Morti sul lavoro, i dati impietosi del 2021: uno Stato civile non li può ignorare

Mentre i risultati dell’autopsia su Luana D’Orazio ribadiscono che la 22enne è morta per schiacciamento del torace, due giorni fa si è verificato in Italia un altro incidente mortale sul lavoro, a Gubbio, in provincia di Perugia. Tra le vittime un ragazzo di 19 anni e una donna, oltre a diversi feriti. Un altro esempio reale che conferma i dati sulle morti sul lavoro: sono troppe, e troppo ignorate. 

morti lavoro
MeteoWeek.com (da Getty Images)

Nel Paese in cui una ragazza di 22 anni rimane schiacciata dall’orditoio con il quale lavora, due giorni fa un ragazzo di 19 anni e una donna sono morti a causa di un’esplosione che ha avuto luogo a Gubbio, in provincia di Perugia, in una palazzina in cui aveva sede un’azienda attiva nella produzione della cannabis light. La palazzina è crollata – stando a quanto ribadito dai vigili del fuoco -, i corpi sono stati estratti dalle macerie, i feriti sono diversi. In questo stesso Paese una piaga sta venendo alla luce, grazie al caso eclatante di Luana D’Orazio: sulla sicurezza sul lavoro, molto è stato tagliato, molto poco è stato detto.

E in questo stesso Paese il ministro del Lavoro Andrea Orlando tre giorni fa presiede a un vertice nella prefettura di Prato su sicurezza e controlli delle Asl sui luoghi di lavoro, affermando: “Non basta il cordoglio, non basta la vicinanza, non basta neanche l’indignazione che in queste tragedie cresce in modo forte. Occorre fare, fare, fare. Oggi ci siamo confrontati con tutti gli organi deputati al controllo per capire quali sono gli interventi che possono ulteriormente rafforzare gli strumenti di prevenzione e di contrasto al rischio sul lavoro. Lo Stato non può risparmiare sulla sicurezza. Solo facendo dei concreti passi in avanti per evitare tragedie come quelle di Luana potremmo dire di aver onorato il nostro lavoro”. Tutto vero, ma oltre alla promessa di un intervento, è necessario che quell’intervento venga percepito come urgente, da tutta la comunità, in modo da non dimenticare queste promesse fino alla prossima tragedia.

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Ecco quanto è urgente

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MeteoWeek.com (da Getty Images)

A fotografare le tragiche condizioni del lavoro in Italia sono i dati Inail, a proposito del primo semestre del 2021 riportano: le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’istituto entro il mese di marzo sono state 185, 19 in più rispetto alle 166 registrate nello stesso periodo del 2020 (+11,4%). In sostanza, in Italia da inizio anno ogni giorno muoiono in media due persone mentre lavorano. A porre l’accento sulla gravità di questi dati sono stati anche i sindacati, in occasione della Festa dei lavoratori del primo maggio: “L’anno scorso oltre 2000 lavoratori e lavoratrici morti, 185 morti nei primi tre mesi 2021. Pretendiamo zero morti sul lavoro”.

Situazione tragica anche per quanto riguarda i giovani: secondo l’osservatorio Sicurezza sul lavoro di Vega Engineering, sono 17 i giovani morti sul lavoro da gennaio a marzo 2021. Tra questi, 5 morti sono nella fascia 15-24 anni, 12 nella fascia 25-34. Tra l’altro, stando a quanto riportato da Fillea Cgil, da inizio anno al 24 febbraio 2021 le morti sul lavoro nel settore edilizio hanno registrato un +170%. Tra le tante cause dietro queste morti, la tendenza delle imprese ad agire fuori dalla norma, la tendenza a inquadrare i costi sulla sicurezza come voci da tagliare per rientrare nei conti. Dalla Cgil ribadiscono: “E’ un sistema di controlli e sanzioni che continua a non funzionare. Pensiamo solo che un’imprenditore edile rischia di essere controllato una volta ogni 20 anni. Tutto questo non è più tollerabile. Per questo chiediamo da tempo un intervento organico con il rafforzamento del sistemi ispettivi e delle sanzioni, l’introduzione dell’aggravante lavoro sull’omicidio colposo e regole che contrastino ogni forma di irregolarità”. Insomma, dai sindacati ribadiscono: il modo più sicuro per alzare gli standard è controllare, controllare, controllare, e quindi investire per l’assunzione di ispettori.

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Le promesse di Orlando per evitare morti sul lavoro

Sulle strategie da adottare è tornato anche il ministro Orlando che – durante il suo intervento a Prato – ha ribadito: “Il primo livello è sicuramente il rafforzamento del coordinamento tra i diversi soggetti che operano nel campo della sicurezza, il secondo è lavorare sulla formazione e sulla prevenzione. La formazione che deve vedere anche un percorso della formazione professionale ed una maggiore attenzione sui temi della sicurezza. Il terzo livello, non marginale, è quello degli organici. Lo Stato non può risparmiare sulla sicurezza. Il quarto è lavorare sull’aspetto reputazionale: i grandi marchi che acquistano devono essere valutati anche su come producono. Lo stiamo facendo sull’ambito ambientale, credo che sarebbe giusto farlo anche sul fronte della sicurezza. Se facciamo dei passi avanti su questi fronti vicende tragiche come quella di Luana potranno diminuire”. La speranza è che si agisca a breve, perché ogni giorno che passa in media si registrano due morti in più sul lavoro. E la speranza è anche che tutte queste belle intenzioni non si traducano semplicemente nell’istituzione di altri corsi di prevenzione che a loro volta si traducono in carte firmate in fretta senza un reale percorso formativo. Lo Stato deve esserci e deve tutelare.

 

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