Scuole, quasi 6 milioni di studenti tornano in classe. Ma è incognita sulla sicurezza

Sono quasi 6 milioni gli studenti che questa mattina sono ritornati tra i banchi. Preoccupa l’incognita sicurezza e mezzi pubblici.

Quanto durerà? Se lo chiedono, questa mattina, le mamme di 6 milioni di studenti. Quei 6 milioni che questa mattina sono tornati in classe, tra stupore, incertezza e anche un po’ di euforia. Mario Draghi , nell’annunciare il Dpcm in vigore da oggi, aveva chiarito che, subito dopo Pasqua, la priorità assoluta sarebbe stata la riapertura delle scuole anche nelle zone rosse, chiuse forse da troppo tempo. Le province autonome di Bolzano e Trento, Veneto, Liguria, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise Lazio, Basilicata e Sardegna, in fascia arancione, tornano a scuola fino alla terza media in presenza. Alle superiori, si prosegue con la Dad dal 50% minimo al 75% massimo. Fa eccezione Caltanissetta, in Sicilia e in fascia arancione: il Sindaco Roberto Gambino ha disposto ugualmente la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado dal 7 al 14 aprile a causa dell’alto numero di contagi in città.

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Tornano in classe gli studenti, ma solo fino alla prima media, della Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Calabria; regioni in fascia rossa dove seconda e terza secondaria di primo grado e superiori continuano a fare lezione da casa. Fa eccezione, anche in questo caso, la Puglia, dove le scuole di ogni ordine e grado devono garantire la didattica integrata alle famiglie che la richiedono. In pratica, si può scegliere se seguire da casa oppure in presenza. Si torna a scuola anche in Campania, forse non proprio con il beneplacito di Vincenzo De Luca. Tuttavia, i sindaci di Parete, Montemilleto, Avella, Serino hanno emesso ordinanze in contrasto con la decisione di Draghi, grazie alla deroga prevista “solo in casi di eccezionale e straordinaria necessità dovuta alla presenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus Sars-Cov-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica”.

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I dubbi dei virologi

Sta di fatto che, questa mattina, 5,6 milioni di bambini e ragazzi su 8,5 milioni hanno fatto ritorno in Aula. Non accadeva da febbraio, dopo un anno di alternanza che ha visto le scuole, di continuo, sottostare ai cambi e alle decisioni dell’ultimo minuto. A dare qualche garanzia maggiore, le vaccinazioni del personale scolastico. Il 68,7% ha ricevuto la prima dose. Restano però le incognite e l’ottimismo per il rientro potrebbe essere minacciato dai problemi da risolvere. Tanto per cominciare, il rientro non trova d’accordo i virologi. Il primario del reparto malattie infettive del “Sacco” di Milano, Massimo Galli, si è detto scettico sulla riapertura delle scuole, così come  Maria Chironna, responsabile del laboratorio Covid del Policlinico di Bari, secondo cui non esistono le condizioni per riaprire.

Incognita sicurezza

Altra incognite riguardano la sicurezza e il rispetto delle regole che devono essere rispettate. Quando si parla di bambini, però, il tutto potrebbe complicarsi. Come fare ad evitare gli assembramenti? Evitare i contatti tra bambini? Impedire che non vengano mai tolte le mascherine? Assicurare il lavaggio costante delle mani? E pesa, più di tutto, il nodo dei trasporti. Nei giorni scorsi, il comando Carabinieri per la Tutela della Salute, ha effettuato interventi di controllo su 693 veicoli adibiti al trasporto, tra autobus urbani ed extraurbani, metropolitane, scuolabus, ed anche biglietterie, sale di attesa e stazioni metro in tutt’Italia. 65 le situazioni di irregolarità trovate, come la mancata esecuzione delle operazioni di pulizia e sanificazione. Un’altra questione è quella relativa ai tamponi a scuola. Si ipotizzava uno screening basato su tamponi rapidi, ma non è stato mai pianificato. Dopo mesi di pausa, insomma, la situazione appare ancora incerta e piena di problematiche.

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