte dalla crisi: quelli di alta qualifica e tutelati, quindi i privilegiati che non hanno visto la loro posizione a rischio; ci sono poi i “lavoratori in settori o attività a forte rischio” come “commercio, spettacoli, ristorazione, artigiani”; infine, i disoccupati o irregolari che hanno vissuto “la situazione più difficile perché fuori dalle reti di protezione ufficiali del welfare”. Ma la situazione potrebbe peggiorare. “Va considerato il fatto che il Governo ha bloccato i licenziamenti, ma quando il blocco verrà tolto la situazione diventerà realmente drammatica”, sottolinea la Cei.

Leggi anche: Le proteste dei lavoratori continuano ma non si sentono più: abbandonati da politica e stampa

Non è certo una novità, ma purtroppo una triste realtà di fatto. La povertà, nell’anno della pandemia, ha sfiorato un record che non si vedeva da quindici anni. Secondo i dati dell’Istat, un italiano su dieci si trova in grave difficoltà economica e l’incidenza della povertà assoluta cresce sia in termini di nuclei familiari, +335mila, sia in termini di individui, +1,7% in un anno. Ad entrare in crisi sono soprattutto le famiglie, quelle in cui il capofamiglia non è un disoccupato ma è anzi un operaio oppure un autonomo. L’incremento , nei nuclei familiari con almeno cinque persone, è pari al 20,7%. A veder peggiorare la propria condizione sono soprattutto le famiglie con un solo genitore, seguite dalle coppie con un figlio e quelle con due figli a carico.

Leggi anche: Covid, Papa destina 1.200 dosi di vaccino ai poveri: Nessuno sia escluso a causa della povertà

Chi sono i nuovi poveri 

I “nuovi” poveri sono le vere vittime della pandemia. Nuovi, perché per un certo verso a pagare sono coloro che, in seguito alla pandemia, si sono ritrovati senza lavoro o hanno subito perdite per via di lockdown e di chiusure. Il lockdown, l’unica soluzione secondo gli esperti per frenare il contagio, aggrava ancor di più la situazione economica e sociale di moltissime famiglie. E mentre alcuni nascondono i dati, la situazione è ormai insostenibile. Tra l’altro, l’Italia ha detto addio alle zone gialle ed è per questo che baristi, ristoratori, e gestori di locali sono costretti, almeno per un altro mese, a proseguire con asporto e consegna a domicilio. Le differenze sono ormai evidenti, ma anche le sofferenze. Mario Draghi starebbe valutando l’ipotesi di un Sostegni bis e di ristori selettivi, proprio per supportare maggiormente le attività più colpite e danneggiate dalla crisi. Ma, in questo modo, le disuguaglianze non farebbero che aumentare.

Le conseguenze sugli adolescenti

Pandemia e lockdown stanno rendendo poveri gli italiani e le conseguenze si fanno sentire anche sugli adolescenti. La presenza di figli minori espone maggiormente le famiglie alle conseguenze della crisi. L’incidenza della povertà assoluta sale, infatti, passa al 13,6%: bambini e ragazzi poveri sono 1 milione e 346mila, 209mila in più rispetto all’anno precedente. E pesa, tra i fattori di incidenza, anche la variabilità regionale. Se il Nord fa fatica, il Sud resta più povero. L’incremento della povertà assoluta registrato nel 2020 nel Nord del Paese riguarda 218mila famiglie, per un totale di 720mila individui. Nel mezzogiorno, la povertà assoluta coinvolge il 9,3% delle famiglie contro il 5,5% del Centro. I giovani, inoltre, soffrono le conseguenze della Dad anche se, per la Cei, lo smart working è promosso“L’esercitazione forzata di lavoro a distanza a cui siamo stati costretti ci ha fatto esplorare possibilità di conciliazione tra tempo del lavoro e tempo delle relazioni e degli affetti che prima non conoscevamo”, dicono i vescovi.

Impostazioni privacy