Italygate, Trump e l’ipotesi dei voti truccati via satellite da Obama e Renzi

Pressing sull’allora ministro della giustizia affinché valutasse una teoria (falsissima), ossia che la notte delle elezioni l’ambasciata Usa in Italia avrebbe coordinato un sabotaggio coi satelliti militari di Leonardo

Trump-Meteoweek.com

Nel dicembre 2020, Mark Meadows, all’epoca capo dello Staff di Donald Trump, fece pressing sul ministro della Giustizia a interim, Jeffrey Rosen, affinché indagasse su iniziative condotte dall’estero per truccare i voti, favorendo la vittoria di Joe Biden. Tra queste teorie ce n’è una che coinvolge l’Ambasciata Usa a Roma e il gruppo Leonardo, impegnato nell’industria della difesa. Tutto falso in modo palese. Ma la storia è stata divulgata tramite tre video postati su Facebook, appoggiandosi ad account del circuito di Trump quali «Conversation Controversy» e «Trump Train News Media».

Attualmente l’unica traccia è un audio di 52 minuti in cui Maria Strollo Zack, che ha fondato «Nations in Action», spiega la l’«ItalyGate», parlando fantasiosamente di una serie di  stupidaggini. In poche parole, nella notte del 3 novembre, mentre negli Stati Uniti c’era lo spoglio in corso, sarebbe entrato in azione un team di sabotatori all’Ambasciata Usa, in via Vittorio Veneto a Roma.

Il team sarebbe stato guidato da Stefano Serafini, funzionario del «Servizio estero», e dal generale Claudio Graziano, che a detta di Zack, «faceva parte del consiglio di amministrazione di Leonardo». I due si sarebbero serviti dei «satelliti militari di Leonardo» per fare il download del software da trasferire nei server di alcuni Stati Usa per cambiare il conteggio delle schede a favore di Joe Biden. Tale piano l’avrebbe architettato Barack Obama, con l’ex premier Matteo Renzi, e agenti della Cia.

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Tuttavia, Graziano non ha mai preso parte al board di Leonardo, il gruppo con a capo Alessandro Profumo non ha nessun satellite militare e negli Usa i voti sono stato riconteggiati a mano, e hanno sancito la vittoria di Biden. Renzi poi, non solo non era parte del governo, ma in quei giorni polemizzava con l’ex premier Giuseppe Conte. Una storia assurda, se non fosse che i tre video sull’«ItalyGate» sul web dal gennaio scorso, hanno 100 mila visualizzazioni su Facebook e 400 mila su Youtube, prima di essere in parte rimosse. Tutti segni della “deriva trumpiana”, che prosegue nel creare problemi all’interno del clima politico americano.

Eppure, la controffensiva di Trump e dei suoi fedelissimi proseguirà prossimamente. Il Tycoon ha già dato un’altra data immaginaria: «ad agosto tornerò presidente».  Trump, nel frattempo, silenziato da Facebook fino al 2023, ripartirà da un comizio in Florida, che ha già descritto  come «epico».

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