Il vaccino è efficace? Ecco cosa indicano i numeri, al netto dei “bug” comunicativi

Un anno e mezzo dopo lo scoppio della Pandemia alcuni Paesi hanno superato il 50 per cento della popolazione vaccinata: al centro del dibattito l’ effettiva efficacia del vaccino.

La campagna vaccinale è ormai decisamente avviata, a livello globale: naturalmente per chi può permettersela. Le percentuali di popolazione vaccinata sono infatti molto diverse a seconda della nazione di riferimento, in relazione alla capacità di potersi approvvigionare di vaccini. Numeri che sono già sufficienti, però, a provare a rispondere ad un quesito fondamentale: i vaccini funzionano? Ad una prima visione dei dati, i ragionamenti sono tutt’altro che immediati:  all’interno del dibattito su questo tema così delicati si sprecano i paragoni tra diversi Paesi, ma sono troppe le variabili. A partire dalle differenze tra vaccini adottate nei diversi paesi.

Il caso Israele

Se guardiamo ad esempio ad Israele, abbiamo a che fare con una delle nazioni più reattive nella risposta al virus. Era riuscito infatti – tra i primi –  a organizzare una delle campagne più efficaci e aggressive, al punto da essere considerato un modello nella fase iniziale. Addirittura entro il mese di giugno era riuscito a fare a meno di gran parte delle misure di prevenzione. Ad oggi però la campagna di immunizzazioni, dopo un ottimo inizio, ha subito una notevole battuta di arresto: la popolazione completamente vaccinata è pari a circa il 63%. Nonostamte rimanga comunque tra i Paesi “più vaccinati” al mondo, in questi giorni è in preda a una nuova ondata di contagi: lunedì 16 agosto sono stati registrati 8.646 nuovi casi, il numero più alto dal picco raggiunto sei mesi fa nel corso della terza ondata, che è stata la più grave nel paese dall’inizio della pandemia.  Gli esperti attribuiscono questa nuova impennata alla ormai nota variante Delta: da sottolineare comunque che la media settimanale di mortalità si aggira intorno ai 21 decessi giornalieri. “Sono invece circa 100 i nuovi pazienti gravi al giorno” – ha spiegato il professor Ran Balicer, che dirige il gruppo di esperti sulla pandemia – “anche se si registra un rallentamento dei contagi tra gli over 60”.

 

La vicina Palestina invece viaggia su ritmi bassissimi, ancora sotto al tetto del 10 % (430 mila vaccinata= 9,2%) di popolazione vaccinata: nonostante questo e a sorpresa non sta però vivendo un momento drammatico: stando al sito worldometers.info che monitora la situazione giorno per giorno, nell’ultima settimana si è avuto una media di 699 nuovi casi al giorno, anche se la tendenza è quella del peggioramento. Considerando il numero di abitanti della Palestina rispetto a Israele le cifre non sembrerebbero eccessivamente negative. Bisogna però tenere in considerazione la differenza di strutture ospedaliere e anche i casi sempre più numerosi di variante Delta che ha una trasmissibilità di molto superiore.

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Stati Uniti: la situazione è di nuovo preoccupante

Un Paese a destare nuovamente preoccupazione sono gli Stati Uniti. Qui la popolazione completamente vaccinata è il 51.2% ma si sta diffondendo molto rapidamente la temuta variante Delta. Martedì 17 sono registrati 1017 decessi da Covid in un solo giorno, mai così tanti dal mese di aprile: almeno secondo il conteggio della Reuters. La media negli ultimi 7 giorni di nuovi casi invece è stata di 128.347, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Un mese fa, il numero medio era di poco più di 33.000 casi. Questa ondata ha messo a dura prova anche gli ospedali e gli operatori sanitari. Almeno l’80% dei letti delle unità di terapia intensiva (ICU) in Arkansas sono stati occupati la scorsa settimana, mentre il 17 agosto, l’Alabama Hospital Association ha riferito che lo stato non aveva più letti in terapia intensiva. Secondo le analisi condotte dalla Kaiser Family Foundation (KFF) sulla base dei dati della Johns Hopkins University COVID-19 Dashboard i vaccini continuano a proteggere le persone da malattie gravi e morte dovute a COVID-19. La stragrande maggioranza delle persone morte non era vaccinata. I casi mortali di COVID-19 tra le persone non vaccinate sono molto bassi o praticamente pari a zero in 48 stati.

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La situazione in Italia: i numeri che danno ragione ai vaccini

L’Italia invece è a quota 57% di cittadini con doppia dose.  I dati del 20 agosto ci dicono che sono stati rilevati 7.224 casi positivi e 49 morti giornaliere mentre sono 455 i pazienti nei reparti di terapia intensiva. E’ stato reso pubblico il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità relativo al periodo 4 aprile- 15 agosto che in sintesi illustra l’importanza dei vaccini nel prevenire le forme gravi della malattia: e qui entriamo nel merito dell’aspetto più problematico della questione “vaccini”, che è quello comunicativo. Il vaccino infatti non mette al riparo da contrarre la patologiaanche se diminuisce la possibilità di contrarlo – ma è pensato per difendere dalla forma grave della malattia. Ed infatti l’efficacia vaccinale contro i decessi di chi è stato immunizzato con due dosi è del 97.16% e dell’84% per chi ha avuto una dose sola.

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L’efficacia vaccinale si differenzia poi per fasce di età: tra i 40 e i 59 anni, rispetto ai non immunizzati contro il Covid-19, è pari “al 95% per i ricoveri, al 97% per le terapie intensive e al 95% per i decessi”. Il rischio di ospedalizzazione per i vaccinati che contraggono il virus si abbassa al 5% e al 3% quello di finire in terapia intensiva. Per quanto riguarda i decessi si sono verificati 65 casi fra gli over 80 non vaccinati contro i 40 dei vaccinati a ciclo completo. 80 casi tra i 60-79 anni contro i 6 dei vaccinati, 28 casi tra i 40-59 anni contro i 2 dei vaccinati, 4 tra i 12-39 anni contro nessun decesso fra i vaccinati con le 2 dosi. Questi dati dell’ultimo mese. I paragoni tra Stati in tema di efficacia vaccinale rischiano quindi di risultare deboli e superficiali. La costante per ora sembrerebbe quella di una bassa percentuale di morti tra i vaccinati, anche se i nuovi casi se solo paragonati con quelli dell’estate scorsa sono molto più alti a causa della variante Delta. Forse è ancora troppo presto per valutare i vaccini sulla variante ma i primi dati che emergono sulla mortalità sembrano confortanti. Certo è che con una campagna di vaccinazione tutt’altro che finita in moltissimi Paesi, la velocità di trasmissibilità di questo nuovo volto del virus fa paura.

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