Mafia, uccise la sorella “per riscattare l’onore della famiglia”: arrestato Alessandro Alleruzzo

Mafia, in manette Alessandro Alleruzzo, figlio del boss Giuseppe. Uccise  sua sorella “per riscattare l’onore della famiglia”: la donna intratteneva relazioni extraconiugali con alcuni “nemici” del clan. 

Alessandro Alleruzzo arrestato per la morte di Nunzia - meteoweek.com
Alessandro Alleruzzo arrestato per la morte di sua sorella – meteoweek.com

Custodia cautelare in carcere per Alessandro Alleruzzo, 47enne accusato dell’omicidio volontario pluriaggravato ai danni della sorella Nunzia, avvenuto nel 1995. L’uomo è stato prelevato questa mattina dai carabinieri di Paterno’, nel catanese, in seguito ad indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica etnea. Per l’accusa, Alleruzzo avrebbe ucciso suo sorella con due colpi di pistola per riscattare l’onore di famiglia, “infangata” dalle relazioni extraconiugali intrattenute dalla vittima con alcuni “nemici”.

“Uccisa riscattare l’onore della famiglia”

Avrebbe ucciso sua sorella, figlia di uno storico clan mafioso legato a Cosa nostra, perché tradiva il marito con esponenti di clan rivali. Questa è l’accusa che pende sulla testa di Alessandro Alleruzzo, figlio del boss Giuseppe (deceduto) e destinatario per questo di un ordine di custodia cautelare. Della donna si erano perse le tracce dal 30 maggio del 1995. Era stato suo figlio di 5 anni a dire di averla vista uscire di casa insieme a suo zio Alessandro, mentre un collaboratore di giustizia aveva raccontato di come Alleruzzo avrebbe confessato “di aver ucciso la propria sorella per riscattare l’onore della famiglia“.

L’uomo l’avrebbe freddata con due colpi di pistola cal. 7,65 alla testa. Il suo corpo venne ritrovato il 25 marzo del 1998 dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Paternò, a seguito di due telefonate anonime. Quel che rimaneva di lei era abbandonato in un pozzo nelle campagne di Paternò, nei pressi dell’abitazione di Giuseppe Alleruzzo. A destare maggior interesse era stato soprattutto il teschio della donna, in cui veniva appunto riscontrata la presenza di due fori causati da colpi di arma da fuoco.

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Le attività investigative, che hanno previsto anche la comparazione del Dna per poter identificare la vittima, hanno infine trovato una svolta in seguito alle deposizioni di diversi collaboratori di giustizia, che hanno dato conferma alle dichiarazioni rese dai familiari della vittima e ai dati riscontrati con il rinvenimento del cadavere.

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Grazie alle recenti dichiarazioni di tre “pentiti” (Francesco Bonomo, Antonino Giuseppe Caliò e Orazio Farina), le autorità sono dunque riuscite a ricostruire sia la dinamica che il movente del delitto (“motivi abietti”). Uno dei collaboratori, inoltre, avrebbe raccontato di avere appreso direttamente da Alessandro Alleruzzo di come aveva ucciso la sorella, “sporcandosi di sangue” e “sporcando per terra” per “averla dovuta trascinare, per riscattare l’onore della famiglia“. Un altro dei pentiti ha poi confermato di come “tra gli amanti di Nunzia Alleruzzo c’era anche Giovanni Messina, componente del gruppo che aveva ucciso la madre della donna e che pensava di uccidere suo fratello Alessandro”.

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