Tensioni sul decreto per il dopo Pasqua. Ma i 529 morti di ieri segnano un solco

Un altro incontro del Consiglio dei ministri previsto per oggi pomeriggio alle 17:30 dovrebbe cercare di sciogliere anche i nodi sulle norme anti-Covid per il periodo immediatamente successivo alle festività pasquali. Intanto, prosegue il braccio di ferro tra aperturisti e rigoristi, che potrebbe concludersi a breve di fronte alla durezza degli ultimi dati sui decessi. Ma quali sono le posizioni su cui si consuma la contrattazione?

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Gli ultimi dati sull’emergenza coronavirus destano ancora molta preoccupazione: nella giornata di ieri in Italia sono stati 16.017 i nuovi casi di coronavirus, con un tasso di positività che cala dall’8,2% al 5,3% (un calo a sua volta legato al numero di tamponi in più processati dal lunedì al martedì). Ma il dato inclemente è soprattutto quello riguardante le vittime, che passano dai 417 nella giornata di lunedì ai 529 nella giornata di martedì. A tutto questo quadro di preoccupazione si aggiunge una variabile: la variante inglese. “Nel contesto italiano in cui la vaccinazione sta procedendo ma non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguate. Mentre la variante UK è ormai ampiamente predominante, particolare attenzione va riservata alla variante P.1 brasiliana“. Stando all’indagine condotta dall’Iss e dal Ministero della Salute, in data 18 marzo la prevalenza della variante inglese era dell’86,7%, mentre quella brasiliana del 4,0%.

Di fronte a questo scenario, un nuovo incontro del Consiglio dei ministri previsto per oggi (17:30) dovrebbe tentare di sciogliere anche gli ultimi nodi sulle riaperture post-Pasqua. Resta teso il braccio di ferro tra rigoristi e aperturisti, pronti a proporre soluzioni diverse per le eventuali riaperture. Ma a scardinare le tensioni potrebbe esser direttamente il numero di morti. Tant’è che, stando alle prime indiscrezioni, è ormai possibile affermare che l’ossatura del decreto resterà improntata alla prudenza. Il punto è capire in che modo gestire zone rosse, zone arancioni ed eventuali zone gialle dal 7 al 30 aprile. Ed è proprio su questo punto che sembra consumarsi la prima diatriba.

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Il braccio di ferro

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In base a quanto riportato dalle fonti Adnkronos, sul tavolo ci sarebbe una novità: se i dati dovessero migliorare nel corso dei prossimi giorni, a partire da una certa data potrebbe essere possibile allentare le restrizioni. La norma non nomina apertamente le “aree gialle”, ma potrebbe consentire qualche allentamento delle misure anti-Covid già ad aprile. La proposta dovrà, però, confrontarsi con il fronte dei rigoristi (Pd, M5s e LeU), che non sembra affatto disposto ad avallare un allentamento di questo tipo: “Se la norma ci sarà è tutto da vedere anche se è un’informazione trapelata da Palazzo Chigi, ci sarà bisogno di passare dal Cdm per introdurla“, fa sapere un ministro ad Adnkronos. Dall’altro lato, però, Lega e Forza Italia chiedono un “automatismo” che garantirebbe, in maniera automatica appunto, di allentare le misure nelle zone in cui i dati sul contagio scenderanno sotto una certa soglia. L’idea è di proporre, in quei casi, una riapertura di ristoranti, cinema, teatri e sale concerto.

Ma l’ala rigorista tiene duro, e lo stesso ministro della Salute Roberto ribadisce l’importanza di tenere sotto controllo le varianti. Speranza al Cdm di oggi potrà contare anche sull’appoggio di Dario Franceschini e Stefano Patuanelli. Sull’altro fronte, i nomi degli sfidanti sono quelli di Giancarlo Giorgetti e Mariastella Gelmini, anche loro pronti a far valere le loro ragioni. Sembra ormai probabile che l’unico modo per uscire dallo stallo sia garantire una linea di prudenza da un lato, e un impegno generico a riaprire il prima possibile dall’altro. Draghi già nei giorni scorsi aveva avanzato l’ipotesi di un check a metà aprile, una rivalutazione che potrebbe tradursi – se non proprio in una zona gialla – almeno in qualche deroga in più.

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Gli altri punti

Intanto si resta in attesa di un’altra decisione definitiva su un tema di cui si è dibattuto molto in questi giorni: la norma finalizzata a evitare che operatori sanitari restii alla vaccinazione infettino i pazienti delle strutture. Risulta ancora difficile capire in che modo arriverà questa norma, se con un decreto ad hoc o all’interno del decreto con le misure anti-contagio. Sembrerebbe al momento scartata l’ipotesi di licenziare gli operatori sanitari che rifiutano di vaccinarsi, per prediligere una linea più soft, che invece prevede la sospensione dello stipendio o l’interdizioni dalle mansioni che contemplano contatto diretto con i pazienti. Vincerebbe invece la linea del rigore per quanto riguarda i viaggi all’estero. Speranza ha già firmato un’ordinanza che prevede una quarantena e tamponi di controllo per cittadini che hanno effettuato un viaggio all’estero. Più nello specifico, l’ordinanza prevede un tampone in partenza, una quarantena di cinque giorni al ritorno, e un secondo tampone al termine dei cinque giorni se il viaggio è stato effettuato sotto Pasqua. Per quanto riguarda la scuola, invece, diventa sempre più probabile la norma che vieterà ai governatori di chiudere le scuole fino alla prima media, anche in presenza di una zona rossa. Insomma, la mediazione prosegue e se lo scontro aperturisti-rigoristi è ormai storia vecchia, almeno una novità sembra esserci: dare la priorità alla scuola, mentre tutto intorno le saracinesche restano chiuse.

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