Smart working, che cosa cambia negli uffici pubblici

Smart working, che cosa cambia negli uffici pubblici. Ecco cosa accade nell’organizzazione della Pubblica Amministrazione dopo le norme del Decreto Proroghe.

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Lo smart working nella Pubblica Amministrazione non sparisce ma i dirigenti sono liberi di organizzazione gli uffici: decade infatti la quota del 50% decisa dalla precedente norma. Abolita soglia minima del 60% per i  piani organizzativi del lavoro agile, che dal 2022 saranno presentati con una quota obbligatoria del 15 %.  Queste le novità del “Decreto proroghe“, varato giovedì 29 aprile dal Consiglio dei Ministri.

A partire da oggi i dirigenti dovranno verificare lo stato degli uffici per capire se devono far tornare i propri dipendenti, anche tutti se necessario, poiché non c’è più l’obbligo del 50% in smart working. Dovranno considerare le norme anti Covid, a partire dal rispetto della distanza di un metro e dell’areazione, nonché l’adozione dei dispositivi di protezione.

Inoltre dovranno essere attenti alle priorità del lavoro, e della possibilità di eseguirlo efficientemente da remoto. Se però il dirigente dovesse ritenere che una maggiore presenza in ufficio sia importante per mantenere alta la qualità dei servizi, può far rientrare in ufficio i dipendenti.

I dipendenti non possono rifiutarsi di tornare in ufficio, a meno che non facciano parte delle categorie di lavoratori “fragili” e abbiano quindi una “certificazione rilasciata dai competenti organi medico-legali, attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita“, o siano disabili, genitori di figli disabili, genitori di figli minori di 16 anni in isolamento fiduciario o contagiati dal Covid o che facciano il loro lavoro didattico a distanza (per il periodo in cui vigono queste condizioni).

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Fino al 31 dicembre non sarà necessario accordarsi con i sindacati per fissare le modalità di svolgimento dello smart working. A partire dal 2022, queste modalità saranno regolate da contratti collettivi di lavoro. Ci sarà una trattativa per lo smart working, ma finché dura l’emergenza saranno i dirigenti a organizzare il lavoro agile. Anche dopo, sarà la legge che deciderà le nuove quote minime, che sono del 15%.

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Lo smart working non sparirà una volta finita l’emergenza sanitaria e le nuove norme approvate il 29 aprile confermano i piani per l’organizzazione dello smart working introdotti dal precedente ministro della Pubblica Amministrazione.

C’è però una modifica nella quota minima, che dal 60% diminuisce al 15%, e anche nel metodo, perché gran parte dell’organizzazione rientrerà nella contrattazione collettiva e sarà disciplinara dai contratti collettivi di lavoro che si stanno già contrattando all’Aran.

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I Pola restano non obbligatori, ma anche nel caso in cui non vengano presentati vige l’obbligo di adeguarsi a una quota minima del 15% di lavoro agile.

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