Caso Grillo, tensioni in maggioranza: scontro tra Bongiorno (Lega) e Macina (M5s)

Dopo la pubblicazione del video di Beppe Grillo in difesa del figlio, il caos scatenatosi sembra coinvolgere sempre più anche gli equilibri parlamentari. A difendere la 19enne milanese che ha accusato Ciro Grillo di stupro, infatti, è la senatrice della Lega Giulia Bongiorno, famosa avvocata penalista. Pesano, ora, i commenti rilasciati in un’intervista al Corriere da Anna Macina, sottosegretaria alla Giustizia, che avrebbe affermato: “Non si capisce se Bongiorno parla da difensore (che ha quel video), o da senatrice che passa informazioni al suo capo di partito di cui è anche difensore“. Ora la senatrice Bongiorno afferma di voler procedere per vie legali. 

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Facciamo un po’ di ordine in una vicenda che si fa sempre più intricata, e non solo in ambito giudiziario. Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, ha utilizzato il suo blog per pubblicare un video in difesa del figlio, Ciro Grillo, accusato da una 19enne milanese di violenza sessuale. Grillo parla di un filmato relativo all’accusa di stupro – che fa parte degli atti del tribunale – nel quale si vede chiaramente che i ragazzi si stanno divertendo, sono dei coglioni, non degli stupratori, dice Grillo (tralasciando il fatto che una violenza sessuale può esser attuata senza strattonamenti, semplicemente approfittando dell’incapacità di intendere e di volere della vittima). Inoltre, Grillo nel video di sfogo avrebbe affermato: “Una persona che viene stuprata la mattina, il pomeriggio fa kitesurf e denuncia dopo 8 giorni è strano“.

La questione si complica anche a livello politico

Ecco, quella stessa ragazza – che non dovrebbe esser giudicata per le tempistiche della sua denuncia – è difesa dall’avvocata penalista Giulia Bongiorno, che però è anche una senatrice della Lega. La stessa Bongiorno avrebbe rilasciato una nota in risposta al video di Grillo, nella quale comunica che i genitori della ragazza si dicono ormai “distrutti” dalle proporzioni che sta assumendo l’intera vicenda e dalle accuse, più o meno dirette, lanciate da Grillo durante il video in questione. Ma come se la vicenda non fosse abbastanza complicata, a intricare ancor di più la matassa arrivano le parole della sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina (M5s), che in un’intervista al Corriere ha pronunciato parole sgradite a diversi componenti della Lega (e della maggioranza). Le parole in questione sono queste: “In tv Salvini ha detto di averne parlato con Giulia Bongiorno, e ha detto di aver saputo altri dettagli. Non è che questo video (quello agli atti, ndr), che non doveva vedere nessuno, lui l’ha visto? Sarebbe grave. Che si utilizzi per fini politici una vicenda di cui non si capisce se Bongiorno parla da difensore (che ha quel video) o da senatrice che passa informazioni al suo capo di partito di cui è anche difensore. Mi ha gelato sentirla dire che porterà il video di Grillo in Tribunale”. Da lì, il polverone.

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Macina si difende

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Durante l’intervista Macina si era riferita al video di Grillo parlando di “un urlo di dolore di un papà” che però andava evitato, aveva sottolineato la sottosegretaria. E così, combinando empatia e presa di distanza, Macina avrebbe potuto scansare l’imbarazzo di dover difendere o condannare esplicitamente il fondatore del proprio Movimento su un campo così scivoloso. In pratica, Macina aveva adottato l’approccio Conte. Eppure, la sottosegretaria ha detto qualcosa in più, insinuando la possibilità che Giulia Bongiorno abbia condiviso dettagli e video (agli atti) con Matteo Salvini. Ora Macina si difende: “Le mie parole erano, e sono, un invito a sgombrare il campo da equivoci e ambiguità su una vicenda rispetto alla quale non mi sono mai permessa di entrare nel merito ma che non deve essere politicizzata. Ho chiesto solo chiarezza e trasparenza. Per questo la sottosegretaria si dice stupita del polverone suscitato dalle sue parole. Nel primo pomeriggio, infatti, il Carroccio ha portato il caso in Parlamento e, nel corso del dibattito a Montecitorio, ha chiesto l’intervento della ministra Marta Cartabia e le dimissioni della sottosegretaria. Richieste sostenute anche da Forza Italia e Italia Viva. E non finisce qui.

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La reazione di Giulia Bongiorno

Insomma, il vaso comunicante tra ambiente giudiziario e legislativo è stato aperto, anche troppo. La vicenda passa dai tribunali agli equilibri nelle aule, dalle vicende private a questioni politiche. Ma non finisce qui, perché la faccenda sembra fare una torsione a 360 gradi e tornare all’ambito giudiziario: Giulia Bongiorno ha infatti annunciato di voler procedere per via legale contro le insinuazioni della sottosegretaria. “Si lancia in fantasiose, gravissime accuse a mio carico. Mossa dalla cultura del sospetto (verso i nemici) che caratterizza il Movimento 5 stelle, il sottosegretario Macina lede gravemente la mia immagine di essere umano, prima ancora che di avvocato, nel provare a insinuare che io abbia reso noti a chicchessia atti del processo. Mi occupo di violenza sulle donne da decenni come a tutti è noto. Ho assunto questo incarico un anno dopo la denunzia che ha dato vita alle indagini e non ho mai parlato con nessuno di questo procedimento nonostante le numerose e pressanti richieste dei giornalisti. Il sottosegretario Macina dovrà rispondere di queste affermazioni farneticanti in sede giudiziaria”, ribadisce la senatrice.

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Pareri

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L’intera faccenda ha suscitato, ovviamente, la reazione di altri esponenti della maggioranza. A partire da Lega e Forza Italia, con Zanettin che ribadisce: “L’attacco” è grave “soprattutto perché promanato da un esponente del governo, sottosegretario alla Giustizia. Chiediamo alla ministra Cartabia di intervenire con urgenza per sanare questa grave sgrammaticatura istituzionale“. Fa eco Italia Viva, con la deputata Lucia Annibali, capogruppo in commissione Giustizia, che rilancia la richiesta: “La sottosegretaria Macina dovrebbe fare immediatamente un passo indietro e dimettersi“. E a prendere le distanze dalle frasi di Macina sarebbe anche parte del M5s, preoccupato per le tensioni che potrebbero venirsi a creare alimentando discorsi di questo tipo. Ma una linea di difesa arriva comunque – seppur indirettamente -, e arriva dalla ministra pentastellata per la Gioventù Tiziana Dadone, che ribadisce: “Non mi esprimo (anche se dubito che in merito verrò sollecitata dagli amici della Lega – Salvini Premier) sull’opportunità di assumere la difesa della presunta vittima da parte di una Senatrice di spicco come la Bongiorno, avvocato di Matteo Salvini, che a sua volta, spero involontariamente, ha dato colore politico a un caso che non ne aveva la connotazione“.

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E ambiguità

A ben guardare, però, sembrerebbe che l’intera vicenda si stia complicando sempre di più non solo a causa delle parole della sottosegretaria. La colpa della sottosegretaria sta non solo nell’aver lanciato insinuazioni tutte da dimostrare, ma anche nell’aver indicato il famoso elefante nella stanza: il fondatore di un Movimento al governo utilizza la sua visibilità (politica) per difendere il figlio (per una faccenda privata), figlio accusato da una ragazza difesa da una senatrice di un’altra forza di governo, a sua volta attaccata dalla sottosegretaria alla Giustizia che appartiene al Movimento del fondatore. Possiamo dire che c’erano tutte le premesse per far sì che questa ambiguità di fondo si trasformasse in tensione politica. E questo perché, di per sé, non è auspicabile che la senatrice di un partito partecipi a un processo che coinvolge il fondatore del partito politicamente avverso. Così come non è auspicabile che un rappresentante politico utilizzi il suo spazio politico per sfogare frustrazioni private. Il conflitto di interessi è una cosa seria, e va stabilito in tribunale. Ma possiamo almeno parlare di opacità nel rapporto tra sfera privata, legislativa e giudiziaria?

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