Papa Francesco: “Un’altra Pasqua in pandemia. Ma ora c’è più crisi economica”

E’ passato un anno dalla preghiera in solitaria di Papa Francesco in una San Pietro deserta. Eppure, sarà un’altra Pasqua in piena pandemia. 

Le immagini di Papa Francesco in una San Pietro deserta fecero il giro del mondo. Una preghiera solitaria, in piena pandemia quando, un anno fa, era scoppiata la prima ondata. Si diffondevano i contagi e le terapie intensive erano al collasso, mentre i decessi aumentavano senza sosta. L’appello di Papa Francesco venne rivolto proprio alle vittime del Coronavirus e oggi, dopo un anno, l’appello si rinnova. “L’anno scorso eravamo più scioccati, quest’anno siamo più provati. E la crisi economica è diventata pesante“, ha detto il Papa all’Angelus. “Siamo entrati nella Settimana Santa. Per la seconda volta la viviamo nel contesto della pandemia. In questa situazione storica e sociale, Dio cosa fa? Prende la croce e si fa carico del male”, ha proseguito.

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“Il Maligno approfitta delle crisi per seminare sfiducia, disperazione e zizzania. E noi? Che cosa dobbiamo fare?”. Come Maria dobbiamo prendere la nostra parte di sofferenza, di buio, di smarrimento“, le parole del Pontefice durante la celebrazione. Questa mattina, è arrivato anche l’appello della Cei, la Conferenza episcopale italiana, che nel messaggio per il Primo maggio ha lanciato un messaggio agli italiani e ai lavoratori danneggiati dalla crisi del Coronavirus.

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“La terribile prova della pandemia ha messo a nudo i limiti del nostro sistema socioeconomico. Nel mondo del lavoro si sono aggravate le diseguaglianze esistenti e create nuove povertà”, ha detto la Cei. Tre le categorie di lavoratori coinvolte dalla crisi: quelli di alta qualifica e tutelati, quindi i privilegiati che non hanno visto la loro posizione a rischio; ci sono poi i “lavoratori in settori o attività a forte rischio” come “commercio, spettacoli, ristorazione, artigiani”; infine, i disoccupati o irregolari che hanno vissuto “la situazione più difficile perché fuori dalle reti di protezione ufficiali del welfare”.

 

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