Per l’Iss il quadro è ancora critico: la distanza tra scelte di governo e scienza

Stando a quanto riportato dall’Iss, l’Rt medio in Italia si attesterebbe ora a 0,81 punti. E alla soglia delle riaperture del 26 aprile, il report dell’Iss di venerdì scorso ribadisce: “E’ fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie“. Come spiegare, allora, l’urgenza di riaprire tutto se non con motivazioni di carattere politico?

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MeteoWeek.com (da Getty Images)

Domani 26 aprile si darà il via alle prime riaperture dopo il lungo periodo di restrizioni legato alle festività pasquali. Le decisioni sulle riaperture sono arrivate dopo giorni di duri scontri con diversi rappresentanti politici e sociali: all’interno della maggioranza il governo Draghi ha dovuto fronteggiare le pressioni sempre più crescenti delle forze di centrodestra (Forza Italia e Lega); nel rapporto con le regioni l’esecutivo ha dovuto invece confrontarsi con la nuova linea fortemente aperturista capitanata dal sostituto di Bonaccini, il leghista Fedriga; nel rapporto con i cittadini, infine, il governo ha dovuto necessariamente ascoltare le richieste sempre più frequenti e manifeste di ristoratori, proprietari di attività e lavoratori dello spettacolo, che in questi giorni hanno dato vita a diverse mobilitazioni di protesta. Alla fine, il governo – anche impossibilitato a prolungare gli scostamenti di bilancio all’infinito per finanziare le chiusure – si è detto pronto a stabilire una tabella di marcia per le riaperture. Durante la conferenza stampa nella quale si annunciavano i nuovi provvedimenti, Draghi ha anche specificato: gli allentamenti delle misure anti-contagio poggiano su basi scientifiche. Il rischio c’è, ma è ragionato. Ma quali sono le misure in questione?

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Cosa accadrà dal 26 aprile

Molto brevemente, tra i cambiamenti fondamentali troviamo innanzitutto la possibilità di far ripartire più liberamente gli spostamenti tra regioni gialle. Gli spostamenti tra regioni arancioni e rosse invece necessiteranno dell’autocertificazione in grado di attestare le solite motivazioni di salute, lavoro e necessità. Tra zone arancioni, questa volta, sarà consentito anche viaggiare per turismo, ma solo se si è in possesso della certificazione verde (una sorta di attestato in grado di dimostrare di essersi sottoposti al vaccino, di esser guarito dal virus o di aver effettuato il test antigenico o molecolare nelle 48 precedenti il viaggio, con risultato negativo). Inoltre, a partire dal 26 aprile le lezioni in presenza alle superiori nelle zone rosse devono essere garantite “almeno il 50% e fino a un massimo del 75% della popolazione studentesca e nelle zone gialla e arancione almeno il 70% e fino al 100%“.

Si allarga anche la cerchia delle visite nelle abitazioni private: dal 26 aprile al 15 giugno sarà a massimo quattro persone di spostarsi n “una sola abitazione privata abitata, una volta al giorno” per trovare parenti e amici. Nelle zone arancioni questa concessione sarà consentita solo nei confini comunali, mentre nelle zone rosse non sarà consentita affatto. Ma la situazione migliora anche e soprattutto per bar e ristoranti, da domani aperti a pranzo e a cena per il servizio al tavolo, ma solo se all’aperto. Questo vuol dire che il servizio al tavolo potrà continuare fino a orario coprifuoco, le 22. L’asporto però sarà consentito fino alle 18. Queste, più o meno, le regole più importanti che entreranno in vigore da domani. Come già ricordato, Draghi avrebbe ribadito: ovviamente il rischio di un innalzamento della curva dei contagi permane, ma è un rischio ragionato.

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Cosa dice la scienza

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MeteoWeek.com (da Getty Images)

Eppure, nonostante tutto, la scienza continua a lanciare messaggi di cautela, se non di allarme. I primi avvertimenti erano arrivati già dal direttore del Sacco di Milano Massimo Galli, che già una settimana fa aveva ribadito a Otto e Mezzo E’ un rischio calcolato? Allora è calcolato male. Abbiamo ancora più di 500mila casi di infezione in atto ufficiali. Il che vuol dire averne il doppio, perché oggettivamente non possono che essere molti più di così i casi che ci sono sfuggiti. Per alcuni è un disastro continuare a rimanere chiusi, e lo capisco. Ma se riaprissimo in una condizione di questo genere, invece di continuare a vedere la flessione (al momento appena accennata), vedremo un processo esattamente opposto”. Cosa dicono, ora, i dati Iss? Stando a quanto riportato dal report dell’Istituto l’Rt medio in Italia si attesta ora a 0,81, un valore ancor più basso rispetto a quello della settimana scorsa (0,85). Eppure nel report si ribadisce: “Si conferma la lenta discesa dei nuovi casi e del numero di pazienti ricoverati, ma il quadro complessivo resta ancora ad un livello critico“. A spaventare è anche la soglia critica di ricoveri e terapie intensive: sono 12 le regioni sopra la soglia critica. Inoltre, l’Rt è sopra 1 in 4 Regioni con 2 Regioni (Calabria e Sardegna) a rischio alto.

Il report lo ribadisce a chiare lettere: “L’incidenza è in lenta diminuzione, ma ancora molto elevata per consentire sull’intero territorio nazionale una gestione basata sul contenimento ovvero sull’identificazione dei casi e sul tracciamento dei loro contatti. Di conseguenza, è necessario ridurre rapidamente il numero di casi anche con misure di mitigazione volte a ridurre la possibilità di aggregazione interpersonale“. A preoccupare è anche “l’ampia diffusione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità” che “richiede l’applicazione delle misure utili al contenimento del contagio“. Quale strategia adottare, allora? L’Iss spiega anche questo: “E’ fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie“. Lo stesso Silvio Brusaferro durante la conferenza stampa del 23 aprile a proposito delle riaperture ha mitigato i toni del report ma ha anche ribadito: “L’epidemia sta decrescendo in molte regioni, tranne che in alcune. (…) Oggi abbiamo tesoretto dell’Rt, il nostro obiettivo è contenerlo sotto l’1. Dobbiamo avere grande attenzione, il rilassamento delle misure deve essere interpretato con la consapevolezza di rispettare le misure”. 

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Dalla scienza alla politica

Insomma, il modo in cui vengono tradotti i dati varia in base al contesto. Così mentre nel rapporto Iss leggiamo l’esigenza di utilizzare la massima cautela, nelle parole di Brusaferro viene posto l’accento sul miglioramento della situazione epidemiologica e poi sull’esigenza di non lasciarsi andare. Infine nelle parole della politica (soprattutto del centrodestra) leggiamo quasi una certezza che tutto andrà nel migliore dei modi. La stessa ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini in un’intervista al Messaggero ha ribadito: “Si poteva fare di più, ma qualcuno voleva fare molto di meno. Le riaperture sono una vittoria per gli italiani. Quasi tutta Italia è in zona gialla, i nostri ragazzi tornano a scuola, ripartono tante attività economiche”. Insomma, non è la scienza a ordinare cautela, ma “qualcuno” che ha paura di far ripartire l’Italia. E poi ancora: “I dati dei contagi stanno migliorando costantemente e la campagna vaccinale è entrata nel vivo: ormai siamo quasi a 400mila inoculazioni al giorno. Se continua il trend positivo a metà maggio si cambia il coprifuoco e il nostro obiettivo è quello di abolirlo. Si riaprono nuove attività”. Insomma, la mentre va avanti, la speranza anche. Il rischio, però, è di farla correre troppo, lasciando indietro qualcos’altro, come i dati duri e puri.

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