I sondaggi e il gioco dei tre partiti: Pd, Lega e FdI vicinissimi

Mentre l’attività di governo prosegue ad alta intensità prima della pausa estiva, i diversi leader politici cercano di raggiungere il loro elettorato ritagliandosi rivendicazioni (e battaglie identitarie) sull’agenda di governo e parlamentare. Uno sguardo ai sondaggi fotografa una situazione con tre grandi partiti in testa, ma non abbastanza grandi da aggiudicarsi uno schiacciante primato l’uno sull’altro. 

salvini meloni
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Tra Ddl Zan, Green Pass, riforma della Giustizia e campagna vaccinale, i diversi leader politici hanno spazio per ritagliarsi rivendicazioni, battaglie identitarie, posizioni differenti e – in definitiva – per rivolgersi al loro elettorato, ribadendo che sì, sono in un “governo di unità nazionale” ma no, non sono come tutti gli altri. All’interno di questo quadro, i partiti devono optare per una linea mediana, che necessita continue rimodulazioni: da un lato devono offrire un costante sostegno al governo, ma dall’altro devono evitare che questo sostegno si traduca in un totale appiattimento sull’agenda di governo Draghi, e quindi in un annullamento della caratura politica di cui ogni singolo partito si fa portatore. All’interno di questo quadro di estrema precarietà, però, la situazione non sembra mutare molto di settimana in settimana. Secondo quanto rilevato da Supermedia e riportato da Agi, prosegue il testa a testa tra Lega e FdI, che a settime alterne porta l’uno o l’altro in testa alla coalizione.

I numeri dei sondaggi

Nell’ultima rilevazione i due competitor risultano entrambi appaiati, con un 20% di consensi (ma in questo quadro la Lega ha perso lo 0,4% rispetto alla settimana scorsa, e FdI lo 0,2%). Guadagna spazio, però, il M5s, la forza politica che ha recentemente fatto pesare la sua voce all’interno dell’esecutivo durante il lungo braccio di ferro sulla Riforma della Giustizia: il Movimento guadagna oltre un punto risalendo dal 15 al 16,1 per cento. A pesare in questo rilancio sembra essere anche la nuova intesa tra Conte e Grillo: stando a quanto rilevato da Euromedia circa il 90% degli attuali elettori del Movimento crede che l’ex premier possa rilanciare l’azione del M5s. Numeri in calo invece per il Pd, che secondo Supermedia registrerebbe un 19,1%, subendo un abbassamento dello 0,3% rispetto alla settimana scorsa.

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Un quadro diverso, però, emerge dalla rilevazione di voto di Bidimedia, in cui il Pd apparirebbe in prima posizione con un 20,3% stabile rispetto al mese scorso. Sempre in competizione sui decimi Lega e FdI, con la Lega al 20,2% e il partito di Giorgia Meloni che risulterebbe fermo al 19,4%. Il M5s, in questo caso dato al 15%, addirittura in decrescita dello 0,3% dopo la lite tra il garante e l’attuale leader in pectore. Seguirebbe poi FI con un 6,8%, per finire con i partiti più piccoli (Azione al 3%, Italia viva al 2%, Sinistra italiana all’1,9%, Mdp Articolo 1 è all’1,8% e così via).

E le letture

letta sondaggi
MeteoWeek.com (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)

Insomma, i numeri restano abbastanza precari e, in base alla rilevazione e alla settimana, di volta in volta vedono primeggiare Pd, Lega o FDI. Ciò vuol dire che, verosimilmente, al momento i tre partiti hanno lo stesso peso elettorale, che produce un costante riposizionamento nel podio del vincitore. A sua volta, questo scenario evidenzia un elemento: in Italia ci sono tre partiti che si contendono il ruolo di protagonisti, ma nessuno di loro è abbastanza grande per porre un punto definitivo alla questione.

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E se la situazione rappresenta un grande problema per il Pd (costretto a non lasciarsi sfuggire un possibile asse con il M5s), rappresenta qualche fonte di inquietudine anche per il centrodestra, dove la leadership è continuamente rimessa in discussione, le dichiarazioni si fanno al rialzo e i due leader devono competere (dal fronte della maggioranza e dall’opposizione) per consolidare la loro posizione. Insomma, numeri di questo tipo pongono i tre principali partiti in uno stato ricattatorio, oltre a declamare un’evidenza: in Italia il favore elettorale va principalmente alla destra, che si tratti di Salvini o che si tratti di Meloni.

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