L’esperienza scioccante di un turista italiano, trattenuto per sette ore e poi respinto dalle autorità di frontiera britanniche che lo hanno trattato come un criminale ed un bugiardo. 
“E’ stato orribile, sono disgustato per come mi hanno trattato, non sono mai stato umiliato così in vita mia”, lo ha raccontato al Guardian il 51enne Sergio D’Alberti, giurando di non voler mai più tornare in Gran Bretagna. “Per me il Regno Unito non esiste più, non fa più parte del mio vocabolario. Dopo Calais c’è il Polo Nord”.
D’Alberti è un manager d’albergo disoccupato a causa del Covid. Era partito dalla sua casa in Costa Azzurra per una vacanza in macchina verso la contea irlandese di Kerry, dove vivono i parenti della moglie. Al posto di confine di Calais, dove ci si ferma prima di entrare nel tunnel sotto la Manica, oppure salire sul traghetto, non gli hanno creduto. Ha raccontato che lo hanno trattenuto per sette ore, lo hanno fotografato e gli hanno preso le impronte “come fossi un criminale”. 
Il manager ha dichiarato di essere un turista ma le autorità non gli hanno creduto, temevano fosse giunto in cerca di lavoro e per pesare quindi sulla sicurezza sociale britannica. Il motivo di tanto sospetto il fatto che a parte l’hotel per la quarantena, non aveva prenotato altri alberghi e non aveva il biglietto di ritorno.
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D’Alberti disponeva di 4500 euro di fondi, che non sono stati giudicati sufficienti per il suo mantenimento “senza lavorare o ricevere fondi pubblici”. La notifica con la quale gli è stato negato l’ingresso, mostrata sul sito del Guardian, afferma che le sue dichiarazioni di non voler entrare in Gran Bretagna per cercare lavoro non sono state ritenute “soddisfacenti”.
