Nell’ateneo Fudan di Shanghai Jiang Wenhua, professore di statistica, avrebbe ucciso per vendetta. Era convinto che la vittima gli avesse rovinato la carriera
Su Weibo, il principale social network cinese, circola un breve filmato sconvolgente nel quale si vede Jiang, in ginocchio, le mani legate dietro la schiena, gli abiti lacerati e insanguinati che confessa con calma agli agenti: “Il segretario di partito per anni mi ha maltrattato e poi mi ha incastrato… ho comperato un coltello sul web, sono venuto in facoltà, lo ho affrontato e ho saldato il conto aprendogli la gola”.
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Le autorità non hanno dato altre informazioni ed è già strano che il filmato della confessione sul luogo del delitto sia stato pubblicato (sul web circola anche l’ipotesi che il segretario di partito fosse molto temuto e odiato e che per questo qualcuno abbia dato pubblicità alle parole dell’assassino, che lo accusano di bullismo politico).
Il tam tam degli studenti della Fudan sui social network ha rivelato altri dettagli: il professor Jiang aveva studiato e insegnato negli Stati Uniti, Ph.D alla Rutgers University nel 2009, poi fino al 2011 era stato alla Johns Hopkins. Chiamato alla Fudan, si era trovato di fronte Wang Yongzhen, 49 anni, il segretario del partito comunista nella facoltà di matematica.
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I segretari di partito sono presenti in tutte le organizzazioni di lavoro statali in Cina. Sono incaricati di mantenere la purezza ideologica e la fedeltà alle direttive. Nei campus universitari debbono anche evitare che vengano disseminati concetti e valori occidentali. Forse il matematico Jiang, reduce dagli Stati Uniti, era sospettato di nutrire idee non ortodosse. Pare che Wang avesse deciso di farlo allontanare dall’insegnamento, degradandolo a ricercatore, senza poter più avere contatti con gli studenti.