Dati falsi in Sicilia, il confine tra tutela della salute e tutela del lavoro

In Sicilia dati pandemici contraffatti per evitare la zona rossa. Quel confine tra tutela della salute e tutela del lavoro troppo labile e che sembra venire meno. 

“I deceduti glieli devo lasciare o glieli spalmo?”. “Spalmiamoli un poco”. Avrebbe risposto così, l’assessore alla Salute Ruggero Razza, nella conversazione con la dirigente regionale che avrebbe dovuto comunicare i dati dei decessi per Covid in Sicilia all’Istituto Superiore di Sanità. La conversazione prosegue, secondo quanto riportato questa mattina dalle agenzie di stampa, come fosse un baratto e una contrattazione. “Ma sono veri?“, chiede Razza. “Si, solo che sono di 3 giorni fa. Allora oggi gliene do uno e gli altri li spalmo in questi giorni, va bene, ok”, prosegue la dirigente. Persone e decessi trattati come se fossero nient’altro che numeri.

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Secondo l’accusa, alcuni appartenenti al Dipartimento Regionale per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico dell’Assessorato della Salute della Regione Siciliana, avrebbero alterato i dati sulla pandemia diretto all’Istituto Superiore di Sanità, al fine di condizionare i provvedimenti adottati per il contenimento della diffusione del virus. Nell’inchiesta risulta indagato anche l’assessore regionale alla Sanità della Sicilia, Ruggero Razza, per un totale di sette indagati. I carabinieri del Nas di Palermo e del Comando Provinciale di Trapani stanno eseguendo un’ordinanza di misura cautelare emessa dal gip agli arresti domiciliari. Le accuse sono quelle di falso materiale e ideologico.

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Tutela del lavoro o tutela della salute? 

Il timore di una zona rossa, di restrizioni, di blocchi all’economia ha spinto a falsificare i dati. Forse, il tentativo di salvare il salvabile ha portato a provare a nascondere la realtà. Ma a che prezzo? Il confine tra tutela del lavoro e tutela della salute è sempre più labile, a causa anche dello smantellamento di sanità e della debolezza del nostro welfare. Gli ospedali al collasso sono stati il simbolo della pandemia. Quando un anno fa si registrò il primo caso di Covid19 a Codogno e la prima vittima a Vò euganeo, i contagi iniziarono rapidamente a diffondersi e il nostro sistema sanitario si mostrò da subito impreparato a reggere la pandemia che, dopo qualche settimana, aveva iniziato a mostrare tutta la sua aggressività. Sono passati più di 12 mesi , mesi che hanno mostrato l’insufficienza del Sistema Sanitario Nazionale, vittima dei tagli alla sanità che vanno avanti da anni.

La debolezza del welfare italiano è causata da anni di sottofinanziamento del Sistema sanitario nazionale e la pandemia ci ha mostrato la necessità di intervenire sulle strutture socio-sanitarie pubbliche. Alla mancanza di posti letto, anche nelle terapie intensive, si è fatto seguito con l’aumento degli stessi. Ma è bastato? Come ha chiarito Mario Draghi, va subito rafforzata la rete sanitaria territoriale , attraverso un maggiore coordinamento tra Stato e Regioni. La riforma e la riorganizzazione del welfare italiano è fondamentale per tenersi pronti, così come serve un piano pandemico per gestire una pandemia. La debolezza, in sostanza, è strutturale.

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