Salvini sostiene l’ipotesi Draghi al Quirinale. Fretta di congedarlo?

Tira un’aria strana, ultimamente, all’interno della maggioranza. Più si avvicina il tempo delle riforme, più il leader della Lega Matteo Salvini alza la posta, sostiene l’ipotesi Draghi al Quirinale (fretta di congedarlo?) e restringe il campo d’azione del governo. “Siamo realisti, non sarà questa maggioranza a fare la riforma della giustizia e del fisco”, dice Matteo Salvini aspettando che il messaggio arrivi al Pd. Dall’altro lato Enrico Letta sottolinea: le riforme sono indispensabili, se Salvini non vuole farle, può uscire dalla maggioranza.

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Quando Matteo Salvini dice che l’ipotesi Draghi al Quirinale “avrà nella Lega un sostegno totale“, forse sta dicendo qualcos’altro. Forse sta spingendo il premier Mario Draghi un po’ più in là, verso il Quirinale appunto, in modo da liberare il posto da premier. Forse sta aspettando la fine del mandato di Sergio Mattarella (a inizio 2022), per incassare il bottino che nei sondaggi vede un centrodestra dato come vincente. E forse, sta anche cercando di anticipare i tempi per incassarlo, quel bottino, ogni tanto gettando lo sguardo a Giorgia Meloni che, nei sondaggi, sembra stargli con il fiato sul collo. Fatto sta che la tecnica sembra sempre la stessa del Conte I: quando è tempo di staccare la spina, inizia l’ostruzionismo, mentre nelle dichiarazioni ufficiali sfilano le promesse di eterna fedeltà e collaborazione.

A tutto questo si aggiunga un’altra domanda tipica, già conosciuta durante il Conte bis: senza l’emergenza pandemica, le forze di maggioranza sanno stare insieme? I tempi per affrontare questo dubbio sono ormai maturi. Il governo dovrà infatti occuparsi di affrontare le famose riforme di fisco e giustizia, già anticipate nel Pnrr. E la stagnazione del Ddl Zan ci offre solo un’anticipazione della stasi che potrebbe impantanare l’attuale esecutivo. E’ lo stesso Salvini a lanciare messaggi perché il Pd capisca che le riforme tanto discusse non si faranno: “Siamo realisti, non sarà questa maggioranza a fare la riforma della giustizia e del fisco”, avrebbe detto in un colloquio con Repubblica. Il problema, però, è che quelle riforme sono necessarie per ottenere i soldi del Recovery. E a ricordarlo al leader della Lega è direttamente il segretario del Pd Enrico Letta.

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Letta avverte Salvini sulle riforme del governo Draghi

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Letta, intervenuto nell’Assemblea nazionale di Articolo 1 in streaming insieme a Giuseppe Conte, avrebbe sottolineato: “Se quella è l’intenzione con cui sta al governo credo che le nostre strade debbano rapidamente divergere. Abbiamo un approccio completamente diverso”. Poi ancora, il segretario del Pd avrebbe ricordato che “questo governo è qui per fare le riforme. Lo appoggiamo perché le riforme per gli italiani sono fondamentali anche per far sì che i soldi dalla Ue arrivino e siamo in condizioni di spenderli. Se Salvini dice no, tragga le conseguenze ed esca dall’esecutivo“. Come a dire: per ottenere i soldi dell’Ue non bastano progetti da realizzare, ma servono anche riforme da applicare. Se il leader della Lega non ha intenzione di partecipare, allora arrivederci e grazie. Fa eco anche Simona Malpezzi, capogruppo Pd al Senato, che in un’intervista a la Repubblica attacca la strategia di Salvini: “Se vuole continuare a prendere parte al governo, si attenga a quanto stabilito davanti al presidente Mattarella per portare fuori il Paese dalla pandemia e farlo ripartire. Le riforme servono per usare compiutamente i soldi del Pnrr. (…) E’ lui che si tira fuori, non rispettando i patti”. Insomma, Salvini di riforme del fisco e della giustizia non ne vuole sapere niente, al contrario dell’Ue e del resto della maggioranza. Ma andrà fino in fondo?

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Fino a che punto tirare la corda?

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Il leader del Carroccio non sembra voler abbassare i toni a seguito delle dichiarazioni di esponenti del Pd, e in serata si lascia andare a una replica altrettanto piccata: “Letta e Grillo vogliono la Lega fuori dal governo per approvare Ius Soli, Ddl Zan e patrimoniale? Poveri illusi, gli alleati più leali, di Draghi e dell’Italia, siamo e saremo noi”. Insomma, al momento lo scontro sembra coinvolgere soprattutto Pd e Lega, non tanto Draghi, e uno dei due – almeno a parole – sembrerebbe pronto a buttare fuori l’altro. A Palazzo Chigi tutto questo è percepito sterile polemica, Mario Draghi si mantiene distante dal fuoco incrociato delle dichiarazioni e concentra i suoi interventi sui temi per portare l’Italia fuori dall’emergenza, evitando di alimentare polemiche che rischiano solo di allontanare i soldi del Recovery dall’orizzonte. Tra le cose da portare a casa c’è il decreto Sostegni bis, che dalla prossima settimana potrebbe esser affiancato dal decreto Semplificazione. Poi, a fine giugno, il decreto sulla concorrenza e infine il grande nodo da sciogliere: il decreto sulla governance del Recovery. E non finisce qui, perché dietro l’angolo c’è anche l’approvazione in prima lettura entro giugno anche la riforma della giustizia.

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Le questioni da affrontare sono tante, e le tensioni saliranno sicuramente al tavolo di lavoro. Il problema è che i segnali di ostruzionismo stanno emergendo ancor prima della discussione delle proposte di riforma. Ma quanto sono realistici? Il Pd sembra pronto a “sopportare” l’uscita della Lega dalla maggioranza, realizzando finalmente quella maggioranza Ursula di cui tanto si era parlato prima dell’insediamento del governo Draghi. Dentro ci sarebbe anche Forza Italia, che al momento prende le distanze dalle dichiarazioni del Carroccio. Dall’altro lato, però, molti osservatori prendono le dichiarazioni di Matteo Salvini come provocazioni di facciata, rivolte ad acquisire maggiore consenso per fronteggiare l’avanzata di Giorgia Meloni. Insomma, questa volta Matteo Salvini non vorrebbe veramente tirarsi fuori, anche perché rischierebbe di finire sotto le macerie del terremoto da lui stesso provocato. Il problema riguarda, semmai, febbraio, a ridosso dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica: a quel punto, portate a casa le riforme, Salvini potrebbe decidere di tirare la corda fino a stuccarla.

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